I dati proposti in questa pagina sono stati estratti dal volume
“La Condizione Giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2014”.
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Non rinunciano allo studio pur avendo trovato un lavoro. Se solleva molte preoccupazioni in Italia il fenomeno dei “Neet”, ovvero dei giovani che non studiano e nemmeno lavorano (secondo il Rapporto Giovani il 20% del campione indagato), esiste, però, anche la categoria opposta, formata da giovani che studiano e nel contempo anche lavorano.
Un gruppo di particolare interesse per vari motivi: perché con la crisi economica questi giovani pur avendo trovato un lavoro non rinunciano allo studio, in funzione di migliorare comunque le proprie prospettive future. Ovvero perché, pur studiando, hanno deciso di iniziare già a confrontarsi con il mercato del lavoro. Una scelta meritoria, quella di cercare durante gli studi di mantenersi del tutto o parzialmente da soli, tanto più in un Paese come il nostro che presenta i più alti tassi di dipendenza economica dei giovani dai genitori nel mondo sviluppato. Una scelta dettata non sempre e solo da necessità, ma spinta anche dal desiderio di autonomia e da un senso di responsabilità. Ma che si scontra anche con le difficoltà a conciliare tali due impegni.
Percentuale di studenti lavoratori rispetto al totale degli studenti, per titolo di studio del padre
Tra coloro che studiano, la quota di chi svolge una qualche attività lavorativa supera di poco il 16% tra chi proviene da famiglie con classe sociale più bassa, ma è comunque su livelli di rilievo, compresi tra il 12% e il 15%, anche per chi proviene da famiglie più benestanti.
Percentuale di studenti lavoratori, per ripartizione geografica
La possibilità di coniugare studio e lavoro è inoltre molto più elevata al Nord rispetto al Sud, sia per le maggiori opportunità di occupazione ma anche per la maggior presenza di studenti fuori sede che vivono lontani dalla famiglia di origine con i costi che questo comporta.
Percentuale di studenti lavoratori, per genere
Percentuale di studenti lavoratori, per età
Di coloro che studiano e lavorano, come ci si può aspettare, la percentuale aumenta con l’età. Sale a circa un caso su quattro attorno ai 25 anni, e si avvicina a due casi su cinque (quasi il 40%) verso i 30 anni.
Attività prevalente degli studenti lavoratori
Riguardo al tipo di contratto, anche qui come ci si poteva aspettare, molto bassa è la quota di chi ha un contratto a tempo indeterminato, pari a poco più di un caso su cinque tra coloro che hanno un lavoro alle dipendenze, mentre quasi il 14% dei giovani che studiano ha un lavoro autonomo.
Percentuale di giovani che attribuiscono una grado di fiducia pari a 6 o superiore (in una scala da 1 a 10) alla Scuola e all’Università, per classe di età
Proprio la scuola è tra le istituzioni che incontrano maggior grado di fiducia tra le giovani generazioni. Secondo il campione analizzato, la netta maggioranza (oltre il 56%) dà ad essa un voto positivo. Ancor più alto il gradimento (valore positivo per quasi due su tre) tra quelli ancor più giovani (20 anni o meno).
Rispetto alla ripartizione geografica, la fiducia tende ad essere maggiore dove scuola e Università offrono migliori strutture e maggiori livelli di preparazione. Il voto positivo supera infatti il 60% al Nord. I valori sono comunque positivi nella maggioranza dei casi anche nel Centro e nel Sud.
Valori sensibilmente più alti sono, inoltre, assegnati al sistema formativo dai giovani che vivono in una famiglia con genitori più istruiti, dove il valore dello studio tende ad essere maggiormente trasmesso. In particolare, se un genitore è laureato la quota di voti positivi arriva vicina al 65%. La percentuale di consensi rimane comunque sopra il 50% anche per chi proviene da classe socio-culturale più bassa.
Picture credit: [© Steve McFarland on Flickr / CC BY-NC 2.0]