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Giovani al voto: meno della metà ha già deciso chi votare

Solo il 14% dei Millennials ha già iniziato a informarsi sui programmi dei partiti e il 53% boccia la politica italiana

I DATI DEL RAPPORTO GIOVANI

I giovani (e giovani-adulti) intervistati a pochissime settimane di distanza dalle elezioni politiche del 4 marzo mostrano una grande incertezza sia sulla decisione di andare a votare sia sul simbolo da indicare sulla scheda.

Circa il 30% è sicuro di andare a votare ed è convinto sulla preferenza da dare. Uno scarso 15% sa già chi voterà, anche se non si sente pienamente rappresentato dal partito che indicherà. La grande maggioranza è indecisa. Chi è assolutamente certo che non andrà a votare è il 5% degli intervistati. Il 14% è fortemente tentato a non andarci. Si aggiunge a questi un 9% che pensa di andare al seggio solo se nelle ultime settimane troverà proposte davvero convincenti (si sale al 13% tra chi non trova lavoro). In totale si tratta di un 28% che potrebbe con buona probabilità disertare il voto.

Tra chi non ha ancora le idee chiare su chi votare ma considera la partecipazione elettorale un valore in sé è pari al 17,3% (si sale al 22% tra gli studenti). Chi pensa di usare il voto più che a favore di un partito, con l’obiettivo di non far prevalere forzeche considera dannose è oltre 1 su 10 (11,2%).

È quanto emerge da un’indagine promossa dall’Istituto Toniolo nell’ambito del Rapporto Giovani e realizzata da Ipsos dall’1 al 9 febbraio su un campione rappresentativo di 2.225 residenti italiani tra i 20 e i 35 anni (generazione dei Millennials) in collaborazione con Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.

Rispetto ai temi della campagna elettorale, quelli che possono, se trattati in modo convincente, incidere sulla decisione del voto sono soprattutto due: gli incentivi per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e la politica fiscale (tassazione, sgravi, ecc.). Il primo è indicato da quasi un intervistato su tre (32%, i più sensibili sono tra i più giovani, con una percentuale superiore al 43% e i disoccupati per i quali si sale al 36%), il secondo da quasi uno su quattro (23,5%, qui invece sono i lavoratori i più interessanti, la percentuale nel loro caso sale al 29%). I temi più urgenti sono quindi quelli legati al lavoro e agli aspetti economici che raccolgono oltre la metà dei consensi.

Segue al terzo posto la distribuzione di risorse tra generazioni (10,2%). Solo il 13% dei Millennials intervistati ha già iniziato a informarsi sui programmi dei partiti, un dato in coerenza con l’alta incertezza già vista dei giovani rispetto alla decisione sul recarsi alle urne e su chi votare.

Una percentuale analoga, all’opposto, non sente nessun interesse (in larga parte si tratta di quelli che non andranno a votare). Un altro 11,5% ritiene poco rilevante il contenuto dei programmi sulla decisione del voto. I disinteressati alle proposte elettorale delle forze politiche sono nel complesso sono 1 su 4.

Tra gli altri prevale (40% circa) la posizione di chi pensa sia utile farsi un’idea, ma non è del tutto certo che lo farà. Un 22% afferma, invece, che prima delle elezioni senz’altro leggerà i programmi. Rispetto alle fonti di informazione, prevale quella più semplice, ovvero l’ascolto delle interviste dei candidati in televisione e i dibattiti televisivi (28%). Alta è anche  l’informazione sui siti internet qualificati (24,1%, si sale al 36% per i laureati). Le opinioni di parenti e amici sono la fonte più importante per il 12,2%). Seguono su valori più bassi (sotto il 10%) la radio e la carta stampata. In fondo i social network (5,9%). Questo valore basso dei social network testimonia quantomeno la consapevolezza della scarsa qualità dell’informazione veicolata e l’alta presenza di fake news.

