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In cammino con il Sinodo – Ferrara

Sono quatro gli appuntamenti “In cammino con il Sinodo” promossi dagli Uffici pastorali diocesani di Ferrara in collaborazione con Osservatorio Giovani e Azione Cattolica. Gli incontri, a partire dalla presentazione del volume “Il futuro della fede” alla presenza della curatrice Paola Bignardi, sono previsti dal mese di ottobre 2018 a gennaio 2019.

Qui di seguito il calendario

 

“Di generazione in generazione”

Credenti, ma aperti al dialogo, meno attaccati dei loro padri alla tradizione. Il ritratto dei giovani lombardi figli di migranti cristiani e di altre religioni nella ricerca dell’Osservatorio Giovani “Di generazione in generazione”.

Che cosa rappresenta la fede per i figli dei migranti? Come la vivono nel nuovo contesto? Qual è il rapporto con la tradizione ereditata dai loro padri? La ricerca, edita da Vita e Pensiero e realizzata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano con la collaborazione di Fondazione Migrantes e degli Uffici Migranti delle dieci diocesi lombarde, risponde a queste domande intervistando giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, residenti in Lombardia, che si professano cristiani cattolici, ortodossi, evangelici, e che appartengono ad altre religioni: buddisti, induisti, musulmani e sikh.

«Non è vero che il mondo sta cambiando perché arrivano i migranti, ma piuttosto è vero il contrario: il mondo è cambiato ed è per questa ragione che giungono da noi persone da altre parti del mondo. Con il sinodo “Chiesa dalle genti”, che si concluderà il prossimo 3 novembre, la Diocesi di Milano si è messa davanti allo specchio e ha preso atto di questa realtà: per noi cattolici è più importante il battesimo della nazionalità scritta sul passaporto. La Chiesa ambrosiana deve imparare a parlare a fedeli che hanno incontrato la nostra stessa fede in altre parti del mondo e che ora sono tra noi, cominciando proprio dai giovani».

Lo ha detto don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti della Diocesi di Milano, durante la presentazione ,in Arcivescovado a Milano, del volume “Di generazione in generazione. La trasmissione della fede nelle famiglie con background migratorio” (ed. Vita e pensiero) ricordando che tra le persone di origine straniera presenti nella Diocesi il 57% è di religione cristiana e tra questi il 33% è di confessione cattolica.

«La Chiesa ha bisogno di crescere nella sua capacità di ascoltare la realtà che vive. Molte Diocesi in Italia si stanno dotando di strumenti di ascolto; quella milanese, forse anticipando i tempi ha avviato un processo ecclesiale per passare dall’ascolto al cambiamento delle pratiche», ha sottolineato riferendosi proprio al sinodo Chiesa dalla genti, padre Giacomo Costa, direttore responsabile di Aggiornamenti Sociali, segretario speciale del Sinodo dei Vescovi “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” cui l’indagine condotta nelle diocesi lombarde trae ispirazione.

«I giovani che vengono da altri paesi ci chiedono di immaginare con creatività il volto della Chiesa di domani. Dobbiamo farlo insieme a loro senza paura», ha insistito mons. Franco Agnesi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Milano e delegato per la Pastorale dei Migranti nella Conferenza episcopale lombarda.

Venendo ai contenuti dell’indagine, il professor Fabio Introini, ricercatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Osservatorio Giovani Istituto Toniolo ha messo in evidenza che «Oltre ad essere “nativi cosmopoliti”, i giovani di oggi sono orientati a un forte pragmatismo, cioè alla voglia di fare, di costruire, di impegnarsi. Trovare il linguaggio adatto per parlare ai giovani significa sempre più spesso, lasciare la parola all’azione. Dalla ricerca emerge che tutti i leader intervistati hanno riconosciuto, seppur con gradazioni diverse, una certa “protestantizzazione” della fede giovanile, vissuta tendenzialmente in modo più privato che pubblico. E anche presso i giovani che sembrano più lontani dal linguaggio di una fede “formalmente” riconoscibile come tale, la fede è presente come domanda di senso e tensione spirituale. Se la fede si privatizza, anche l’attenzione delle comunità e dei suoi leader deve essere individualizzata. Secondo gli intervistati,  la comunità religiosa deve essere aperta alle altre, capace di costruire un tessuto di relazioni interetniche».

