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“L’Europa è ancora il nostro futuro?”

Per i giovani italiani è esperimento fallito, serve più inclusione

Lunedì 5 maggio presso la Sala conferenza della Curia Arcivescovile si è tenuta la riflessione della Diocesi sul futuro dell’Unione in vista del rinnovo del Parlamento di Strasburgo. All’incontro, moderato da Daniele Bellasio, social media editor de Il Sole 24 Ore, hanno partecipato il Vicario episcopale della Diocesi monsignor Luca Bressan (“I cristiani e l’Europa: da destino a compito”), Alessandro Rosina, curatore del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo (“Le nuove generazioni e l’Europa. I dati del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo”) ed Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari europei nel governo Monti e Letta (“Un futuro di idee, cultura e valori”).
Nel corso dell’incontro sono stati dunque presentati i dati dell’Istituto Toniolo su come i giovani italiani considerano l’Europa. Eccone una sintesi:
L’Europa, un esperimento che non sembra funzionare.

Secondo la ricerca sui giovani italiani dell’ Istituto Toniolo, presieduto dal cardinale Angelo Scola, in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo per i giovani l’Europa è un esperimento che non sembra funzionare.
Il 58% degli intervistati concorda con l’affermazione che l’Unione Europea appaia un esperimento sostanzialmente fallito. Chi la boccia senza appello è uno su quattro (il 22,4% è “Del tutto d’accordo” con tale affermazione) ma molti sono i dubbiosi (35% chi si dichiara “Abbastanza d’accordo”).

Quanto concordi con l’affermazione che l’Unione Europea è un esperimento fallito?

L’identikit dei giovani: più tenacia e voglia di cambiare (Il Messaggero)

di Roberto Fontolan   Con l’ambizione di comporre un ritratto dei giovani il più possibile vicino al vero ecco “La condizione giovanile in Italia- Rapporto Giovani 2013” edito da Il Mulino. Si tratta della ricerca curata dall’Istituto Toniolo e realizzata da Ipsos su un campione nazionale di 9.000 giovani tra i 18 e i 29 anni, dalla quale emergono i temi cruciali legati alla generazione dei Millenials: dalla famiglia al rapporto con i genitori, al lavoro e alla conquista di una propria autonomia, fino alla sfera della partecipazione e dell’impegno politico.   Il Rapporto, che è stato presentato anche al Presidente della Repubblica, è curato da una equipe di ricercatori dell’Università Cattolica, tratteggia un un’immagine inedita del giovane italiano che non si arrende di fronte alla difficoltà della congiuntura economica attuale e che anzi cerca di reagire, mettendo in campo nuove strategie per fronteggiare la crisi soprattutto in ambito lavorativo. Per i giovani la famiglia rimane il rifugio più sicuro e un punto di riferimento indiscutibile per raggiungere i propri obiettivi. Ma anche la sfera dei rapporti sociali e quelli del mondo del volontariato riservano sorprese.  Scuola e università ottengono una fiducia considerevole, soprattutto se messa in relazione con altre istituzioni, tutte bocciate sia pur in diverse gradazioni, tra le quali spicca la maglia nerissima dei partiti politici.   VOLONTARIATO Peraltro, contrariamente all’immagine di superficie, il mondo del volontariato deve ancora fare molto per conquistare l’attenzione dei giovani italiani. Circa due terzi dei degli intervistati non ha mai fatto esperienze di questo tipo e solo il 6% vi si dedica attualmente e abitualmente. In un contesto di sfiducia diffusa si salva la figura di Papa Francesco perché considerato moderno soprattutto nel linguaggio e nell’approccio con le problematiche sociali attuali. Il Rapporto del Toniolo ci presenta indubbiamente un’immagine della new generation italiana ben lontana da quella dei bamboccioni rassegnati. I giovani italiani sono al contrario pronti al sacrificio e ben coscienti della necessità di rifondare il Paese partendo proprio dalle istituzioni.   “Chi è giovane oggi- spiega il prof. Alessandro Rosina, uno dei curatori dell’indagine- vive in un modo diverso la sua condizione rispetto alla generazione dei propri genitori. Sono in grande ridefinizione le stesse tappe di transizione verso l’età adulta, non solo come vengono vissute, ma anche più profondamente come vengono interpretate. Questo studio vuole essere un contributo di arricchimento della conoscenza di come sta cambiando la realtà dei giovani. Uno strumento utile per valutare, scegliere e operare e, in definitiva, migliorare la condizione sociale delle nuove generazioni e incoraggiare un loro ruolo da protagonisti positivi della società”.   Oltre al volume cartaceo è da poco disponibile sul nostro sito anche la nuova Banca Dati, che darà l’opportunità di scoprire e indagare l’universo giovanile italiano con la semplicità di un click: ricercatori e docenti, giornalisti e politici, studenti e operatori del mondo dell’educazione hanno interamente a disposizione l’imponente giacimento della ricerca per poter sviluppare in maniera del tutto personalizzata ricerche e analisi.

