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Una sfida per il prossimo governo: convincere 2 milioni di giovani a non andarsene

 

http://www.linkiesta.it/blogs/degiovanimento/una-sfida-il-prossimo-governo-convincere-2-milioni-di-giovani-pronti-ad-andarse

La campagna elettorale è in pieno svolgimento. In altri paesi i giovani sono stati i protagonisti del cambiamento. Quando l’offerta politica è apparsa convincente, come nel caso di Obama negli Stati Uniti, l’hanno sostenuta e hanno fatto la differenza. Chi ha compiuto 18 anni in questo secolo (i cosiddetti Millennials) In Italia ha invece sperimentato una serie di governi del tutto deludenti sul versante sia della crescita che dell’investimento nelle opportunità per le nuove generazioni. Un giovane che vive in Italia si trova, infatti, in un paese che ha accumulato debito pubblico, che non ha creato sviluppo e nel quale il capitale umano delle nuove generazioni è meno riconosciuto e valorizzato.
Non è un caso che negli ultimi quindici anni sempre più giovani abbiano preso la vita per l’estero. Secondo i dati Istat dal 2001 al 2011 l’incidenza dei laureati sul totale degli espatri è quasi raddoppiata, salendo dall’8,3% al 15,9%.
Il governo dei tecnici ha migliorato la credibilità del paese in Europa ma non ha inciso, come si poteva sperare, nel miglioramento oggettivo delle condizioni dei giovani. Cosa resta ora? La speranza che le elezioni portino ad un governo in grado di assumersi pienamente il compito di cambiare, di liberare il paese dai freni culturali e strutturali che hanno sinora compresso la possibilità che le sue risorse migliori possano esprimersi al meglio.
Se anche il governo che uscirà dalle prossime elezioni dovesse risultare ancora una volta deludente, è verosimile che la via dei giovani verso l’estero possa diventare un vero e proprio esodo. Non come protesta ma semplicemente come delusione; come conseguenza di una presa d’atto che l’Italia non si merita i talenti che produce perché non sa rendere produttivi al meglio i propri talenti (in ogni campo).
Quanti sono i giovani pronti ad andarsene? Secondo un’indagine condotta dall’Ipsos per l’Istituto Toniolo nel 2012, ben il 46% dei giovani di età 18-24 anni sta prendendo in considerazione la possibilità, finito il percorso di studi, di andare a lavorare in un altro paese. Questo significa che l’espatrio non è più un’opzione presa in considerazione da una ristretta minoranza di cervelli. Se cade completamente la fiducia che valga la pena rimanere, non saranno in centinaia ad andarsene, ma potenzialmente milioni. I giovani in età 18-24 sono 4 milioni e 300 mila. Il 46% di disposti a far le valige indica che stiamo parlando di oltre 2 milioni di giovani.
Le nuove generazioni difficilmente faranno la rivoluzione in Italia. Molto più facilmente potranno prendere atto che l’Italia non crede più nel proprio futuro e che una separazione consensuale sia la soluzione migliore.

Cresce la disoccupazione nel mondo, colpiti i giovani

 

 

 

Fonte Ilo

 

I giovani sono la categoria piu’ colpita dalla crisi del mercato del lavoro e la situazione appare grave soprattutto in Europa. E’ quanto si legge nell’ultimo rapporto annuale dell’International Labour Organization (Ilo) sui trend globali dell’occupazione. “I giovani restano particolarmente colpiti dalla crisi, con 73,8 milioni di loro attualmente senza lavoro in tutto il mondo, ed è probabile che il rallentamento nell ‘attività economica spinga un altro mezzo milione di giovani tra i disoccupati entro il 2014”, si legge nel rapporto, “il tasso di disoccupazione giovanile, già cresciuto al 12,6% nel 2012, è previsto salga al 12,9% entro il 2017”.