Il volume “Di generazione in generazione. La trasmissione della fede nelle famiglie con background migratorio (ed. Vita e Pensiero) raccoglie i risultati dell’indagine realizzata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano con la collaborazione di Fondazione Migrantes e degli Uffici Migranti delle dieci diocesi lombarde.

L’indagine qualitativa è stata svolta intervistando 149 persone residenti in Lombardia di fede cattolica, ortodossa, evangelica, buddista, induista, musulmana e sikh.  In particolare, sono stati intervistati in profondità giovani di età compresa tra i 18 e 29 anni, i loro genitori e i principali leader delle comunità religiose di appartenenza.

Secondo i ricercatori per gli adulti intervistati, l’esperienza migratoria non solo non ha fatto perdere loro la fede, ma ha addirittura aumentato l’attaccamento ad essa, rinforzandola. Anche per questo motivo i migranti di prima generazione considerano importante riuscire a trasmetterla ai propri figli. Questi ultimi, pur rispettando le peculiarità dei propri genitori, hanno, invece, iniziato a interiorizzare alcune caratteristiche che il rapporto con la fede assume presso i giovani italiani. Come questi, tendono infatti a privilegiare una fede che non si accompagna necessariamente a una forte appartenenza o a un legame con le istituzioni che la rendono esperienza collettiva e ne guidano la pratica.

Tanto per i cristiani delle differenti confessioni quanto per appartenenti alle altre religioni la famiglia riveste un ruolo decisivo nella trasmissione delle proprie tradizioni e degli elementi portanti della propria religione. Inoltre, rispetto e fede sono i valori riconosciuti dalla maggioranza come più importanti: ciascuno è libero di coltivare la propria fede, di credere nella propria religione, ma il rispetto di se stessi e degli altri è fondamentale.

Per i giovani cattolici e ortodossi, un po’ meno per gli evangelici, la pratica religiosa è sentita come una pesante e arrugginita armatura, da indossare controvoglia, in un contesto socio-culturale sempre più secolarizzato.

Per i musulmani, i sikh e in misura decisamente minore per i buddisti, la fatica di raccogliere il testimone sta nel dovere fare consapevolmente la scelta di praticare una fede cui tutto il contesto è tendenzialmente ostile (musulmani) o che impone regole e precetti che rendono così marcatamente diversi, da doversi continuamente spiegare (sikh).

Le giovani generazioni, per lo più nate e cresciute in Italia sono contaminate dall’incontro con la cultura del Paese ospitante, che produce un effetto di ibridazione, ma soprattutto una sorta di ammorbidimento di alcuni elementi.

Il valore del rispetto reciproco è importante per tutti gli intervistati. Per fare un esempio, appurato che la religione è una parte importante nella vita dei giovani musulmani, si registrano episodi interessanti, proprio riguardo al tema del “rispetto”. Se nella compagnia di amici, c’è una persona musulmana, che ha necessità in alcuni momenti della giornata di fermarsi e pregare, gli altri lo sanno, lo accettano, lo rispettano e ciò avviene con molta naturalezza. Se il sabato sera il gruppo delle amiche esce e va in discoteca, la musulmana resta a casa, le altre lo sanno e lo accettano. Questo significa che le culture/le religioni quando hanno la possibilità di incontrarsi e conoscersi possono acquisire elementi utili per stare assieme, mantenendo le proprie differenze intrinseche.

Per i giovani intervistati, appartenenti a tutti i gruppi religiosi oggetto dell’indagine, essere a contatto con modi diversi di vivere la fede è visto come un arricchimento, qualcosa che, rimanendo nel proprio Paese di origine, non si sarebbe altrimenti potuto avere.

