Home Blog Pagina 109

La fuga all’estero dei giovani italiani fa notizia in Belgio

“80,000 départs en 2012 – L’Italia perd ses diplômés”- “80,000 partenze nel 2012- L’Italia perde i propri laureati”. Questo il titolo del quotidiano belga “Metro”, che ha dedicato un approfondimento alla fuga dei giovani italiani, che spesso preferiscono recarsi all’estero per trovare una collocazione nel mercato del lavoro.

 

Numeri impietosi, quelli riportati dal quotidiano belga: nel 2012 il numero dei giovani italiani che hanno deciso di espatriare è aumentato del 30%, con più di 80.000 partenze. “Il vero problema- si legge nell’articolo- consiste nel fatto che i giovani italiani sembrano più scoraggiati che abituati alla mobilità in ambito europeo”.

 

Il quotidiano belga ha dunque intervistato due esperti della questione, Eleonora Voltolina de “La Repubblica degli Stagisti” e Ivan Lo Bello di Confindustria. “Il mercato del lavoro in Italia è decisamente conservatore, anche perché spesso non si trovano impieghi dove vengono premiati il talento e il merito” ha spiegato Voltolina. E se dall’articolo emerge il problema relativo alla meritocrazia e alla valorizzazione dei talenti, specularmente emerge la disperata ricerca di professionisti qualificati da parte di molte aziende. “Le nostre imprese hanno difficoltà nelle assunzioni, specialmente per quanto riguarda ingegneri, designer industriali e tecnici altamente qualificati“, ha sottolineato Lo Bello di Confindustria.

Per leggere l’articolo completo clicca qui

Crolla l’occupazione tra gli under 35: lavorano solo 6 su 10

Tra il 2010 e il 2013 è crollato il numero degli under 35 al lavoro, passati da 6,3 a 5,3 milioni. E’ quanto emerge dalle tabelle dell’Istat, riferite al secondo trimestre, da cui emergono le difficoltà di coloro che hanno un età compresa tra i 25 e i 34 anni. E gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica non lasciano spazio agli equivoci: in questa fascia di età il calo delle unità lavorative ha toccato la cifra impressionante di 750.000.

La situazione è dunque particolarmente difficile nella fascia tra i 25 e i 34 anni, ovvero l’eta’ nella quale ha terminato gli studi anche chi si e’ laureato e nella quale negli anni scorsi si cominciava a lavorare e in molti casi ci si formava una famiglia. Nel secondo trimestre 2013 nella fascia tra i 25 e i 34 anni lavoravano appena 4,329 milioni di persone contro i 5,089 milioni di solo tre anni prima. Il tasso di occupazione ha subito un crollo dal 65,9 al 60,2 (era al 70,1% nella media 2007), con quindi appena 6 persone su 10 al lavoro nell’età attiva per eccellenza. E se per i maschi del Nord la situazione è ancora accettabile con l’81,4% al lavoro (dall’86,6% del secondo trimestre 2010) al Sud la situazione è drammatica con appena il 51% degli uomini della fascia 25-34 anni che lavora (e solo il 33,3% delle donne)

 

Il tasso di occupazione è calato soprattutto tra i giovani uomini del Sud (dal 60,5% al 51% con quasi 10 punti) mentre per gli uomini del Nord il calo si è limitato a 5 punti (dall’86,6% all’81,4%). Per le giovani donne del Sud il calo percentuale è stato meno consistente partendo da un dato basso (dal 34,2% al 33,3%). Se si guarda al complesso degli under 35 (quindi anche ai giovanissimi) il tasso di occupazione a livello nazionale risulta in calo dal 45,9% del secondo trimestre 2010 al 40,4% dello stesso periodo del 2013.