E’ in libreria il volume del rapporto giovani

 

 

E’ uscito in libreria il volume dal titolo “La condizione giovanile in Italia- Rapporto Giovani 2013” (“Il Mulino”, 232 pagine, 20 euro), promosso dall‘Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione Cariplo.

 

Suddiviso in quattro parti (“Vita nella famiglia di origine e rapporto con i genitori”, “Lavoro e conquista dell’autonomia”, “Partecipazione politica e consumi mediali”, “Valori, opinioni e atteggiamenti”) il volume costituisce il primo Rapporto pubblicato a partire dai dati dell’indagine, che si propone come uno dei principali punti di riferimento in Italia su analisi, riflessioni, politiche utili a conoscere e migliorare la condizione dei giovani.

 

“Dalla possibilità di realizzare pienamente e con successo il passaggio alla vita adulta dipendono il benessere e la prosperità della società stessa. Se le nuove generazioni non riescono a trovare un lavoro e a formare una propria famiglia con figli, il problema non riguarda solo loro, è il paese che mina strutturalmente le basi del proprio futuro. Nel dibattito pubblico è sempre presente il tema generazionale, ma poco si fa poi in concreto per dare vere risposte. Proprio perché mancano adeguati strumenti di conoscenza e interpretazione della realtà, il rischio è quello di alimentare luoghi comuni e fornire letture parziali che costituiscono un alibi alle carenze dell’azione pubblica” (estratto dalla quarta di copertina)

 

Il libro è disponibile in formato tradizionale (presso tutte le principali catene e le librerie indipendenti) e in versione e-book (14,99 euro) sui principali store online (Ibs, Apple) e direttamente sul sito della casa editrice “Il Mulino“.

 

Gli autori de “La condizione giovanile in Italia- Rapporto Giovani 2013” sono:

 

– Sara Alfieri

– Rita Bichi

– Fabio Introini

– Elena Marta

– Daniela Marzana

– Mauro Migliavacca

– Cristina Pasqualini

– Alessandro Rosina

– Eugenia Scabini

– Emiliano Sironi

– Pierpaolo Triani

E’ disponibile e scaricabile gratuitamente il Quaderno “Giovani e Lavoro”

Con il quaderno Giovani e lavoro l’Istituto Toniolo inaugura una collana dedicata ad alcuni approfondimenti dell’indagine sulla condizione giovanile che ha avuto inizio nel 2011. Il testo presenta sia i dati sul tema giovani e il lavoro, sia gli interventi tenuti da Paola Bignardi, Luigi Campiglio, Vincenzo Cesareo ed Elena Marta ad uno workshop svoltosi presso l’Istituto l’8 febbraio 2013. In coda al libro alcune schede, che hanno lo scopo di mostrare come i dati e le riflessioni contenute nel quaderno possano divenire strumento di dibattito e di dialogo nei gruppi di formazione e, soprattutto, nei gruppi giovanili.  Puoi scaricare gratuitamente il pdf del quaderno direttamente qui e dal sito dell’Istituto Toniolo oppure nel formato pdf e epub dal sito dell’editrice Vita e Pensiero.