“La crisi ha ridotto in modo drammatico le prospettive lavorative dei giovani, con molti di loro che restano disoccupati per lungo tempo sin dal loro ingresso nel mercato del lavoro, una situazione che non era mai stata osservata nei precedenti rovesci economici ciclici”, prosegue il rapporto, “Attualmente il 35% dei giovani disoccupati sono rimasti senza lavoroper sei mesi o piu’ nelle economie avanzate; nel 2007 erano il 28,5%”. Di conseguenza, “un numero crescente di giovani sono diventati scoraggiati e hanno lasciato il mercato del lavoro”. “Nei paesi europei, dove questo problema e’ particolarmente grave”, sottolinea l’Ilo, “il 12,7% dei giovani risulta non occupata, ne’ impegnata in attivita di studio o formazione, un tasso salito di quasi due punti dall’inizio della crisi”. Queste lunghe fasi di disoccupazione e scoraggiamento, “all’inizio della carriera di una persona”, avverte l’Ilo, “danneggiano anche le prospettive di lunghe termine, dato che le abilita’ professionali e sociali si erodono e non viene costruita un’esperienza di lavoro di valore”.

Sette giovani su 10 tornano a casa dopo il primo lavoro

 

I giovani e il futuro senza perdere di vista gli ideali dei fondatori.   “Dalle intuizioni di Giuseppe Toniolo alle sfide di oggi: la proposta per i giovani e il Paese”. È stato il tema dell’incontro promosso giovedì 10 gennaio nella sede dell’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori. Rilanciare il proprio contributo alla vita della Chiesa e della società italiana, sostenendo innanzitutto i giovani, l’obiettivo del convegno. Sono stati presentati i primi dati del Rapporto Giovani.

Quello che ne esce è «un ritratto ben diverso dallo stereotipo dei bamboccioni incapaci – ha detto Alessandro Rosina, uno dei docenti dell’Università Cattolica che collaborano alla ricerca -. I giovani italiani sono pronti a rimboccarsi le maniche, sono consapevoli della situazione di crisi e stanno facendo il possibile per adattarsi senza rassegnarsi. L’occupazione dei giovani italiani  è tra le più basse d’Europa e la maggior parte percepisce un salario che ritiene troppo basso per poter realizzare i propri progetti di vita. Solo un giovane su cinque si dice pienamente soddisfatto del proprio lavoro, nonostante il 90% pensi a esso come luogo d’impegno e realizzazione personale. La maggioranza è delusa dal sistema-Paese ma non rassegnata. La famiglia d’origine continua ad essere un punto di riferimento molto importante e spesso i giovani devono fare marcia indietro».

 

Servizio Tg Telepace

Formare i giovani a una cultura del lavoro

“Sono convinto che sia essenziale pensare a misure che investano sulla crescita integrale, umana e spirituale, delle nuove generazioni, e proprio per perseguire questo obiettivo mi sembra che sia prioritario offrire loro la possibilità di essere protagonisti e partecipi della vita civile. Le energie vanno lasciate libere di esprimersi in tutte le loro potenzialità. Per un rinnovato patto tra le generazioni serve l’impegno di tutti, prima di tutto di noi giovani per porre fine a quel meccanismo per cui deleghiamo a pochi la costruzione del presente e del futuro della convivenza civile. Non sia la retorica dei rimpianti e di chi crede che i giovani di oggi siano privi di speranze e opportunità a dettare l’agenda del nostro Paese”. Sono le parole di Alberto Ratti, presidente nazionale Fuci nel biennio 2010-2012, a margine del convegno di presentazione delle attività e del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo.

 

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http://www.incrocinews.it/milano-lombardia/il-toniolo-sfata-il-mito-br-dei-bamboccioni-1.69357

 

http://www.incrocinews.it/chiesa-diocesi/formare-i-giovani-br-a-una-cultura-del-lavoro-1.69464

 

http://www.incrocinews.it/milano-lombardia/toniolo-la-questione-giovanile-br-al-centro-dell-azione-1.69457

 

Senza lavoro il 37% dei giovani (15-24 anni):un record assoluto. Lo rileva l’Istat

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre è stato pari al 37,1%, un record assoluto, ai massimi sia delle serie mensili, da gennaio 2004, sia delle trimestrali cominciate nel quarto trimestre 1992.  Istat specifica che sono dati provvisori. La disoccupazione giovanile, ai massimi da 20 anni, ed ancora maggiore in Sardegna, è in aumento di 0,7 punti rispetto al mese precedente e di 5 punti nel confronto tendenziale. Il tasso di disoccupazione è all’11,1%.  Ma, guardando la fascia dei ragazzi dai 15 ai 24 anni, la disoccupazione ha raggiunto il record assoluto, almeno degli ultimi vent’anni. Il rapporto riguarda giovani in cerca di lavoro, non studenti. A novembre 2012 gli occupati sono 22 milioni 873 mila, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto a ottobre (-42 mila) sia su base annua (-37 mila). Il tasso di occupazione, pari al 56,8%, è in diminuzione di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e invariato rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 870 mila, registra un lieve calo (-2 mila) rispetto a ottobre. La diminuzione della disoccupazione riguarda la sola componente femminile. Su base annua la disoccupazione cresce del 21,4% (+507 mila unità). Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 641 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 37,1%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,0 punti nel confronto tendenziale.   Fonte Istat

