“A livello nazionale la famiglia, e in particolare la famiglia giovane, sembra che non interessi”. A dirlo è Giulio Boscagli,già assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia
L’Intervista
1)La fotografia delle nuove generazioni che emerge dalla ricerca dell’Istituto Toniolo mette nero su bianco le incertezze dei ragazzi che restano legati alla propria famiglia, non perché sono mammoni, ma per difficoltà oggettive inasprite dalla crisi. Dopo un periodo di autonomia, ben il 77 per cento dei maschi (oltre tre su quattro) usciti di casa dopo aver trovato un lavoro o per studio, torna a vivere nella sua famiglia d’origine, percentuale del 70 per cento per le femmine. Come commenta questo dato?
Da un certo punto di vista e con molto realismo dobbiamo dire “meno male che la famiglia c’è”, rimane un approdo importante. E tuttavia sta diventando drammaticamente difficile il percorso di chi si accinge a cercare lavoro. Dobbiamo rivedere in profondità i percorsi di studio sia universitari che di scuola superiore; creare in anticipo possibilità di interazione studio-lavoro. Ma anche spiegare ai giovani che in un momento di crisi diffusa come l’attuale occorre disponibilità ad accettare lavori non previsti dal proprio curriculum di studi e il sacrificio che spesso questo comporta.
2)Il 60 % dei giovani manifesta il desiderio di formare una propria famiglia e, se le condizioni economiche lo permettessero, più del 40% degli intervistati vorrebbero almeno 3 figli, per molti, con stipendi da mille euro al mese, rimane un sogno. Un dato, questo, in controtendenza rispetto al ritratto spesso stereotipato dei giovani che dice dell’inadeguatezza delle politiche familiari nel nostro Paese?
Questo è un dato veramente impressionante! Che manifesta in modo clamoroso l’assenza di una politica organica per la famiglia in Italia. Spendiamo energia a discutere di unioni civili e cose simili perdendo di vista il desiderio profondo dei nostri giovani. A livello nazionale la famiglia, e in particolare la famiglia giovane, sembra che non interessi.
È un atteggiamento più incomprensibile che irresponsabile sul quale dobbiamo tutti fare un esame di coscienza. Per quanto riguarda Regione Lombardia abbiamo provato, per quanto nelle nostre competenze, a occupare lo spazio lasciato vuoto dai governi. Così nel ’99 abbiamo approvato la prima Legge Famiglia d’Italia e oggi abbiamo introdotto il Fattore Famiglia Lombardo, nuovo sistema di calcolo dell’ISEE che tiene conto del reale peso dei carichi familiari, e interventi di conciliazione famiglia-lavoro, coinvolgendo il mondo dell’impresa.
3)L’arrivo a Milano del Santo Padre in occasione dell’incontro mondiale delle famiglie ha puntato l’attenzione di tutto il mondo sull’ importanza della famiglia come cellula della società. Ora, complice anche una crisi che non sembra dare tregua, spenti i riflettori dell’evento, non si corre il rischio che la progettualità annunciata a favore della famiglia e delle giovani coppie venga un po’ messa da parte?
L’indifferenza che citavo prima rende indispensabile un movimento dal basso che ponga nel dibattito politico- siamo a pochi mesi dalle elezioni parlamentari – il termine famiglia in tutta la sua ricchezza e complessità. È, in altri termini, la rivoluzione necessaria di un nuovo welfare comunitario e solidale che renda la famiglia protagonista.