“Una generazione in panchina, da Neet a risorsa per il paese” è il nuovo ebook realizzato dall’Istituto Toniolo, edito da Vita e Pensiero. E’ un nuovo punto di vista. Il volume raccoglie le versioni riviste ed estese dei contributi presentati al ‘Neeting’, il primo convegno nazionale sui Neet tenutosi in Università Cattolica il 3 e 4 novembre scorsi. Si tratta del sesto quaderno del Rapporto Giovani, a cura di Sara Alfieri ed Emiliano Sironi.
Proprio dai dati del Rapporto Giovani, raccolti ad ottobre 2016 su un campione rappresentativo di 5200 giovani tra i 18 e i 34 anni, emerge come molti di coloro che si trovano nella condizione di Neet desiderino un lavoro. La grande maggioranza, inoltre, lo sta cercando, ma anche una buona parte di chi non lo fa, perché oramai scoraggiato, accetterebbe un’offerta subito.
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Il quadro dei NEET in Europa: caratteristiche e costi socio-economici di Massimiliano Mascherini
Applicando la tecnica statistica del propensity score matching , che mette in relazioni giovani NEET e non NEET con le stesse caratteristiche socio-economiche, la mancata partecipazione dei NEET al mercato del lavoro nel 26 paesi presi in considerazione costa 3 miliardi di euro alla settimana ai loro cittadini. Il totale annuale di circa 150 miliardi di euro, corrispondente a più del 1,2% del loro PIL aggregato. A livello di paese, il costo più elevato in euro viene sostenuto annualmente dall’Italia (32 miliardi di euro).
(abstract dall’ebook da pag. 17 a pag. 28. E’ scaricabile gratuitamente qui o qui epub).
Facce da NEET: una categoria politica alla ricerca di identità di Guido Cavalca
La condizione nel mercato del lavoro è una delle dimensioni più critiche della condizione di NEET. I disoccupati, per definizione senza lavoro ma attivi sul mercato del lavoro rappresentano la metà dei NEET europei. In tre paesi (Germania, Danimarca e Olanda) tra i più inclusivi si trova la quota più alta di inattivi sul totale dei NEET (in Austria questi prevalgono comunque sui disoccupati), mentre in Grecia, Portogallo e Spagna gli attivi superano abbondantemente il 60%; l’Italia si affianca al primo gruppo di paesi. Emerge, quindi, che nei paesi con meno NEET questi appaiono più a rischio di esclusione dal mercato del lavoro perché inattivi, anche se tra i disoccupati del Sud Europa la disoccupazione di lungo periodo rappresenta un pericolo drammatico.
(abstract dall’ebook da pag. 30 a pag. 39. E’ scaricabile gratuitamente qui o qui epub).
I giovani NEET in Italia: un’analisi longitudinale di Dalit Contini, Marianna Filandri, Lia Pacelli
Vediamo chi sono i giovani che sperimentano in misura maggiore le sequenze di NEET più critiche, quelle di medio e lungo periodo. Mentre la composizione per genere è equilibrata nei due gruppi NEET di medio-lungo periodo, le donne costituiscono la maggioranza (62,5%) del gruppo ‘sempre NEET’. I NEET di lungo periodo si trovano in larga misura al Sud. Mentre la quota di giovani meridionali rappresenta il 38% circa della popolazione considerata, questi costituiscono più del 70% degli uomini e più del 60% delle donne nel gruppo ‘sempre NEET’ e il 54-55% degli uomini e il 40-45% delle donne nei gruppi NEET di medio-lungo periodo. I ‘sempre NEET’ sono prevalentemente nelle fasce di età più elevate, in particolare tra le donne. Per quanto riguarda infine il titolo di studio, chi ha un titolo più alto si trova meno frequentemente a sperimentare sequenze lunghe di NEET, mentre chi ha concluso solo la scuola dell’obbligo è molto più frequentemente sempre NEET rispetto ai coetanei più istruiti. Da notare comunque che la funzione protettiva della laurea è più forte per gli uomini che per le donne.
(abstract dall’ebook da pag. 94a pag. 103. E’ scaricabile gratuitamente qui o qui epub).
Essere NEET è una scelta? Giovani in attesa del proprio tempo di Giovanni Gallo
L’analisi descrittiva evidenzia che i giovani NEET in Italia tendono a concentrarsi in alcune categorie della popolazione (es. donne, stranieri, abitanti del Mezzogiorno) e a vivere in famiglie a basso reddito, sebbene circa sei NEET su dieci non siano a rischio di povertà. Inoltre, il confronto degli andamenti temporali nel periodo 2007-2014 sottolinea sempre una forte correlazione negativa tra la percentuale di NEET tra i giovani di 16-29 anni e le quattro variabili contestuali anticipate di un anno, in particolar modo con quelle che riguardano la remunerazione del lavoro. Le stime econometriche del MSLE confermano complessivamente i risultati preliminari: le variabili socio-demografiche e il reddito hanno effetti significativi e in linea con quanto atteso. Allo stesso modo, le aspettative sulla congiuntura economica, la precarietà del lavoro o il rendimento dell’educazione terziaria hanno un ruolo rilevante nella scelta dei giovani italiani; soprattutto se a rischio di povertà. In conclusione, tale studio ha permesso di mettere in luce le determinanti della condizione di NEET in Italia, per meglio comprendere i fattori causali sottesi al fenomeno in esame e le relative implicazioni di policy. Dal presente emergono, infatti, due importanti considerazioni. Leggi qui quali: abstract dall’ebook da pag. 104a pag. 117. E’ scaricabile gratuitamente qui o qui epub).