Lavoro: Istat, 4 anni dopo il titolo occupato 45, 7% dei diplomati (-5%)

 

 

Fonte Istat

 

Cala l’occupazione tra i diplomati: nel 2011 lavorava il 45,7% di quanti hanno conseguito il titolo quattro anni prima, il 5% in meno della precedente rilevazione (riferita al periodo 2004-2007, condotta sui diplomati del 2004 intervistati a tre anni dal titolo). E’ uno dei dati che emerge dall’ultimo report Istat sui “percorsi di studio e di lavoro dei diplomati”.

Tra i giovani diplomati le sovrapposizioni tra attività di studio, lavoro e ricerca di occupazione sono abbastanza frequenti: poco più del 9% è uno studente lavoratore, il 6,8% lavora e, al contempo, cerca una nuova occupazione; il 7,2% studia e cerca lavoro; poco meno del 2%, oltre a lavorare, è impegnato a studiare e cercare un nuovo lavoro. Quattro anni dopo il diploma poco più del 4% non studia e non lavora.

Mentre tra i liceali prevale la scelta di continuare gli studi (quasi il 94%), chi proviene dai percorsi più professionalizzanti si orienta verso il mercato del lavoro (l’87,8% tra chi ha studiato in un istituto professionale e il 74,1% di chi proviene da un istituto tecnico).

I più elevati livelli di disoccupazione (superiori al 34%) si registrano tra i diplomati che hanno ricevuto una formazione artistica, liceale o magistrale, mentre i più bassi si rilevano tra i diplomati tecnici (22,4%) e quelli degli istituti professionali (21,4%).

Poco più dell’80% degli occupati svolge un lavoro di tipo continuativo, mentre il 19% lavora in modo occasionale o stagionale. Gli occupati con contratti a termine sono il 34,6%: il 27,3% ha un contratto a tempo determinato e il 7,3% ha un lavoro a progetto.

Nelle regioni del Mezzogiorno la quota di diplomati disoccupati a quattro anni dal titolo è più che doppia rispetto a quella che si rileva nelle regioni settentrionali (23% rispetto al 10,6% nel Nord-ovest e al 9,1% nel Nord-est).

 

Fonte Istat

Nuove generazioni comunicazioni futuro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In occasione della festa del loro patrono, san Francesco di Sales, sabato 26 gennaio 2013 all’Istituto dei ciechi di Milano, l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola,  incontra i giornalisti e i comunicatori, con cui dialogherà del rapporto fra le nuove generazioni e il mondo dell’informazione.

I lavori saranno introdotti dalla presentazione della ricerca inedita del Rapporto giovani. A partire da questi dati il cardinale Scola dialogherà con Enrico Mentana, direttore del tg de “La7”.  Nella seconda parte della mattinata interloquirà sul tema della mattinata con i giornalisti presenti.

 

 

programma_Dialogo_sul_giornalismo_S.Francesco di Sales

I Giovani lombardi si affidano a docenti, uomini in divisa e figure ecclesiali

Promuovono uomini e donne di Chiesa  (sacerdoti, missionari e insegnanti di religione) ma i consensi diminuiscono verso la Chiesa come istituzione nel suo complesso. In un quadro di sfiducia  generalizzata nei confronti delle Istituzioni, 6 giovani lombardi credenti su 10 promuovono la Chiesa, mentre estendendo il dato anche ai non credenti le bocciature aumentano.  Si fidano, però, della scuola e delle Forze dell’ordine.

Questa la sintesi del nuovo segmento del Rapporto Giovani campione rappresentativo su scala nazionale composto da  9000 ragazzi fra i 18 e i 29 anni.

Secondo il campione analizzato, la maggioranza dei giovani lombardi (oltre il 60%), dà alla Scuola e all’Università un voto positivo. Promosse anche le Forze dell’ordine. Anche in questo caso più del 57% dei ragazzi lombardi intervistati mostra fiducia nei confronti di chi indossa una divisa.

