Lidya SIMOVA è Rappresentante del Parlamento bulgaro presso il Parlamento europeo. Originaria di Sofia, nel 2004 si è trasferita a Milano per iscriversi alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica a Milano. La sua carriera inizia nel 2014 quando inizia a lavorare come esperto presso la Commissione sugli Affari europei nell’Assemblea Nazionale della Bulgaria. Nell’inverno del 2017 ha fatto parte del gabinetto del vice-primo ministro responsabile per la preparazione del Semestre della Presidenza bulgara del Consiglio dell’UE, nel governo di transizione, per poi trasferirsi definitivamente a Bruxelles, nel suo ruolo attuale. Lidya è intervenuta lo scorso 19 aprile al Convegno per la Giornata per l’Università Cattolica. Per l’occasione le abbiamo chiesto:
Che cosa significa essere erede e che cosa innovatore? E nel lavoro?
Si deve sempre cercare l’equilibrio tra il passato con le sue lezioni, la sua esperienza e direi anche il suo comfort e il futuro con le innumerevoli possibilità, alcune ancora sconosciute e i rischi associati. Per me è normale, anzi auspicabile, che i giovani siano innovatori, che cerchino di sperimentare e di costruire un futuro migliore. Se non lo fanno loro, chi altro potrebbe? Questo vale sia nel lavoro che nella vita in generale.
Come si raggiungono i risultati che lei ha già conquistato? Quali sono gli ingredienti immancabili?
Innanzitutto, studiare e lavorare. Senza la base essenziale di sapienza (nel senso di knowledge) e di etica lavorativa non si possono aspettare dei risultati. Poi c’è il senso di responsabilità – una volta accettato un lavoro, ho sempre cercato di farlo al meglio, che si tratti di lavorare nel call center o nel parlamento, e questo è stato di solito notato e premiato. Ogni tanto si fanno degli errori, ed è normale, però l’attitudine giusta è ammetterli e prenderne nota, non cercare dei colpevoli o nascondersi dietro gli errori altrui.
Come gli studi universitari stanno favorendo il suo lavoro politico?
Da un lato ci sono i corsi universiatri che mi hanno dato la base fondamentale per svolgere il mio lavoro oggi. Uno non può fare analisi politiche o esaminare disegni di legge senza conoscere la storia, l’economia, il diritto dell’Europa o senza saper scrivere e esprimere in modo chiaro il proprio pensiero. Poi anche nel lavoro capitano le situazioni quando devi leggere un articolo o un verbale di cento pagine e hai pochi giorni a disposizione, un po’ come prima degli esami. E la qualità più importante per me è proprio la capacità di individuare quel nucleo di informazione importantissima, l’essenza di queste centinaia di pagine e “distillarlo” in cinque pagine, per esempio, ed è proprio questo che si impara durante il percorso universitario.
Che cosa suggerirebbe a un giovane laureando e a una giovane matricola?
Alle matricole suggerisco, anzi raccomando: studiate bene! Guardate attentamente i corsi che avete scelto – vi interessano i temi di cui si parla durante le lezioni? Vi ispirano? Se la risposta è no, se vi siete iscritti ad un corso puittosto che ad un altro per la volontà dei genitori, per stare insieme a degli amici o qualsiasi altra ragione che non c’entra con la materia vera e propria del corso, allora forse è meglio ripensare, cambiare il corso. Investire il proprio tempo e i propri soldi in un corso che non interessa ma che si spera porti dei soldi dopo la laurea è, per me, troppo rischioso. Nessuno sa veramente come sarà il mercato di lavoro tra 3 o 5 anni. Viviamo in un mondo che cambia così velocemente, che è assolutamente inutile fare dei prognosi. Perciò scegliete delle materie che vi interessano – alla fine così imparerete molto di più! E poi il mio suggerimento per i giovani laureandi è: non aspettate di trovare il posto di lavoro perfetto subito dopo la laurea! Questa era la regola per la generazione dei nostri genitori ma non lo è più e non lo sarà mai più. Il nostro destino, ci piaccia o no, e studiare e reinventarsi per tutta la vita. Siate corraggiosi, sperimentate, magari ci sono dei lavori a cui non avete mai pensato e in cui sareste bravi. Poi si può sempre imparare qualcosa, anche nei lavori non tanto affascinanti. Non rinunaciate ai vostri sogni ma intanto non sprecate il vostro tempo. Se siete diligenti, il vostro momento arriverà.
L’estero o l’Italia: che cosa c’è all’orizzonte?
Per adesso per me c’è Bruxelles, almeno fino a dicembre quando scade il mio contratto alla fine del Trio Presidenziale – i semestri di Estonia, Bulgaria e Austria. Poi si vedrà – mi manca un po’ l’Italia (è da 7 anni che non ci vivo più quì) ma anche il mio paese con la famiglia e gli amici. La scelta facile sarebbe di tornare a Sofia e continuare il mio lavoro nel parlamento bulgaro. Allo stesso tempo mi piacerebbe cambiare un po’ la scena e magari andare in un terzo paese. Vivere all’estero arrichisce tantissimo, è una delle esperienze più belle che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita. Poi non è detto che si rimanga per sempre, i nomadi di oggi non sono gli emmigrati dell’inizio del secolo che partivano e poi magari tornavano solo dopo 20 anni. Sono convinta che neanché il Belgio sarà l’ultimo paese in cui vivrò in vita mia.