Istat: disoccupazione giovanile al 46%, raggiunto il massimo storico

Secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel primo trimestre del 2014 sale al 46% (era il 41,9% nel primo trimestre 2013). Si tratta del dato piu’ alto dall’inizio delle serie storiche nel 1977.  Ma la vera emergenza è nel Mezzogiorno dove la disoccupazione impenna al 21,7%, al 60,9% tra gli under 25. I disoccupati in Italia, fa sapere l’Istat, sfiorano i 3,5 milioni, in aumento di 212mila unità su base annua.

 

Passando ai dati destagionalizzati e più aggiornati, ma non comparabili con i dati trimestrali grezzi, ad aprile il tasso di disoccupazione ha raggiunto quota 12,6%, stabile rispetto a marzo ma in aumento di 0,6 punti su base annua. Per gli under 25, invece, il tasso è al 43,3%, anche in questo caso si tratta di un massimo storico.

Istat 2014: “Giovani i più colpiti dalla crisi.”

Secondo l’Istat , che ha pubblicato il Rapporto 2014 sulla situazione dell’Italia, i 15-34enni occupati diminuiscono, fra il 2008 e il 2013, di 1 milione 803 mila unità, mentre i disoccupati e le forze di lavoro potenziali crescono rispettivamente di 639 mila e 141 mila unità. Il tasso di occupazione 15-34 anni scende dal 50,4% del 2008 all’attuale 40,2%, mentre cresce la percentuale di disoccupati (da 6,7% a 12%), studenti (da 27,9% a 30,7%) e forze di lavoro potenziali (da 6,8% a 8,3%). Le differenze di genere sono importanti: il tasso di occupazione è al 34,7% tra le donne e raggiunge il 45,5% tra gli uomini”.

 

Le differenze territoriali sono importanti anche per le quote di disoccupati (15,3% nel Mezzogiorno contro 9,3% nel Nord) e di forze di lavoro potenziali (14,3% contro 4%). Sempre nel Mezzogiorno è leggermente più elevata la quota di studenti (32%, contro il 31,4% del Centro e il 29,3% del Nord). Anche i divari territoriali sono marcati: al Nord il tasso di occupazione è pari al 50,1% (-12,1 punti percentuali dal 2008), contro il 43,7% del Centro (-10,4 punti) e il 27,6% del Mezzogiorno (-8,4 punti).Tra quanti vivono ancora con i genitori, la percentuale di disoccupati e forze di lavoro potenziali diminuisce al crescere del titolo di studio dei genitori (12,3% tra i figli di laureati e 37,7% tra i figli di genitori con al più la licenza elementare).

 

Per cercare lavoro in Italia i giovani (15-34 anni) ricorrono prevalentemente alla rete informale di parenti e conoscenti (81,9%), inviano curriculum (76,3%), utilizzano Internet (63,6%) e consultano le offerte sui giornali (51,5%). Il 39,8% sceglie un canale di intermediazione; il 29,3% il centro pubblico per l’impiego e il 20,8% altre agenzie private. Rispetto al 2008 crescono considerevolmente il ricorso a Internet (22,1 punti percentuali in più) e al centro per l’impiego (+5,8 punti), specialmente nel Nord.

 

Una crisi dell’occupazione che ha spinto molti a cercare fortuna altrove: nel 2012 hanno lasciato il Paese oltre 26mila giovani tra i 15 e i 34 anni, 10mila in più rispetto al 2008. Negli ultimi cinque anni il fenomeno ha interessato quasi 100 mila giovani (94mila per l’esattezza). Le principali mete di destinazione dei laureati con meno di 35 anni sono Regno Unito, Germania e Svizzera. Al di fuori dell’Europa i giovani laureati si recano soprattutto negli Stati Uniti e in Brasile.

 

E infine uno sguardo al fenomeno dei Neet: nel 2013 hanno raggiunto la cifra di 2 milioni 435mila, con una crescita costante (+185mila unità dal 2012 e +576mila unità dal 2008), a cui hanno contribuito quasi esclusivamente giovani che vogliono lavorare, vale a dire disoccupati o forza lavoro potenziale. La crescita dei Neet, secondo l’Istat, evidenzia l’acuirsi delle difficoltà di quanti vorrebbero prendere parte al processo produttivo e che svolgono diverse azioni per cercare un’occupazione.