 

Specularmente al calo del tasso di occupazione, è invece aumentato il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 25 e i 34, cresciuto dall’11,7% del secondo trimestre 2010 al 17,8% dello stesso periodo del 2013: i disoccupati tra i giovani adulti sono dunque passati da 670.000 a 935.000. Al Sud il tasso di disoccupazione in questa fascia di età è ormai al 30% (molto simile tra uomini al 29,1% a donne al 31,5%) dal 20,6% di appena tre anni prima. Al Nord la disoccupazione tra i giovani adulti è passata dal 7,3% del secondo trimestre 2010 al 10,9

 

Una situazione fortemente critica, che spinge sempre più giovani a scegliere la strada dell’emigrazione all’estero: il Rapporto Giovani, la ricerca condotta su 9000 giovani dai 18 ai 29 anni, ha certificato come quasi il 50% dei giovani (48,9%) sia pronto ad andare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Solo meno del 20% non è disposto a trasferirsi. I più propensi a muoversi oltre confini sono i giovani del Nord (si sale oltre il 52%) e di sesso maschile (oltre la metà dei maschi contro un terzo delle ragazze). Inoltre i più disposti a trasferirsi per inseguire migliori opportunità di valorizzazione del proprio capitale umano sono proprio i laureati, a conferma del rischio di “brain drain”, non solo di “brain waste”, che corre il Paese.

I giovani promuovono Napolitano e Renzi. Al governo Letta serve un cambio di marcia (1)

 

Percentuale di intervistati d’accordo con ciascuna delle seguenti affermazioni:

 

Secondo te su quali di questi aspetti dovrebbe maggiormente impegnarsi il nuovo Governo che verrà eletto per quanto riguarda le politiche rivolte ai giovani?

Tra gli interventi che leggi qui sotto, qual è quello più importante, quello che il governo dovrebbe affrontare per primo?

Tra questi tre aspetti del nuovo governo, quale ti colpisce di più… ?

 

Percentuale di giovani che si attende qualche (o molti) miglioramenti da parte del Governo Letta sarà in diversi ambiti

 

Al di là di Napolitano qual è il personaggio che potrà segnare il futuro della politica italiana?

 

I giovani promuovono Napolitano e Renzi. Al governo Letta serve un cambio di marcia

La rielezione di Napolitano? Una scelta di compromesso. Il governo Letta?
Serve un cambio di marcia, a partire dalla lotta alla disoccupazione giovanile. All’orizzonte i giovani vedono Matteo Renzi (41,8%), a molta distanza segue Grillo (8,3%), mentre un intervistato su tre non vede ancora sulla scena attuale un politico con adeguato spessore e carisma per l’Italia di domani (33,1%).


Il quadro emerge dal Rapporto giovani, la ricerca promossa dall’Istituto G. Toniolo, curata da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo (
www.rapportogiovani.it ).

I giovani intervistati – un campione rappresentativo fra i 18 e i 29 anni – restano insomma scarsamente attratti dalle risposte politiche e giudicano con diffidenza la decisione di dar vita a un esecutivo bipartisan. Chiamati ad un voto di gradimento, solo il 36,7% degli intervistati assegna al governo Letta un voto positivo. Decisamente più bassa la quota degli entusiasti (chi assegna un voto da 8 in su è solo il 7%).


Anche la rielezione di Napolitano viene vista come una sorta di compromesso ma la stima nei confronti del Capo dello Stato resta di rilievo, il risultato più lusinghiero: il 44% degli intervistati gli assegna un voto pari o superiore a 6.
A colpire i giovani è soprattutto il fatto che l’Esecutivo sia nato tra forze che finora si sono combattute (40,1%), ma una buona quota riconosce, in positivo, il tentativo di ritrovare concordia in un clima difficile per il Paese (24,4%) e il fatto che sia composto da ministri relativamente giovani e con una buona presenza femminile (16%).


Tra i due elementi nuovi apparsi sulla scena politica e in grado di intercettare l’esigenza di cambiamento delle nuove generazioni, rappresentati da Renzi e Grillo, la parabola del secondo sembra già in declino.