Il pluralismo, in questa visione, esalta la libertà di scelta, rende consapevoli delle basi del proprio credo, consente di metterle in discussione e le sottopone a costruttiva critica. Ci si può, come emerge dal racconto di alcuni giovani, costruire una fede personale che supera l’educazione standard e diventa un’esperienza vissuta ad un livello più alto di approfondimento. Conoscere altre religioni, inoltre, consente di trovare “i luoghi del dialogo”, i punti in comune piuttosto che le differenze inconciliabili.

Fellowship Program U.N. – New York 2019

L’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori offre a laureandi e studenti postgraduate dell’Università Cattolica del Sacro Cuore l’opportunità di intraprendere un internship presso gli uffici della Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite in New York.

Questa iniziativa, alla II edizione nel 2018, si inserisce nel quadro di collaborazione con le Rappresentanze della Santa Sede in Ginevra (ONU), Parigi (UNESCO), Vienna (ONU, OIDA), Strasburgo (Consiglio d’Europa) e con il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale (Città del Vaticano).

L’obiettivo del Programma è di inserire presso la Rappresentanza a New York uno studente motivato e competente: allo studente selezionato verrà infatti garantita una formazione on-the-job con funzioni operative nello staff della Missione.

La durata dell’intership è fissata in sei mesi, con inizio previsto a gennaio 2019. La borsa di studio, dell’importo di € 9.750 è corrisposta dall’Istituto Toniolo. Il rinnovo del beneficio, al termine del primo semestre, è possibile per un massimo di altri cinque mesi. In caso di rinnovo, la borsa di studio verrebbe conseguentemente aumentata di € 8.250, per un totale lordo complessivo di € 18.000. Tutti gli importi indicati sono da considerarsi al lordo delle imposte dovute.

Il Fellowship Program si propone in questo modo di perseguire l’obiettivo condiviso della promozione dei diritti umani fondamentali e dei valori cristiani, e di contribuire in modo tangibile al dialogo tra la tradizione accademica cattolica e l’impegno diplomatico della Chiesa.

Si ricorda che il termine inderogabile per la presentazione delle domande è  lunedì 8 ottobre 2018, ore 12.00.

Qui tutti i documenti

“Felicemente italiani”

“Felicemente italiani” è il titolo del nuovo volume edito da Vita e pensiero sul tema immigrazione. Da un punto di vista particolare, quello dei giovani. L’indagine è stata curata da Rita Bichi, Paola Bignardi, Fabio Introini, Cristina Pasqualini ed è prevista a fine maggio l’uscita in tutte le librerie.

Giovani italiani, dai 18 ai 29 anni, vivono nella stessa nazione ma hanno storie diverse. Alcuni di loro sono cittadini italiani per nascita, altri perché l’hanno acquisita provenendo da una migrazione, propria o della famiglia di origine. Il numero di ragazzi italiani con background migratorio aumenta ed è destinato a crescere in futuro: la convivenza delle differenze si fa quotidiana, innalza barriere e costruisce ponti, produce conflitti, ma anche ricchezza materiale, culturale, relazionale. Quali sono le diversità tra i giovani italiani dalla nascita e quelli che lo sono diventati in seguito? Qual è la loro disposizione nei confronti dell’altro, dello straniero, del ‘diverso’? È un invasore, un fratello, un antagonista, un amico? Le indagini svolte dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo restituiscono un quadro nel quale prevale un atteggiamento di difesa e di diffidenza nei confronti degli immigrati. Questa disposizione incide sulla quotidianità delle relazioni? Influisce sui valori e sugli atteggiamenti prevalenti? E sulla progettualità e la visione del futuro? La ricerca, promossa da Fondazione Migrantes, i cui risultati sono presentati in questo libro, ha origine proprio dalla necessità di approfondire i percorsi e i processi attraverso i quali si formano le opinioni rispetto ai migranti, agli stranieri, all’altro percepito diverso da sé. Il campione, formato da 204 giovani distribuiti su tutto il territorio nazionale, comprende 60 intervistati con background migratorio, provenienti da 28 diversi Paesi del mondo. È questa la prima ricerca in Italia che, in maniera così ampia, si occupa di loro.

Rita Bichi è professore ordinario di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano). Paola Bignardi è coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. Fabio Introini è ricercatore di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano). Cristina Pasqualini è ricercatrice di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano).

