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Risse tra giovani, frutto dell’isolamento forzato?

Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ospite a “Che giorno è” del 12 gennaio 2021.

Già nel primo lockdown molti giovani hanno riscontrato problemi di varia natura, come stress, ansie, umori negativi, stati depressivi e disturbi psicosomatici. Si registrava anche un aumento del rischio di comportamenti aggressivi e di tendenza alla trasgressione di norme sociali e legali, sopratutto tra i giovani più fragili.

Questa condizione continua di emergenza, di incertezza verso il futuro e di restrizioni non puo’ non pesare sui giovani: anche le famiglie in cui vivono sono fortemente in difficoltà, da molti punti di vista. Tutto ciò aumenta il loro senso di sfiducia e di depressione: non possiamo, dunque, occuparci dei giovani solo quando si verificano episodi di violenza ma dobbiamo fornire loro un supporto e un aiuto costante.

Qui l’intervista integrale e la puntata completa.

«Quando gli uomini non sognano più le cattedrali, non sono più nemmeno in grado di costruire belle soffitte»

Hands folded in prayer on a Holy Bible in church concept for faith, spirtuality and religion

In questi anni mi è capitato più volte di prendere in esame il rapporto tra il mondo giovanile e la Chiesa e tra i giovani e la fede. Alcuni dati sono chiari. Sta crescendo l’indifferenza verso l’ambito religioso e il distacco culturale verso il linguaggio e i contenuti del cristianesimo; va aumentando la sfiducia nella Chiesa come istituzione.

Dall’altro lato vi è un nucleo di giovani, una minoranza, che riconosce la fede cristiana e la vita ecclesiale come un aspetto importante della propria vita; c’è un numero più ampio che è attento alla propria vita spirituale e che coltiva una personale adesione al Vangelo, ma senza considerare rilevante la mediazione della Chiesa.

La forza aggregativa e formativa delle comunità ecclesiali nei confronti dei giovani è andata indebolendosi, anche se, fortunatamente, molte parrocchie mantengono una loro vitalità e progettualità e non viene meno l’impegno della Chiesa nella cura della vita dei giovani.

Qui la riflessione completa di Pierpaolo Triani, pedagogista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, sulle prospettive di una nuova pastorale giovanile pubblicata su “Avvenire” del 13 maggio.

7×1:Giovani ai tempi del coronavirus

7×1, il programma del’Istituto Toniolo che in sette minuti racconta una novità, in onda il sabato alle 18.40 e in replica domenica alle 13.00 su Radio Marco.

Come hanno vissuto ventenni e trentenni il lockdown e quali prospettive intravedono? L’Osservatorio Giovani ha svolto la prima indagine internazionale su condizioni e aspettative delle nuove generazioni all’apice del lockdown, condotta tra fine marzo e inizio aprile 2020, su un campione di 2000 persone, rappresentativo dei residenti in Italia tra i 20 e i 34 anni (e campioni di 1000 coetanei spagnoli, francesi, tedeschi e britannici). 

I risultati dell’indagine sono illustrati nel volume “Giovani ai tempi del coronavirus. Quaderni Rapporto Giovani, n. 8” edito da Vita e Pensiero, disponibile gratuitamente in formato e-book in italiano e in inglese. 

Ascolta qui la puntata integrale!

E il Covid frena la “parità”. Peccato, bastava un secolo

“L’ impatto delle crisi non è mai gender-neutral – scrivevano qualche settimana fa le Nazioni Unite – e il Covid-19 non fa eccezione”. In effetti, che la pandemia non sia imparziale nell’imporre le sue leggi a donne e uomini è evidente in tutte le regioni italiane: nella violenza domestica, nella cura dei malati, nella gestione dei figli senza scuola, nella perdita del lavoro, soprattutto quello precario e debole a prevalenza femminile. Statistiche definitive ancora non ci sono.

Uno studio dell’Istituto Toniolo ha comunque misurato che il 52,5 per cento delle donne vive un peggioramento netto delle proprie condizioni di vita, contro un 45,2 per cento degli uomini. Più in generale, la pandemia e i lockdown hanno accentuato situazioni esistenti e accelerato tendenze in essere: per l’Italia, la realtà era già seriamente problematica prima del Covid-19, per quel che riguarda la condizione femminile.

Qui l’articolo completo de Il Corriere della Sera – 29 dicembre 2020

Un anno in bianco per i giovani europei a causa del Covid

Giovani italiani, lontani dal mondo del lavoro.

In Italia, che è stata al centro della prima ondata dell’epidemia, i giovani erano già duramente colpiti dall’economia (30% di disoccupazione, uno dei tassi più alti dell’UE). La crisi degli ultimi mesi non ha aiutato. E la parte riservata ai giovani nel famoso piano di ripresa avviato da Bruxelles non ha placato le ansie degli interessati.

Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, intervistato da Rfi, Radio France Internationale.

Qui l’articolo completo.

Don Goccini ospite a TeleReggio

“Ho la fortuna di partecipare al comitato scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo che ogni anno produce un Rapporto sui giovani dai diciotto ai trent’anni circa e anche un’indagine sugli adolescenti, la cosiddetta “Generazione Z”.

Sabato 19 dicembre Don Goccini è stato ospite a TeleReggio.

Qui l’intervista completa.

Incertezza Covid. Per ora niente figli

Disoccupazione, precarietà: oltre alla mancanza di una sicurezza economica, a mettere i bastoni tra le ruote delle nuove generazioni è arrivato anche il Covid e gli italiani sono quelli che ne risentono di più.

In base al Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, a gennaio 2020 il numero di giovani che stava pianificando di avere un figlio nell’anno in corso era all’incirca lo stesso nei Paesi europei più grandi, leggermente più alto in Italia e Francia (26,6% e 27,5%) rispetto a Germania, Spagna e Regno Unito (21,4%, 21,6% e 23,6%). Tuttavia, la crisi sanitaria ha ribaltato la situazione: l’Italia è il Paese dove più giovani (36,5%) hanno deciso di abbandonare il progetto di avere un figlio.

Qui l’articolo completo su Il Corriere della Sera (Buone Notizie) – 5 gennaio

La rinuncia ai figli e il declino italiano

Nel suo tradizionale discorso di fine anno il Presidente Mattarella ha messo bene in luce l’ impatto della crisi sanitaria sul Paese, ma anche sulle storie individuali e sui progetti di vita. Ha, infatti, ricordato che la pandemia «ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società. Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove. Tutto ciò ha prodotto pesanti conseguenze sociali ed economiche». Ha, inoltre, aggiunto che la crisi sanitaria «ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo ulteriore delle nascite, spia dell’ incertezza che il virus ha insinuato nella nostra comunità».

Quale sarà la demografia italiana nel “new normal”? Quale significato e
condizioni troverà la scelta di avere un figlio? Se ci chiediamo cosa
caratterizzerà il percorso del Paese dopo la pandemia, una prima risposta è senz’ altro quella di una popolazione italiana che andrà continuamente a ridursi. L’ Italia è entrata in una fase nuova della sua storia, quella del declino demografico. Una fase che condizionerà tutto il percorso successivo di questo secolo. 

Qui l’articolo completo di Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, su Il Sole 24 Ore.

7×1: Adolescenti & Adulti. Alla ricerca di legami di prossimità

7×1, il programma del’Istituto Toniolo che in sette minuti racconta una novità, in onda il sabato alle 18.40 e in replica domenica alle 13.00 su Radio Marco.

Raccontiamo il progetto “Adolescenti & Adulti. Alla ricerca di legami di prossimità” ideato dal Tavolo Educativo Don Lorenzo Milani, i Servizi Sociali dei Comuni delle Valli e Dolomiti Friulane e l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo.

Ascolta qui la puntata integrale!

L’emergenza demografica che chiude l’anno nero

Nel 2020 tutti gli aspetti della vita sociale ed economica sono stati vissuti in condizione di emergenza. In modo inatteso e mai sperimentato in precedenza dalle generazioni nate nell’Italia repubblicana.

Ai rischi e ai timori per la salute si è, infatti, fin da subito aggiunto anche il disagio materiale (sul fronte del lavoro, del reddito, dell’organizzazione familiare) e quello emotivo (per le difficoltà nelle relazioni sociali e l’incertezza nei confronti del futuro). È stato però anche un periodo in cui persone, famiglie, aziende, istituzioni, hanno dovuto guardare la realtà in modo diverso. In molti casi, la necessità di rimettere in discussione pratiche consolidate ha aperto anche nuove opportunità che hanno portato a soluzioni migliori, destinate a rimanere anche oltre l’emergenza. Si è, inoltre, rafforzata la consapevolezza che, sotto molti aspetti, non sarà possibile tornare come prima, ma anche che, sotto molti altri, è bene cogliere la discontinuità per iniziare una fase nuova.

[…] Il quadro attualmente più completo delle conoscenze disponibili, delle ricerche in corso (in ambito nazionale e internazionale) e delle evidenze empiriche emergenti, si può trovare nel Rapporto «L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni», curato dal gruppo di esperti su «Demografia e Covid-19» istituito ad aprile dalla ministra Bonetti, e presentato ieri in un webinar promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia. Riguardo alle nascite, i dati parziali dei primi otto mesi dell’anno evidenziano già una riduzione di circa 6.500 nati rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo significa che, al netto della pandemia, il 2020 si preannunciava già in ulteriore diminuzione.

Qui l’articolo completo de Il Sole24Ore

*fra le fonti citate dall’articolo: Istituto Toniolo, “Giovani e Covid-19”.

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