Rispetto alle aspettative sollevate con le elezioni – che hanno visto il partito di Grillo imporsi come il più votato tra gli under 30 – solo il 3% ha rivisto positivamente la propria posizione nei confronti del Movimento 5 stelle, mentre il 43,1% l’ha aggiornata negativamente. Chi lo continua a vedere come un soffio di novità è il 14,2% mentre il 55,9% ne critica l’atteggiamento poco costruttivo e l’impreparazione degli eletti in Parlamento.

Riguardo alle azioni da intraprendere per migliorare specificamente la condizione delle nuove generazioni, la priorità viene data, come ci si poteva aspettare, all’occupazione (47,8%), segue a distanza un tema strettamente collegato, quello di un miglior raccordo tra istruzione e mercato del lavoro (18,3%). Al terzo posto si colloca la richiesta di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo (12,4%) e subito dopo i sostegni all’imprenditoria giovanile (6,5%). Gli interventi di sostegno al reddito sono l’azione principale da intraprendere solo per il 5,6% degli intervistati.


Questo significa che i giovani italiani chiedono promozione più che protezione sociale. Non si piangono addosso, vogliono essere messi nelle condizioni di fare e dare il meglio di sé con strumenti adeguati già presenti in gran parte  degli altri Paesi europei.

Le aspettative però restano molto basse, come bassa è la fiducia che gli intervistati danno alla possibilità di migliorare in modo incisivo le condizioni del paese. Non c’è però una chiusura aprioristica, ma si attendono fatti concreti. I pronti a scommettere su un ampio successo dell’attuale
governo sono molto pochi. Su qualsiasi fronte di impegno dell’esecutivo sono infatti una quota esigua quelli che indicano di attendersi “molti miglioramenti”.


Solo il 29,6% degli intervistati pensa che possa cambiare la condizione economica e appena 28,7% ritiene che si possano fare passi in avanti in tema di occupazione. Bassa anche la percentuale -31,7- di chi ritiene che vi possano essere miglioramenti della propria condizione. Fa eccezione l’immagine dell’Italia all’estero, con un dato che sale vicino al 50% (46,4%).


“Da questi dati – spiega il professor Alessandro Rosina tra i curatori dell’indagine – arriva un messaggio chiaro al Governo Letta: i giovani non si considerano un problema sociale, un’emergenza, una categoria svantaggiata da proteggere, ma il meglio che questo paese può esprimere. Vogliono, prima di tutto, essere messi nelle condizioni di dimostrarlo senza il surplus di vincoli e ostacoli che frenano nel nostro paese la loro piena partecipazione attiva nella società e nel mercato del lavoro. 
Non ci sono forti pregiudizi sulla nascita del governo delle larghe intese,  pur considerato composto da partiti che si sono combattuti e non in grado di far crescere il paese nel recente passato. Le nuove generazioni sono poco
ideologiche e molto pragmatiche, chiedono soprattutto fatti concreti e incisivi in grado di imprimere un cambio di rotta. Fatti che, al di là di promesse e  dichiarazioni, tardano ad arrivare con il rischio che aumentino rabbia, frustrazione e fuga verso l’estero”.

L’INDAGINE

La ricerca, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, è stata curata da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo, raccoglie informazioni dettagliate sui valori, i desideri, le aspettative, sui progetti di vita dei giovani e sulla loro realizzazione. L’obiettivo è quello di fornire le basi di una conoscenza solida dei cambiamenti in corso e del loro impatto sulla vita delle persone, utile anche per intervenire con strumenti adeguati per migliorarla. I dati sono stati ottenuti da un ampio campione, rappresentativo su scala italiana, di 9000 giovani tra i 18 e i 29 anni.

In aggiunta ai risultati dell’indagine principale (in sintesi riportati su www.rapportogiovani.it), a tra giugno e luglio 2013 è stato sottoposto a un campione di giovani rappresentativo a livello nazionale un questionario di approfondimento su temi di attualità politica, le aspettative sul nuovo Governo e il futuro del Paese.