I dati del Rapporto Giovani alla GNP2014: il 50% dei giovani italiani pronto ad andare all’estero

Il focus – La Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro quest’anno dedica un’attenzione particolare ai giovani e alla loro imprenditorialità, alla capacità di inventare nuove professioni in un momento di crisi economica, alla voglia di mettersi in gioco. Ma non basta che siano i giovani a rimboccarsi le maniche: il contesto nel quale viviamo, lo Stato, il mercato del lavoro italiano influiscono in modo determinante sulle opportunità che i talenti possono trovare innanzi a sé. E da tempo si parla delle tante persone che, per lavorare, scelgono di trasferirsi all’estero.

Il fenomeno – Il dibattito sulla fuga dei giovani talenti italiani è sempre vivo, oscillando tra le posizioni di chi minimizza portata e conseguenze del fenomeno e di chi parla di esodo drammatico. Ma quanto sappiamo veramente di questo fenomeno? Quali i dati reali e i costi stimati? Quali gli aspetti positivi e quali i rischi per un paese sempre più vecchio come l’Italia?

I dati Secondo il Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it), la ricerca sui giovani italiani (18-30 anni) dell’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, nonostante gli alti tassi di disoccupazione e il deterioramento delle offerte di lavoro, i giovani non sono rassegnati, cercano di reagire come possono. Mettono in campo strategie per fronteggiare la crisi in attesa di tempi migliori.

Sono molti quelli che si adattano e accettano un lavoro anche non pienamente in linea con desideri e aspettative. Altra strategia possibile è la fuga verso l’estero.

 

Quasi il 50% dei giovani (48,9%) si dichiara pronto ad andare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Solo meno del 20% non è disposto a trasferirsi. I più propensi a muoversi oltre confini sono i giovani del Nord (si sale oltre il 52%) e di sesso maschile (oltre la metà dei maschi contro un terzo delle ragazze).

 

E cosa pensano dell’Europa? Se prevale l’insoddisfazione per come l’idea di Europa unita è stata realizzata sinora, la maggioranza degli intervistati auspica un rilancio e vedrebbe positivamente (60% dei maschi e 54% delle femmine) un’evoluzione del progetto europeo che porti alla creazione degli Stati Uniti d’Europa. Per oltre il 60% è un luogo di opportunità di studio e lavoro. La mobilità interna favorita dall’Unione è considerata positivamente dalla maggioranza degli intervistati, soprattutto tra i più giovani. Favorevolmente è visto anche l’impulso dato alla circolazione di merci e agli scambi economici. Una funzione riconosciuta è anche quella di aver quella di aver promosso l’integrazione tra culture diverse.

 

Secondo i dati raccolti dall’associazione Italents (www.italents.com) – attraverso indagini condotte con il Comune di Milano (nel 2011) e con l’Agenzia Campania Innovazione (nel 2013) su complessivamente 1800 talenti espatriati – tra i fattori che spingono ad andarsene all’estero più che il maggior reddito in sé (indicato dal 50% degli intervistati), conta la presenza di meccanismi più trasparenti e meritocratici di reclutamento e carriera (80%). La possibilità di disporre di migliori strumenti e condizioni per svolgere al meglio la propria attività ottiene il 75% dei consensi. La carenza nel sistema di welfare attivo che incentivi e sostenga l’autonomia dei giovani arriva al 66%. Nel complesso prevalgono nettamente motivazioni più legate al desiderio dei talenti di trovare terreno fertile per una propria valorizzazione (con strumenti e stimoli adeguati per dare il proprio meglio) che garanzie di posto sicuro e reddito.

Il convegno – Il tema sarà discusso all’interno del convegno

I giovani italiani in Europa e nel mondo: dati e costi del brain drain”

Istituto Giuseppe Toniolo, Rapporto Giovani e Italents

Venerdì 16 maggio, ore 14.00-15.20 – Sala Verde – Palazzo Borsa, piazza Affari 6 Milano 

L’identikit del giovane a portata di click: è online la Banca Dati del Rapporto Giovani

E’ disponibile da oggi sul sito www.rapportogiovani.it la nuova banca dati dell’Istituto Toniolo che darà l’opportunità di scoprire e indagare l’universo giovanile italiano tra i 18 ai 29 anni. Con pochi semplici click si potrà consultare l’archivio dati del Rapporto Giovani, l’indagine realizzata su un campione di 9.000 giovani dall’Istituto di Studi Superiori Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno diFondazione Cariplo e di Intesa San Paolo.