 

7×1: La trasmissione della Fede nei giovani delle famiglie migranti

In questa puntata di 7×1, il programma del’Istituto Toniolo che in sette minuti incontra una personalità che racconta una novità in onda il sabato alle 18.40 e in replica domenica alle 13.00 su Radio Marconi, parliamo della ricerca ”Di generazione in Generazione. La trasmissione della fede nelle famiglie con background migratorio” volta al rapporto tra i giovani delle famiglie migranti e la fede. Ci introduce al tema Fabio Introini, ricercatore presso la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e componente dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo. Ha curato il volume in uscita in questi giorni per Vita e Pensiero. Questa indagine è stata promossa dall’Osservatorio Giovani con la collaborazione di Fondazione Migrantes e degli uffici migranti di dieci Diocesi lombarde.

 

 

Giovani, futuro, presente – interviste ai giovani

Si è svolta domenica 5 maggio la 95a Giornata per l’Università Cattolica, promossa dall’ Istituto Giuseppe Toniolo, Ente fondatore e garante dell’Ateneo. “Passione, talento, impegno. Cercando il mio posto nel mondo” è il tema dell’edizione 2019. Ecco il video racconto della giornata e le testimonianze di alcuni studenti dell’Università Cattolica.

Il video racconto del significato della Giornata

Tarek Aljaber

Abdoul Razak Koura

Federica Bove

Annalisa Pellegrino

Stefano Saldi

Laura Vischi

Angela Macheda

Alice Dusso

Alessandro Pierdomenico

Andre’ Ndereyimana

Nove videolezioni a partire da temi e dati dell’Osservatorio Giovani

Guarda i video:








Perché donare e perché ricevere?

Jessica Ollio è di Condofuri (RC) e frequenta il III anno di Economia e management internazionale (Facoltà di Economia e giurisprudenza) a Piacenza. Ha fatto l’esperienza del Collegio Sant’Isidoro.

– Che cosa hai provato appena ti è stato comunicato che avresti ricevuto la Borsa di studio?
Il primo sentimento provato è stato di incredulità; non riuscivo a credere che fosse realmente possibile, ero convinta fosse uno scherzo o uno sbaglio. Successivamente, ho provato sollievo, ho preso consapevolezza del fatto che avrei potuto pagarmi gli studi per un po’ di tempo e quindi aiutare la mia famiglia. Una volta presa coscienza, ho avuto gratitudine e speranza.
– Che cosa ti fa pensare il fatto che ci sono degli adulti che decidono di incoraggiare il tuo percorso di studi con una disinteressata generosità?
Più che pensare, mi ha dato modo di sperare che ci sia ancora gente adulta che crede in noi. Che crede in questa generazione tanto additata e criticata. Sapere che ci sono ancora persone che “scommettono” su di noi, che credono in noi così tanto da farci questo dono, mi fa credere che ci sia ancora possibilità.
– Quali i progetti per l’anno prossimo?
Innanzitutto finirò gli studi. Concluderò il percorso intrapreso tre anni fa e successivamente vorrei fare un apprendistato o un altro stage e nel mentre decidere che specialistica intraprendere e dove.

 

