La valorizzazione del capitale umano costituisce un fattore determinante per lo sviluppo di ogni società. Ecco perché il tema della scuola – e della formazione in generale – viene osservato da Rapporto giovani sotto una doppia luce, sia come istituzione formativa sia come ambiente educativo, all’interno del quale si impara a convivere e a muoversi all’interno di una comunità.
Ci siamo chiesti:
Chi e cosa orienta le scelte dei ragazzi quando si tratta di individuare la tappa successiva?
Che rapporto hanno i giovani con l’ambiente scolastico e con i propri compagni?
Che valore ha la formazione agli occhi delle giovani generazioni?
LA SCELTA DELLA SCUOLA SECONDARIA
La scelta della scuola secondaria di secondo grado rappresenta uno snodo fondamentale nella carriera
scolastica, oltre a essere uno dei pochi riti di passaggio collettivi che ancora costellano la transizione
alla vita adulta. I dati del Rapporto Giovani 2016 evidenziano come – ancora una volta – la famiglia
di origine influenzi la scelta della scuola: per fare un esempio, chi ha entrambi i genitori laureati ha una
probabilità di optare per il liceo tre volte superiore rispetto a chi è figlio di genitori senza diploma (70,3%
contro 24,6%). Non solo, più della metà degli intervistati (55,8%) ha affermato di aver fatto «molto» o «abbastanza» affidamento sul parere dei genitori nella scelta della scuola secondaria di secondo grado.
LA SCELTA DELL’UNIVERSITA’
La motivazione personale si conferma come fattore trainante nella decisione di proseguire o no gli studi
dopo la maturità, pesando «molto» o «abbastanza» per l’80,9% degli intervistati. L’influenza della famiglia rimane su livelli significativamente alti (50,2%), certamente anche per la questione dei costi dell’istruzione (50,3%), in un contesto di welfare che offre scarsi sostegni al di fuori delle reti familiari. Un terzo circa degli intervistati (32,1%) ha tenuto conto anche della possibilità di avere una borsa di studio, così come della comodità di raggiungere la sede universitaria (30,0%). Ai laureati è stato chiesto quali fossero le motivazioni specifiche per la scelta concreta del tipo di facoltà. La maggioranza (57,6%) ha indicato la qualità dei servizi mentre una percentuale inferiore (43,4%) ha puntato sul prestigio sociale della facoltà. Un approccio pragmatico e allo stesso tempo riflessivo alla scelta – da «consumatore critico» che percepisce il richiamo del brand ma in tempi di austerità e di incertezza sulla reale spendibilità dell’istruzione – soppesa maggiormente il valore intrinseco del «prodotto».
LE RELAZIONI A SCUOLA
Ai giovani intervistati è stato chiesto di valutare con un voto da 1 a 10 diverse componenti della vita scolastica, tra cui le relazioni con i vari soggetti dell’ «universo scuola». L’apprezzamento più alto, sia per la scuola secondaria di primo grado sia per quella di secondo, è stato dato alla relazione con i compagni
di classe, che si attesta quasi sempre intorno al 7.
Se invece consideriamo la relazione con i professori, la qualità del rapporto presenta caratteristiche
differenti a seconda del grado scolastico. Nella scuola secondaria di primo grado le valutazioni sono più
differenziate: il voto medio di coloro che hanno scelto un liceo è di 7,1 mentre si scende a 6,3 per gli studenti che hanno scelto l’istruzione professionale. Nella secondaria superiore, invece, le valutazioni sono
più omogenee (tra il 6,8 e il 6,9). Votazione da 1 a 10 delle relazioni scolastiche vissute nella scuola secondaria di secondo grado e nei centri di formazione professionale per tipo di scuola superiore.
PREPOTENZE E ILLEGALITA’
Si tratta di un fenomeno che negli ultimi anni ha ricevuto più attenzione di quanto non accadesse in precedenza. Purtroppo questo non ha eliminato del tutto il problema, e anzi i dati del Rapporto Giovani 2016 dipingono un quadro che non è per nulla incoraggiante. Per quanto riguarda gli atti di prepotenza fra alunni, infatti, il 19,4% dei giovani ha dichiarato di avervi assistito frequentemente: la percentuale è maggiore fra i maschi (20,4%) che tra le femmine (18,3%). Ancora più presenti fra gli studenti
sono poi gli atti di discriminazione, ai quali ha dichiarato di aver assistito il 23,6% degli intervistati.
GLI SCOPI DELL’ISTRUZIONE
Ma a cosa serve istruirsi? Le due risposte che vanno per la maggiore riguardano l’eredità lasciata dalla
scuola in termini di conoscenze, abilità e competenze. Per l’80,3% degli intervistati la scuola serve ad
aumentare le conoscenze e le abilità personali, mentre per il 77,2% degli intervistati serve per imparare
a ragionare. Ciò che colpisce (e preoccupa), però, è il nesso ancora molto debole che lega la formazione
al futuro accesso al mondo del lavoro: l’idea che essere istruiti serva a trovare più facilmente un
impiego convince meno della metà dei candidati (il 41%). Sale a 52,8% la percentuale di quelli che ritengono la scuola una risorsa utile per trovare un lavoro migliore.
Tra i giovani si registra un generale abbassamento dei già scarsi livelli di fiducia nelle istituzioni, fra le quali le più apprezzate sono le forze dell’ordine, la scuola e l’università. Rispetto ai dati registrati nelle precedenti edizioni del Rapporto, appare in calo la fiducia nelle istituzioni scolastiche e nell’Unione Europea, mentre mostra deboli cenni di risveglio il credito verso il mondo della politica.