oratorio
Un oratorio in provincia di Cremona (via carlomalvezzi.it)

«L’oratorio è un imponente fenomeno pedagogico. Il cui valore sta nel fatto che è una proposta educativa che parte dal basso e che è in grado di coinvolgere tutti. Inoltre sempre più spesso è luogo di incontro, non solo per i ragazzi ma anche per le famiglie. Contro la frammentazione della nostra vita e che tocca i nostri ragazzi sin dalla prima infanzia, può rispondere attraverso l’esperienza della comunità educante composta da un pluralità di figure: il sacerdote, l’educatore, l’allenatori, i genitori, i nonni».

Lo ha detto ieri mattina il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervenendo anche in qualità di presidente della Conferenza episcopale lombarda, alla ricerca “L’oratorio oggi”, commissionata da Oratori Diocesi Lombarde (ODL) a Ipsos Italia: il primo censimento in Italia su questa importante realtà educativa espressione della Chiesa, realizzata non a caso sul territorio della Lombardia, dove si contano il 50% degli oratori presenti nel nostro Paese.

Secondo i risultati dell’indagine gli oratori sono presenti nel 75% delle parrocchie lombarde. Ma considerato che nel conteggio sono comprese anche le comunità ecclesiali più piccole e isolate, si può affermare che quasi ogni parrocchia nelle diocesi della regione ha una struttura di questo tipo.

I 2307 oratori, capillarmente diffusi sul territorio, sono luoghi sempre aperti. Sono attivi tutta la settimana, tutto l’anno: nella fascia pomeridiana, quella più attiva, il 56% prevede delle attività anche di lunedì, quasi tutti, il 92% la domenica.

Gli oratori offrono ai ragazzi dai 6 ai 19 e più anni una vasta gamma di attività: dal volontariato allo sport, dal teatro alle attività missionarie. Persino alcune attività di servizio a supporto dell’attività formativa istituzionalizzata, come i doposcuola: in un oratorio su tre, gruppi di volontari aiutano i bambini dai 6 ai 12 anni nello svolgere i compiti. In ogni oratorio è proposto un percorso di fede differenziato per fasce di età.

«Sono luoghi ricchi di attività e di strutture, conseguenza degli investimenti delle diocesi lombarde, e anche molto vivi. Quanto a frequentazione, gli oratori sono superati solo dai centri sportivi. Secondo le famiglie lombarde sono uno dei principali luoghi di aggregazione per infanzia, spesso l’unico», ha osservato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, commentando i dati della ricerca.

Di «grande festa della gratuità», ha parlato don Samuele Marelli, responsabile Oratori Diocesi Lombarde, mettendo in risalto il grande impegno dei volontari laici, per lo più giovani, presenti nel 98% degli oratori.

«Luoghi pubblici e non club privati. Attenti alla diversità religiosa», ha sottolineato mons. Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, delegato della conferenza episcopale lombarda per la Pastorale giovanile.

Su questo argomento gli ha fatto eco il cardinale Scola: «Sono convinto che una grande parte di integrazione dei musulmani di seconda generazione si sta facendo proprio nei nostri oratori. Nelle realtà più consistenti, c’è molta attenzione tra i nostri educatori a favorire quello che deve essere il dialogo interreligioso che sta generando il nuovo cittadino di Milano».

La seconda giovinezza che vivono gli oratori lombardi, messa in luce dal censimento dell’istituto Ipsos, mostra anche un più generale desiderio di partecipazione delle nuove generazioni.

«I millennials, definiti più spesso choosy, bamboccioni, la generazione del “me me me”, ripiegati sul proprio io e unicamente dediti al raggiungimento del successo personale, hanno rapidamente lasciato il posto a giovani che si è trovati ad entrare nel mondo del lavoro in piena crisi economica, con la conseguenza di essere a rischio di esclusione sociale, immersa nella precarietà e nell’ incertezza del futuro», ha spiegato Rita Bichi, professore ordinario di sociologia della Facoltà Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica, co-curatrice del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo (leggi i risultati presentati nel suo intervento).

«Ma una nuova generazione sta arrivando all’età adulta: quella di chi è stato socializzato a non avere aspettative certe, di chi è forse più preparato ad affrontare una situazione politica, sociale e economica in rapido mutamento e piena di incognite per il futuro.  Questi giovani, come il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo mette in evidenza, hanno spirito di iniziativa e creatività, sono disposti alla mobilità e interpreti di un attivismo sociale che, prendendo originali fisionomie, li rende protagonisti delle nuove formazioni sociali e delle nuove forme di azione collettiva».