Chiara Mapelli ha frequentato il I anno del corso di Economia e gestione aziendale (Facoltà di Economia) nelle sede UC di Milano. È di Busto Arsizio (VA).
– Che cosa hai provato appena ti è stato comunicato che avresti ricevuto la Borsa di studio?
Appena ho ricevuto la comunicazione della notizia sono rimasta molto sorpresa, non mi aspettavo proprio di ricevere questa Borsa di studio. La mia sorpresa però si è trasformata subito in tanta gioia e contentezza, soprattutto dopo aver scoperto che i fondi per le Borse di studio sono donati da sostenitori e amici dell’università in memoria dei loro parenti defunti. Ora sento che il mio impegno nello studio deve essere ancora più grande perché ho la consapevolezza che, oltre ai miei genitori e alle persone che mi stanno vicino, anche i miei donatori sono interessati ai miei studi e al mio futuro. Questo è sia una soddisfazione e motivo di orgoglio personale, ma è anche una responsabilità: so che dovrò impegnarmi non solo per me stessa, ma anche per loro. Credo che sia il modo migliore per dimostrare loro la mia gratitudine.
– Che cosa ti fa pensare il fatto che ci sono degli adulti che decidono di incoraggiare il tuo percorso di studi con una disinteressata generosità?
Questo gesto mi ha fatto molto riflettere, credo che non sia da tutti decidere di interessarsi a uno studente sconosciuto e di sostenerlo anche economicamente nel percorso di laurea. È un atto di grande generosità e altruismo, fatto probabilmente da persone a cui la vita ha dato tanto, e che decidono di restituire agli altri parte di quello che hanno ricevuto. Il gesto di questo dono è forse ciò che più rende speciale la Borsa: è un gesto di attenzione verso gli altri, inaspettato, che fa molto piacere e che riempie il cuore di riconoscenza.
– Quali i progetti per l’anno prossimo?
L’anno prossimo ho intenzione di dedicare molto tempo allo studio così da poter approfondire di più le mie conoscenze. Vorrei inoltre continuare gli studi della lingua cinese, già iniziati alle scuole superiori, dando il Business Chinese Test di livello intermedio alla prima data disponibile. Inoltre l’estate prossima mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero, per migliorare la conoscenza delle lingue straniere e magari per dare con anticipo alcuni esami del terzo anno. Oltre all’università continuerò a fare l’educatrice in oratorio dei ragazzi di prima superiore perché credo che questa sia un’esperienza importante, che mi permette di aiutare a crescere (e di crescere a mia volta) tanti ragazzi con i valori della fede cattolica.

 

Patrizia Sanpietro è di Frescarolo (PV), è una maestra in pensione ed è venuta in contatto col Toniolo attraverso il Concorso per le scuole cui ha partecipato con le sue classi per alcuni anni. Aveva già istituito una borsa in memoria (dei suoi genitori) lo scorso anno, mentre quest’anno l’ha istituita col marito in memoria del papà e della zia di lui.
– Che esperienza è donare?
Donare è concretizzare un ideale di amore e di solidarietà cristiana in un gesto spontaneo che nasce dal cuore. Donare è rendere tangibile un aiuto fatto con gioia, gioia che poi è la vera ricompensa dell’atto stesso del dare. Donare è ancora più significativo quando non viene chiesto ma chi dona sa di regalare una speranza ineguagliabile: quella che accende le menti ed i cuori e fa credere nella bontà dell’uomo. Si dice: “Dona, aiuta e poi dimenticatelo”. Sì, si può dimenticare ma ciò che resta nella nostra vita dopo l’esperienza del donare non si potrà mai cancellare perché ci cambia profondamente.
– Perché ha scelto di finanziare una borsa di studio?
Ho deciso di accompagnare i giovani dell’Università Cattolica con lo strumento della Borsa di Studio perché ho sempre sostenuto gli alunni meritevoli ed aiutato coloro che si trovavano in difficoltà economiche e sociali. Poterlo fare in questo modo, mi ha permesso di completare il mio percorso di solidarietà nei riguardi del prossimo. Ritengo che una Borsa di Studio a giovani studenti possa essere il giusto traguardo per me che, come ex insegnante, ho coltivato giovanissimi talenti fornendo loro le basi della conoscenza indispensabili per garantirsi traguardi più importanti e significativi, spronandoli a migliorarsi e a credere nel valore dell’istruzione. E la soddisfazione più grande è stata scoprire quante eccellenze ci siano ancora tra giovani studiosi, responsabili e capaci di progettare il futuro con tenacia, dedizione e amore nei confronti del sapere e dello studio.
– Cosa significa per lei avere istituito la borsa in memoria di una persona cara?
Aver istituito per due anni consecutivi una Borsa in memoria dei miei cari, è stato un impegno molto soddisfacente. In primo luogo, è stato un riconoscimento postumo ai miei genitori che hanno creduto nel valore del donare e dell’aiuto, riuscendo a trasmettermelo pur nella semplicità della loro vita. Poi la gratitudine per aver ricevuto questi insegnamenti e valori che mi hanno formato e fortificato, anche dai familiari di mio marito. Non si è mai sufficientemente grati ai nostri cari per tutto il loro amore e per ciò che ci hanno donato. Rendere loro omaggio in questo modo è una immensa soddisfazione e una gioia inesprimibile.