Il Pontefice in Brasile: “Non isoliamo i giovani”

Papa Francesco a Rio de Janeiro ha incentrato il suo discorso sui giovani: ecco la trascrizione integrale di Radio Vaticana.

 

Saluto con deferenza la Signora Presidente e i distinti membri del suo Governo. La ringrazio per la generosa accoglienza e per le parole con cui ha voluto manifestare la gioia dei brasiliani per la mia presenza nella loro Nazione. Saluto anche il Signor Governatore di questo Stato, che gentilmente ci accoglie nel Palazzo del Governo, e il Sindaco di Rio de Janeiro, come pure i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo brasiliano, le altre Autorità presenti e tutti coloro che si sono prodigati per far diventare realtà questa mia visita.

 

Voglio rivolgere una parola di affetto ai miei fratelli Vescovi, sui quali grava il compito di guidare il gregge di Dio in questo immenso Paese, e alle loro dilette Chiese particolari. Con questa mia visita desidero proseguire nella missione pastorale propria del Vescovo di Roma di confermare i fratelli nella fede in Cristo, di incoraggiarli nel testimoniare le ragioni della speranza che scaturisce da Lui e di animarli ad offrire a tutti le inesauribili ricchezze del suo amore».

 

Il Pontefice fa cenno alla situazione del Brasile e poi del resto del mondo soffermandosi, in particolare, sulla sua gioventù:

 

«Come è noto, il motivo principale della mia presenza in Brasile trascende i suoi confini. Sono venuto infatti per la Giornata Mondiale della Gioventù. Sono venuto a incontrare giovani arrivati da ogni parte del mondo, attratti dalle braccia aperte del Cristo Redentore. Essi vogliono trovare un rifugio nel suo abbraccio, proprio vicino al suo Cuore, ascoltare di nuovo la sua chiara e potente chiamata: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.

Questi giovani provengono dai diversi continenti, parlano lingue differenti, sono portatori di culture variegate, eppure trovano in Cristo le risposte alle loro più alte e comuni aspirazioni e possono saziare la fame di una verità limpida e di un amore autentico che li uniscano al di là di ogni diversità.

Cristo offre loro spazio, sapendo che non può esserci energia più potente di quella che si sprigiona dal cuore dei giovani quando sono conquistati dall’esperienza dell’amicizia con Lui. Cristo ha fiducia nei giovani e affida loro il futuro della sua stessa missione: “Andate, fate discepoli”; andate oltre i confini di ciò che è umanamente possibile e generate un mondo di fratelli. Ma anche i giovani hanno fiducia in Cristo: essi non hanno paura di rischiare con Lui l’unica vita che hanno, perché sanno di non rimanere delusi.

Nell’iniziare questa mia visita in Brasile, sono ben consapevole che, rivolgendomi ai giovani, parlo anche alle loro famiglie, alle loro comunità ecclesiali e nazionali di provenienza, alle società in cui sono inseriti, agli uomini e alle donne dai quali dipende in gran misura il futuro di queste nuove generazioni.

È comune da voi sentire i genitori che dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa espressione della saggezza brasiliana che applica ai giovani l’immagine della pupilla degli occhi, la finestra attraverso la quale la luce entra in noi regalandoci il miracolo della visione! Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti? Il mio augurio è che, in questa settimana, ognuno di noi si lasci interpellare da questa domanda provocatoria».