 

La Banca Dati del Rapporto Giovani (alla quale si accede dal sito www.rapportogiovani.it e cliccando su dati.rapportogiovani.it) offre la possibilità – previa registrazione – di consultare online tutti i risultati dell’indagine effettuando incroci e combinazioni a seconda delle proprie esigenze, di salvare le ricerche stesse nei “preferiti” e collegarsi attraverso i profili dei social network più diffusi (Facebook e Google Plus) per un confronto e approfondimento sulle tematiche giovanili. I temi dell’indagine sono i valori, le aspettative, i progetti e le scelte di vita dei giovani, la loro percezione della Chiesa, la fiducia nelle istituzioni, il loro ruolo nella società civile e il rapporto tra le generazioni.

 

Sette le macro categorie (“Relazione di coppia”, “Istruzione”, “Lavoro”, “Valori e atteggiamenti”, “Fecondità”, “Uscita dalla famiglia di origine” e i dati anagrafici relativi al “Campione”) identificabili anche attraverso icone e aspetti cromatici differenti.Dopo la pubblicazione del volume edito da Il Mulino, contenente gli aspetti salienti della ricerca commentati dai curatori, con la nuova banca dati ricercatori e docenti, giornalisti e politici, studenti e operatori del mondo dell’educazione hanno interamente a disposizione l’imponente giacimento del Rapporto Giovani per poter sviluppare in maniera del tutto personalizzata ricerche e analisi.

“L’Europa è ancora il nostro futuro?”

Lunedì 5 maggio presso la Sala conferenza della Curia Arcivescovile si è tenuta la riflessione della Diocesi sul futuro dell’Unione in vista del rinnovo del Parlamento di Strasburgo. All’incontro, moderato da Daniele Bellasio, social media editor de Il Sole 24 Ore,  hanno partecipato il Vicario episcopale della Diocesi monsignor Luca Bressan (“I cristiani e l’Europa: da destino a compito”), Alessandro Rosina, curatore del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo (“Le nuove generazioni e l’Europa. I dati del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo”) ed Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari europei nel governo Monti e Letta (“Un futuro di idee, cultura e valori”).

Nel corso dell’incontro sono stati dunque presentati i dati dell’Istituto Toniolo su come i giovani italiani considerano l’Europa. Eccone una sintesi:

L’Europa, un esperimento che non sembra funzionare.

 

Secondo la ricerca sui giovani italiani dell’ Istituto Toniolo, presieduto dal cardinale Angelo Scola, in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo per i giovani l’Europa è un esperimento che non sembra funzionare.

Il 58% degli intervistati concorda con l’affermazione che l’Unione Europea appaia un esperimento sostanzialmente fallito. Chi la boccia senza appello è uno su quattro (il 22,4% è “Del tutto d’accordo” con tale affermazione) ma molti sono i dubbiosi (35% chi si dichiara “Abbastanza d’accordo”).

 

Quanto concordi con l’affermazione che l’Unione Europea è un esperimento fallito?

 

 

Stati Uniti d’Europa auspicati ma difficili da realizzare
Se prevale la bocciatura e l’insoddisfazione su come l’idea di Europa unita è stata realizzata sinora, la maggioranza degli intervistati auspica un rilancio e vedrebbe positivamente (60% dei maschi e 54% delle femmine) un’evoluzione del progetto europeo che porti alla creazione degli Stati Uniti d’Europa.
In ogni caso solo il 15% è del tutto convinto che il processo di integrazione europea non abbia futuro.

 

Bocciate le istituzioni europee
Se nei giovani esiste la visione e il desiderio di un processo europeo che arrivi a piena realizzazione, prevale attualmente un giudizio negativo sull’attuale guida, non considerata all’altezza delle sfide che l’Europa ha davanti.
La responsabilità di un esperimento che una larga parte considera fallito, viene quindi soprattutto attribuita all’inadeguatezza delle istituzioni politiche.