Maria Alice Baserga ha risposto così alle nostre domande:

– Che esperienza è donare?
Donare è per me una gioia quando quel dono è essenziale o utile per chi lo riceve; non per cose inutili o superflue che vengono presto abbandonate (es. i tantissimi giochi dei bimbi oggi).
Donare perchè la persona possa realizzare un suo progetto, meglio se utile anche agli altri, o sviluppare i suoi talenti o crescere nella conoscenza o competenza o avere una vita più dignitosa, questo per me è molto bello.
– Perché ha scelto di finanziare una borsa di studio?
Credo che sia molto utile aiutare i giovani intelligenti e capaci, particolarmente se non hanno possibilità economiche. Sia mio nonno paterno che mio padre avevano vinto un posto gratuito al Ghislieri di Pavia. E così mio padre ha potuto fare Medicina con ottimi risultati e poi, sempre con una borsa di studio è stato in Germania a specializzarsi. Mio padre diceva che ogni nuovo nato non è per la sua famiglia ma per il mondo. E così non si puó abortire. ( questo molto prima dell’approvazione x legge dell’aborto).
E mio padre fu nel 1946 fra i fondatori delle Società italiana ed europea di ematologia, riceveva fondi x ricerche anche dagli USA ecc.  Se non avesse potuto studiare gratuitamente tutto quello che ha fatto non ci sarebbe stato,almeno per merito suo.
– Cosa significa per lei avere istituito la borsa in memoria di una persona cara?
É stato un modo di perpetuarne la memoria, far sapere quanto teneva all’Università Cattolica per tutta la sua vita. Tra l’altro l’amica che è venuta con me sta pensando di fare una Borsa in memoria del fratello, quindi può anche essere uno stimolo per altri.
Nel mio caso specifico la famiglia della ragazza vincitrice abita nella via del cimitero dove mia mamma (di Catania) è sepolta e mi hanno detto che sarebbero andati sulla sua tomba. Essendo io lontana è una consolazione avere qualcun altro (oltre alle tre amiche anziane di Sondrio) che la ricorda.

Margherita ha risposto così alle nostre domande:

– Che cosa hai provato appena ti è stato comunicato che avresti ricevuto la Borsa di studio?

Appena ricevuta la borsa di studio, ho provato una sensazione di profonda gioia e stupore, in quanto non mi aspettavo inizialmente di ricevere questa notizia. È stato tutto così veloce, dalla chiamata, al colloquio, alla mail di conferma: quando è arrivata la telefonata, non potevo crederci!

– Che cosa ti fa pensare il fatto che ci sono degli adulti che decidono di incoraggiare il tuo percorso di studi con una disinteressata generosità?

Questo gesto di disinteressata generosità nei miei confronti, e nei confronti di tutti i ragazzi che hanno ricevuto le borse di studio in memoria, alimenta secondo me un senso di continuità tra le generazioni, una sorta di passaggio del testimone. Infatti il primo pensiero che ho avuto una volta saputo dell’iniziativa è stato che mi piacerebbe, se la professione me lo consentirà, istituire a mia volta, in futuro, una borsa di studio in memoria. Probabilmente la dedicherei a mio padre, che ho perso quando ero piccola: è stato infatti il primo a insegnarmi l’importanza di restituire tutto ciò che la vita ti ha offerto.
Inoltre posso dire che è stato sicuramente un incentivo per i miei studi, per gli esami che erano ormai alle porte. Sentire che qualcuno ha creduto così tanto in te da “scommetterci” sopra, senza voler nulla in cambio, è stata una spinta motivazionale molto forte, che mi ha permesso di superare brillantemente anche gli scogli più impegnativi, come esami del calibro di Istologia e Genetica.