 

Il discorso di Papa Francesco si fa poi più denso di consigli e suggerimenti per il futuro:

«E attenzione! La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo. E’ la finestra, e quindi ci impone grandi sfide. La nostra generazione si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane quando saprà offrirgli spazio. Questo significa: tutelarne le condizioni materiali e spirituali per il pieno sviluppo; dargli solide fondamenta su cui possa costruire la vita; garantirgli la sicurezza e l’educazione affinché diventi ciò che può essere; trasmettergli valori duraturi per cui vale la pena vivere; assicurargli un orizzonte trascendente per la sua sete di felicità autentica e la sua creatività nel bene; consegnargli l’eredità di un mondo che corrisponda alla misura della vita umana; svegliare in lui le migliori potenzialità per essere protagonista del proprio domani e corresponsabile del destino di tutti. Con questi atteggiamenti anticipiamo oggi il futuro che entra dalla finestra dei giovani.

 

Nel concludere, chiedo a tutti la gentilezza dell’attenzione e, se possibile, l’empatia necessaria per stabilirne un dialogo tra amici. In questo momento, le braccia del Papa si allargano per abbracciare l’intera nazione brasiliana, nella sua complessa ricchezza umana, culturale e religiosa. Dall’Amazzonia fino alla pampa, dalle regioni aride fino al Pantanal, dai piccoli paesi fino alle metropoli, nessuno si senta escluso dall’affetto del Papa. Dopodomani, a Dio piacendo, ho in animo di ricordarvi tutti a Nostra Signora Aparecida, invocando la sua materna protezione sulle vostre case e famiglie. Fin d’ora vi benedico tutti. Grazie per il benvenuto!»

Papa Francesco irrompe nel cuore dei giovani

 

E’ stata una torcida brasileira del tutto innovativa. I giovani di tutto il mondo hanno abbracciato, nella Gmg di Rio, Francesco, il Papa dei ragazzi. A rivelarlo è stato il “Rapporto giovani”, la ricerca promossa dall’Istituto G. Toniolo, curata da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo. Per oltre il 70% degli intervistati (un campione rappresentativo fra i 18 e i 29 anni), Papa Francesco è una persona di cui fidarsi, per l’85 % è vicino alla gente e per il 91% ispira simpatia.

 

Andando poi nei particolari, il Rapporto evidenzia come oltre l’80 per cento dei giovani sia convinto che con Papa Francesco possa crescere la coerenza morale tra i comportamenti e i valori affermati (il 21,2% è “abbastanza d’accordo”, il 29,1 lo è “molto”, il 30,7% “moltissimo”). “In sintesi, – afferma il prof. Alessandro Rosina,docente di Demografia Sociale all’Università- Cattolica e tra i curatori dell’indagine, “in un clima di generalizzata sfiducia verso tutte le istituzioni e la mancanza di figure credibili di riferimento per i giovani,PapaFrancesco sembra aver fatto breccia nel cuore delle nuove generazioni. In coerenza con il nome che ha scelto, ad essere particolarmente apprezzato di lui è l’essere percepito come più vicino alla gente che alle gerarchie, l’attenzione ai meno fortunati e il richiamo continuo oltre che ai valori, alla concretezza dei problemi sociali. Tutti aspetti che lo mettono direttamente in sintonia con i giovani, sia nel merito dei temi toccati che nel modo di trattarli e comunicarli”.

 

Cifre che incoraggiano e che sono ancor più interessanti se letti alla luce di quanto invece emerge dal rapporto fra i giovani e l’appartenenza religiosa. I dati dell’ indagine dell’Istituto Toniolo su “Giovani e fede” confermano il trend di progressiva erosione del senso di appartenenza dei giovani italiani verso il credo cattolico. I giovani che si dichiarano credenti nella religione cattolica sono circa il 56% (esattamente il 55,9%), mentre si dichiara non credente 15,2% della popolazione giovanile. Papa Francesco, invece, per circa l’83% dei giovani è capace allo stesso tempo sia di incarnare con autenticità i valori cattolici che di cogliere le novità che arrivano dalla società, un consenso tanto ampio da non essere confinato solo ai credenti.