 

Un senso di appartenenza ancora da consolidare
L’Europa è vista ancora come un insieme di realtà eterogenee, con un processo di integrazione ancora incompiuto. Gli stessi giovani italiani nell’esprime il loro grado di vicinanza ai vari paesi, sentono una forte prossimità con la Spagna, ma nella maggioranza percepiscono ancora una certa distanza da Francia e Regno Unito. Ancora più lontana è la Germania, mentre vedono come realtà molto diverse dalla propria i Paesi scandinavi e l’Est Europa. In ogni caso, solo una minoranza di giovani non si sente per nulla o poco cittadino europeo.
La possibilità di cogliere le opportunità dell’Europa Unita sembrano molto legate alla classe sociale. A fronte di un atteggiamento più tiepido che convintamente positivo da parte della maggioranza dei giovani affiora un sentimento fortemente negativo tra i più svantaggiati.

 

Luci ed ombre su quello che l’Europa è stata sinora
Pur bocciando il progetto per come sinora è stato sinora realizzato, l’Europa ha saputo comunque produrre un’azione positiva per gli stati membri e i singoli cittadini.
Soprattutto per i più giovani la possibilità di spostarsi liberamente è una conquista positiva.
La mobilità interna favorita dall’Unione è considerata positivamente dalla maggioranza degli intervistati, soprattutto tra i più giovani.
Favorevolmente è visto anche l’impulso dato alla circolazione di merci e gli scambi economici.
Una funzione riconosciuta è anche quella di aver quella di aver promosso l’integrazione tra culture diverse.
Nel bilancio negativo c’è invece lo scarso successo nel promuovere l’occupazione, ancor più sentito come limite in periodo di crisi, e gli effetti della moneta unica a cui è associato per l’Italia uno scadimento del potere d’acquisto anche se uno degli effetti è anche l’aver reso più agevole la mobilità di persone e beni.

 

Molti margini per migliorare
Ma la maggioranza dei giovani intravede le potenzialità che l’Europa può avere. L’invito e la speranza di fondo è quella che si possa andare avanti e superare resistenze e ostacoli.
Senza cancellare le differenze, anche linguistiche (solo uno su tre vorrebbe una lingua comune), l’Europa secondo gli intervistati dovrebbe far diventare più solido il progetto di unione dotandosi di una forza militare comune in grado di intervenire rapidamente nei conflitti internazionali, ma ancor più deve essere in grado di esprimere una posizione comune sui temi di politica internazionale. L’azione più auspicata è però quella di una politica sociale comune ed efficace sui temi del mercato del lavoro e del welfare.
Questo indica che se oggi l’Europa appare un esperimento poco convincente è soprattutto perché non è stata in grado di dimostrare di poter migliorare le condizioni di vita dei cittadini diventando sostegno al benessere e alla capacità di fare anziché vicolo.

 

I valori fondanti e distintivi
Rispetto ai valori che si considera più specificamente legati all’identità europea, al livello più elevato viene posto il binomio cultura e libertà. Molto elevato anche il riconoscimento alla singola persona umana, indicato da due giovani su tre.
Il sistema di sicurezze sociali – considerato, come abbiamo visto, uno dei punti su cui intervenire di più per consolidare il progetto di Europa Unita – si posiziona su livelli comunque più bassi rispetto alla costruzione di una identità fondata su valori condivisi di libertà, cultura e valore della persona.
La religione cristiana è indicata da poco più del 40% degli intervistati, questo suggerisce che per la maggioranza dei giovani a contare in modo distintivo più che la religione in sé sono i valori che ne stanno alla base e che devono diventare patrimonio comune anche per chi arriva dall’esterno e professa altre fedi.

 

DATI DEL RAPPORTO GIOVANI_Europa_5 maggio

Neet, intervista di Tv2000 al professor Alessandro Rosina

Il professor Alessandro Rosina, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani, è stato intervistato da Tv2000. Il servizio sui Neet (i giovani che non lavorano né studiano) è andato in onda nel tg delle 18.30 di giovedì 3 luglio 2014: qui il link per rivedere l’intervista.

 

 

 

 

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