– Quali i progetti per l’anno prossimo?
L’anno prossimo cercherò sicuramente di impegnarmi al massimo, come ho già fatto durante quest’anno accademico: seguendo le lezioni e rimanendo in regola con gli esami, possibilmente con la media alta che sono riuscita a raggiungere, coltivando quella che, oltre alla mia scelta di vita, è la mia passione: la medicina.

Per il Sinodo insieme Avvenire e Osservatorio Giovani

Per il Sinodo dei giovani, nel mese di ottobre, Avvenire e Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo collaborano per raccontare i giovani di oggi attraverso dati, statistiche, storie. Un viaggio attraverso la condizione giovanile di oggi che ha avuto inizio mercoledì 4 aprile e si ripresenterà con una nuova tappa ogni mercoledì fino al Sinodo dei vescovi sui giovani. Qui tutte le attività di Osservatorio Giovani e Istituto Toniolo in avvcinamento al Sinodo

La prima puntata: Giovani in movimento, una scoperta per tutti
Avvenire – 5 aprile 2018

La seconda puntata: Giovani che progettano ma il rischio è arrendersi
Avvenire – 11 aprile 2018

La terza puntata: Nell’ascolto dei giovani un’alleanza che nasce
Avvenire – 18 aprile 2018

La quarta puntata: Tra giovani e politica confronto a due volti
Avvenire – 26 aprile 2018

La quinta puntata: Adolescenti alla ricerca di adulti che educhino
Avvenire – 9 maggio 2018

La sesta puntata:  Giovani volontari. Cultura del dono contro la liquidità
Avvenire – 24 maggio 2018

La settima puntata: La scuola dei giovani? Fa diventare cittadini
Avvenire – 30 maggio 2018

L’ottava puntata: Aperto e cosmopolita il volto del Paese giovane
Avvenire – 6 giugno 2018

La nona puntata: Giovani che partono, ci vuole una speranza
Avvenire – 13 giugno 2018

La decima puntata: Via l’ipoteca dal futuro delle nuove generazioni
Avvenire – 20 giugno 2018

L’undicesima puntata: Giovani senza fede? No, c’è una sete nuova
Avvenire – 4 luglio 2018

La dodicesima puntata: Tra i giovani e la Chiesa un ponte di domande
Avvenire – 11 Luglio 2018

La tredicesima puntata: I Millennials e il cinema. C’è movimento in sala
Avvenire – 18 Luglio 2018

La quattordicesima puntata: Abitare i social network non è gioco da ragazzi
Avvenire – 1 agosto 2018

La quindicesima puntata: Accompagnare i giovani. Così si aprono al Mistero
Avvenire – 15 agosto 2018

La sedicesima puntata: L’affettività dei giovani è senza un progetto?
Avvenire – 22 agosto 2018

La diciassettesima puntata: Giovani e religiosità esploratori dell’ignoto
Avvenire – 29 agosto 2018

La diciottesima puntata: Il pluralismo religioso richiede risposte giovani
Avvenire – 12 settembre 2018

Il video di Osservatorio Giovani

Guarda il video di Osservatorio Giovani!

 

Quali sono le sfide educative verso le nuove generazioni?

Con “Giovani, futuro presente” l’ Osservatorio Giovani dell’ Istituto Giuseppe Toniolo offre uno strumento di formazione “video” sulla condizione giovanile in Italia.  I giovani, nel nostro Paese, sono spesso al centro del dibattito pubblico. Da qui la necessità di conoscerli meglio, di avere dei punti di riferimento per fare luce sulla loro realtà.
I Millennials e la Generazione mobile

Giovani, competenze e autonomia

Giovani, immigrazione e multiculturalismo

Giovani e politica

I Millennials, una generazione social

Giovani e famiglia di origine

Giovani e religiosità

Giovani e infertilità di coppia

La parola alla demografia

Dialogo fra religioni

La pedagogia del pellegrinaggio

Esperienze di vita comunitaria

Il dialogo personale

La comunità educante: l’oratorio

Essere padre

Essere madre

Essere nonni

Essere sacerdote

Essere scuola

Educare per le Istituzioni

La paternità spirituale

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