 

Lo stesso discorso vale per la fiducia che i giovani hanno verso il futuro e le istituzioni. I giovani, infatti, vivono con molta preoccupazione l’attuale periodo di crisi. Non solo per le difficoltà a realizzare i propri progetti di vita, ma anche per la mancanza di punti di riferimento. Forte è soprattutto la sfiducia verso il quadro politico e le istituzioni, non considerate in sintonia con i cittadini e non all’altezza del proprio compito. Una caduta di credibilità rispetto alla quale si salvano parzialmente solo l’Europa e la Presidenza della Repubblica, che però raccolgono comunque meno della metà dei consensi tra i giovani. Ambivalente è anche il voto dato alla Chiesa: 5 credenti su 10 la promuovono (si scende a 3 su 10 considerando anche i non credenti). A parte la famiglia, in questo contesto storico risulta difficile trovare figure verso le quali le nuove generazioni diano larga fiducia e riversino ampie aspettative positive.

 

Proprio per questo appaiano particolarmente significativi i dati della nuova rilevazione di approfondimento sull’atteggiamento dei giovani verso papa Francesco effettuata dal Rapporto giovani. I dati messi in rapporto con l’attuale considerazione che i giovani hanno delle istituzioni, compresa la Chiesa, indicano un grande investimento di fiducia – questo il commento del professore Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia i dell’Università Cattolica e fra i curatori della ricerca -. I giovani intervistati vedono in Papa Francesco una persona capace di grande capacità comunicativa, capace di mostrare vicinanza e di mettere in dialogo la Chiesa con i cambiamenti che stanno attraversando la società. Avvertono una vicinanza emotiva e una tensione morale verso la quale manifestano grandi attese soprattutto in ordine all’attenzione verso problemi sociali e verso l’esemplarità dei comportamenti dei cristiani”.

Una persona capace di mettere in dialogo la Chiesa e la società

 

 

Appaiono particolarmente significativi i dati della nuova rilevazione di approfondimento sull’atteggiamento dei giovani verso il Papa e il suo Pontificato, effettuata dal Rapporto giovani su un campione rappresentativo a livello nazionale.

“I dati messi in rapporto con l’attuale considerazione che i giovani hanno delle istituzioni, compresa la Chiesa, indicano un grande investimento di fiducia – questo il commento del professore Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia i dell’Università Cattolica e fra i curatori della ricerca -. I giovani intervistati vedono in Papa Francesco una persona capace di grande capacità comunicativa, capace di mostrare vicinanza e di mettere in dialogo la Chiesa con i cambiamenti che stanno attraversando la società. Avvertono una vicinanza emotiva e una tensione morale verso la quale manifestano grandi attese soprattutto in ordine all’attenzione verso problemi sociali e verso l’esemplarità dei comportamenti dei cristiani”.

 

Riguardo ai temi sui quali i giovani percepiscono una maggiore attenzione del Papa, a colpirli maggiormente è sì la vita di preghiera (68%) e le verità professate dalla Chiesa (64% di risposte positive), ma ancor più l’impegno verso gli ultimi e nei confronti delle questioni sociali (oltre l’85%). Seguono, raccogliendo largo consenso, i temi della pace e del dialogo tra religioni (oltre l’80%).

 

I disoccupati italiani non sono solo giovani

 

Fonte Linkiesta

 

di Silvia Favasuli

 Tra i 15 ai 24 anni, nel primo trimestre 2013 i giovani senza lavoro e in cerca di un’occupazione sono il 41.9% del totale, nella fascia adulta 35-44 anni, ad esempio, il tasso di disoccupazione è al 10.5%.
Ma sono i numeri assoluti a rivelare che la disoccupazione picchia duro anche tra gli adulti, e raggiunge cifre tanto alte quanto quelle dei più piccoli. Si scopre ad esempio che i giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 395mila, la stessa cifra, più o meno, dei 35-44enni, che contano 400mila persone. Arrivano a 349 mila anche i 45-54enni in cerca di occupazione.