Il capitolo dedicato alla Chiesa è maggiormente articolato sia a livello italiano che lombardo. Innanzitutto si distingue il segmento dei giovani lombardi credenti: tra questi quasi  il 56% esprime un giudizio positivo. Il dato diminuisce considerando anche non credenti (33%).

Come per tutte le istituzioni, i giovani tendono a premiare maggiormente le figure più vicine, con le quali interagiscono quotidianamente e concretamente «segno che la fiducia passa attraverso la relazione – ha spiegato Pierpaolo Triani, docente di Metodologia dell’educazione e dell’insegnamento all’Università Cattolica -. Il dato sulla Chiesa come istituzione sollecita la comunità cristiana a una riflessione perché la sfiducia generale nella Chiesa risente della sfiducia nelle Istituzioni, ma l’attenzione maggiore verso le figure vicine ci spinge a investire nella relazione. Lo stesso vale per la scuola: dove c’è un contatto diretto e il giovane si sente coinvolto allora la fiducia aumenta. Cercano concretezza e capacità di dialogo che evidentemente non trovano nelle istituzioni nazionali percepite da loro come lontane».

Vanno meno bene i Sindacati che ottengono, in media, il 29% dei consensi, meno di 3 su 10 sia a livello nazionale sia a livello lombardo. Analizzando il dato per genere, i consensi salgono leggermente tra le donne (28%). Rispetto all’area geografica, è più alto il dato positivo nel Sud e nelle Isole (28%) rispetto al Nord (26%).

Si posiziona meglio l’ Unione Europea, che arriva al 46%. 

Interessante osservare, in particolare, come la fiducia negli Enti locali sia sensibilmente più alta in Lombardia, questo vale per la Regione ma soprattutto per i Comuni. La fiducia in chi amministra il Comune arriva vicina al 40% di consensi, mentre la Regione rimane sotto il 30%.

 In definitiva è migliore il dato locale rispetto a quello nazionale della fiducia nell’amministrazione dei Comuni, ovvero della politica più vicina al livello dei cittadini e in Lombardia considerata più efficiente, meno corrotta e in grado di fornire servizi di migliore qualità.

 

Bamboccioni per forza

Bamboccioni per forza. Sono oltre 6,9 milioni (il 52,9%) i giovani di 18-34 anni che vivono con almeno un genitore, mentre i Neet sono 3,2 milioni (il 23,9% dei giovani con età compresa tra 15 e 34 anni). Per questa categoria risulta dominante il problema del lavoro e delle relative difficoltà ad accedere a questo mercato. Il 60% degli italiani pensa che sia ingiusto pagare meno o dare meno tutele ai giovani che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro. Tuttavia, quasi il 92% ritiene che per i giovani sia opportuno accontentarsi del primo lavoro che capita, anche se a basso reddito o non adeguato al titolo di studio, pur di entrare in gioco. Non a caso, riguardo gli interventi per i quali sarebbe importante migliorare il welfare attuale con nuovi strumenti monetari (come sussidi, servizi, ecc.) oltre il 37% dei giovani richiama la precarietà del lavoro, il 29,2% la perdita dell’occupazione e il 33,6% la disoccupazione di lunga durata.

 

E’ quanto emerge dalla seconda indagine sulle prospettive del welfare realizzata da Censis e Forum Ania-Consumatori.

Censis, nel 2012 meno occupati. In sei mesi tagliati 240 mila posti per i giovani.

Lo rivela il Censis: Negli ultimi due anni la crisi ha fatto sentire i propri effetti sulla componente giovanile: tra il 2010 e il 2011, mentre l’occupazione in Italia cresceva, anche se di poco, il numero dei lavoratori con meno di 35 anni diminuiva del 3,2%, segnando una contrazione di 200.000 unita’. E per il 2012 il quadro sembra destinato a peggiorare, visto che nel primo semestre sono stati bruciati piu’ di 240.000 posti di lavoro destinati a giovani, con una diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 4%. E’ quanto emerge dal 46esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2012. Emerge anche che rispetto al 2001 l’età  media degli occupati si è spostata notevolmente in avanti: se dieci anni fa gli under 35 rappresentavano il 37,8% della forza occupazionale del Paese e gli over 55 il 10,1%, nel 2011 il contributo delle nuove generazioni e’ sceso al 26,4%.

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