E alla fine, conti alla mano, la fascia più giovane di disoccupati coinvolge il 22.4% circa del totale di chi in Italia cerca una nuova occupazione. Per questo, gruppi come l’Associazione Lavoro over 40 hanno preso carta e penna per scrivere al ministro Letta, chiedendo che il governo predisponga misure anche per i lavoratori più maturi. Quelli che hanno esigenze e difficoltà decisamente diverse da chi deve entrare nel mondo del lavoro.

 

 

«Ho partecipato ai corsi di ricollocamento offerti dalla regione Lombardia», racconta Giovanni Carrettoni, 60 anni, disoccupato da sei e un passato da ricercatore e manager nel settore chimico. Fino al licenziamento improvviso all’età di 54 anni per difficoltà aziendali. «Nei colloqui organizzati dai corsi di ricollocamento mi sono trovato accanto a trentenni. Quando mi hanno fatto fare le prove di presentazione del mio cv mi sono sentito dire: “Meglio di così non potrebbe fare”. Un cinquantaquattrenne non ha bisogno di capire come presentarsi a un colloquio di lavoro. Piuttosto, come valorizzare il proprio patrimonio di conoscenze», spiega. «E nessuno tra i consulenti incontrati mi ha suggerito come sfruttare un cv fatto di esperienze professionali diversificate, pur essendomi sembrati tutti competenti».

 

Dall’ingresso nel mercato per chi è fresco di diploma, alla valorizzazione del curriculum per il lavoratore adulto: ogni fascia d’età presenta problematiche specifiche e necessita di misure di intervento ad hoc. Le abbiamo analizzate insieme a professori e ricercatori esperti della materia che ci hanno suggerito per ogni fascia d’età i principali problemi e le formule per tentare di risolverli.

 

Disoccupati più giovani

 

«I disoccupati under 25 si trovano in un’età della vita in cui termina la formazione e si entra nel mercato del lavoro», spiega il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia in Università Cattolica. «Per questo gli interventi contro la disoccupazione pensati per questa fascia d’età devono partire dalla formazione. Bisogna migliorare i servizi di orientamento formativo per i ragazzi in età scolare, e poi potenziare i percorsi tecnici e professionali, aggiungendovi un maggiore mix tra formazione e lavoro».

Diverse le cose per chi cerca lavoro tra i 25 e i 34 anni. «In questo caso occorre dare la possibilità a giovani-adulti che hanno già lasciato la casa dei genitori di non dover fare marcia indietro e tornare a vivere in famiglia», spiega Rosina. «Per questo diventano fondamentali sussidi di disoccupazione o formule di sostegno come il reddito minimo garantito, da vincolare alla ricerca attiva del lavoro». Con un nuovo ruolo anche per le Università, cui il professor Rosina chiede di «non abbandonare gli ex studenti, piuttosto di accompagnarli con percorsi continui di aggiornamento».

 

Disoccupati senior

 

È per la fascia d’età 35-44 che diventa cruciale il potenziamento dei centri per l’impiego. A loro infatti spetta il compito di accompagnare nel ricollocamento disoccupati con profili professionali nutriti e ben delineati. «Servono servizi capaci di comprendere le esigenze, le capacità e le competenze degli adulti», sostiene Rosina. «È una generazione ancora nel pieno degli anni che vive la disoccupazione con un forte senso di ingiustizia per lo spreco di patrimonio di conoscenze accumulato in una vita», aggiunge Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche, autore del libro Over45. Quanto conta l’età nel mondo del lavoro (Guerini e Associati), e attento soprattutto ai risvolti psicologici della questione. «Quaranta, quarantacinque anni: è l’età più infelice per perdere il lavoro. Perché è il periodo della vita caratterizzato dal massimo degli impegni di spesa. Se in media gli italiani hanno il primo figlio a 33 anni, a 45 anni devono prendersi cura di un preadolescente cui mancano ancora molti anni prima di diventare economicamente autonomo. Ed è anche l’età con la massima concentrazione di mutui ancora lontani dalla loro estinzione».

 

E infine la fascia degli over 45. «Perdere lavoro a 62 anni è un dramma sostenibile. Con i risparmi di una vita o con l’aiuto di un parente paghi i contributi che ti restano alla pensione», argomenta Finzi. «Ma se perdi il lavoro a 50 anni hai gravissimi guai prospettici. Sai che non troverai più un’occupazione stabile».

 

«La disoccupazione in età adulta crea una ferita all’identità della persona», ci tiene a dire Enrico Finzi. «Già ai tempi dei primi sondaggi fatti negli anni Ottanta, quando intervistavo adulti che restavano improvvisamente senza lavoro, c’era una cosa che mi restava impressa: il senso di colpa e il disagio sociale che nasceva nella persona. La perdita del lavoro, anche se conseguenza di una crisi aziendale e non dovuta a incapacità della persona provoca un crollo fortissimo di autostima e una sensazione di vergogna che porta le persone a nascondere anche a lungo la condizione di disoccupato», chiude.

Il Rapporto Giovani 2013

Nel dibattito pubblico è sempre presente il tema generazionale, ma poco si fa poi in concreto per dare vere risposte. Proprio perché mancano adeguati strumenti di conoscenza e interpretazione della realtà, il rischio è quello di alimentare luoghi comuni e fornire letture parziali che costituiscono un alibi alle carenze dell’azione pubblica. Per colmare tale lacuna l’Istituto Toniolo con la Fondazione Cariplo ha messo in campo un osservatorio – il cui asse portante è costituito da un’ampia indagine longitudinale – che si propone come uno dei principali punti di riferimento in Italia su analisi, riflessioni, politiche utili a conoscere e migliorare la condizione dei giovani. Questo volume è il primo Rapporto pubblicato dall’editrice Il Mulino a partire dai dati dell’indagine e tocca temi cruciali come quelli della famiglia e del rapporto con i genitori, del lavoro e della conquista di una propria autonomia, della sfera della partecipazione e dell’impegno sociale, oltre che dei valori e degli atteggiamenti. Uno strumento utile non solo a chi fa ricerca, ai decisori pubblici e a chi fa informazione, ma anche agli educatori, alle famiglie, ai giovani stessi.

I giovani laziali insoddisfatti del lavoro: la metà se ne andrebbe subito all’estero

I dati del Rapporto Giovani relativi all’occupazione nel Lazio dicono che tra chi ha un lavoro solo il 17% dei giovani laziali si dichiara pienamente soddisfatto, mentre circa il 30%  lo è poco o per nulla.

 

  • Quasi un giovane laziale su tre (nella media italiana uno su quattro) pur di lavorare e non rimanere a casa a rigirarsi i pollici, accetta un impiego lontano dalle proprie aspettative.

 

  • La ricerca evidenzia ancora che se si chiede in generale quanto si è soddisfatti della propria situazione finanziaria, prevalgono i non soddisfatti (59%) contro il 50% della media italiana.

 

Riguardo alle varie dimensioni della soddisfazione dell’attuale attività lavorativa, un giovane su due si adegua ad un salario sensibilmente più basso rispetto a quello che considera adeguato.

Una quota molto alta, pari al 51% si adatta a svolgere una attività che non è coerente con il suo percorso di studi, presentandosi leggermente peggiore rispetto alla media italiana (circa 46%) (Cfr. grafico).

 

Il problema della bassa stabilità del lavoro riguarda quasi un laziale su due. Compensa, in linea con il dato nazionale, il relativamente buon rapporto con superiori e colleghi.

La Repubblica ha presentato i risultati dell’indagine e intervistato sul tema il prof. Pierpaolo Triani, fra i docenti dell’Università Cattolica che collaborano alla ricerca.

Repubblica_Roma_2_07

 

Ultime News