Alla base di tutto sta uno scarso interesse per come è oggi la politica in Italia. A bocciarla è oltre la metà dei giovani (53% circa). Ci sono però rilevanti differenze per titolo di studio e in particolare rispetto alle condizioni in cui i giovani si trovano. Gli studenti, non ancora confrontati con le difficoltà del mondo del lavoro, pur avendole presenti essendo molto discusse nel dibattito pubblico, tendono ad essere molto più favorevoli (voto positivo per circa il 60%, anche se solo 1 su 5 promuove con voti elevati). Chi ha un lavoro (spesso non del tutto coerente con la propria formazione e con retribuzioni medio-basse) è molto più critico (i voti positivi scendono al 46% circa). I Neet (chi non studia e non trova lavoro) sono i più severi: solo il 36% promuove la politica italiana attuale. Per oltre il 40% è da bocciare senza appello.

«Questi dati mostrano una grande incertezza, a pochi giorni dal voto, rispetto alla decisione di recarsi alle urne, fortemente legata anche alla scelta del partito o del movimento da indicare sulla scheda – ha detto Alessandro Rosina, curatore dell’indagine, docente di Demografia e Statistica Sociale all’Università Cattolica -. Molti devono ancora informarsi sui programmi e sulle proposte. Appiano comunque in larga misura ben disposti, pur se in larga parte disillusi, a farsi convincere nel caso di proposte davvero concrete e convincenti. È verosimile quindi che molti decideranno negli ultimissimi giorni. I dati evidenziano anche come la possibilità di recuperare un rapporto più virtuoso con la politica ci sia e passa attraverso un riscontro più positivo e diretto rispetto alla sua capacità di migliorare le condizioni delle nuove generazioni, a partire dalla formazione, passando per il lavoro e arrivando a piena realizzazione dei propri progetti di vita»

Leggi il comunicato stampa

 

Il giudizio generale sul Governo uscente è negativo per il 51,1%, ma sale al 56,2% se il giudizio è chiesto sull’operato nel migliorare le condizioni delle nuove generazioni.

Rispetto alle coalizioni in campo, l’aspettativa prevalente è che a raccogliere più voti sarà il centrodestra alle elezioni del 4 marzo.

Se si chiede verso chi si ripone invece più fiducia pensando al futuro del paese, i risultati sono sensibilmente diversi. IL centrodestra raccoglie complessivamente il 14,9%, il centrosinistra lì’11,7%, la sinistra il 5,4%. Più sopra il M5S al 20,4%. Ben il 41,7% che non si sente in grado di assegnare fiducia a nessuna di tale coalizioni.

Solo il 7,7% degli intervistati considera la politica totalmente inutile, irrimediabilmente pensata come esercizio del potere e non a favore del bene comune. Il 21,5% non è del tutto negativo, ma è poco convinto sulla possibilità che possa migliorare il paese. Prevalgono in ogni caso coloro che considerano la politica potenzialmente uno strumento utile (49,8%), mentre oltre uno su cinque (20,9%) ne è pienamente convinto.

«Emerge però un risultato in qualche modo confortante – rileva Andrea Bonanomi, ricercatore di Statistica Sociale dell’Università Cattolica –  ovvero che tra i più giovani (quelli con età inferiore o uguale a 24 anni) la percentuale di coloro che pensano che la politica sia un utile strumento per migliorare la vita dei cittadini sale al 77,9%. In coloro che si stanno affacciando per la prima volta, o chi sono appena affacciati al mondo della politica sembra quindi esserci ancora uno spiraglio di fiducia e di possibilità, che i partiti devono in qualche modo alimentare e tenere vivo con proposte convincenti e credibili, a partire proprio dal tema dell’ingresso nel mondo del lavoro, tema prioritario per gli elettori più giovani»

Più critica diventa la valutazione sull’attuale quadro politico italiano, sia in termini di risultati che ha dimostrato di produrre sia rispetto alla capacità di mettersi in sintonia e di includere le nuove generazioni.

Secondo il 26,2% i partiti attuali non offrono alcun vero spazio di partecipazione e azione delle nuove generazioni. Per quasi il 50% ciò avviene solo in modo limitato. Meno di uno su quattro pensa che opportunità vere di coinvolgimento vengano offerte da almeno una forza politica.

La percezione di apertura più bassa è presentata dalle classi sociali più svantaggiate.

Se però una apertura autentica ed effettiva ci fosse nei confronti dei giovani che vogliono impegnarsi, l’opinione per molti intervistati diventerebbe più favorevole. In tal caso la visione della politica migliorerebbe “abbastanza” per la metà degli intervistati, e “molto” o “moltissimo” per il 24,3%.  Il riconoscimento del miglioramento con un maggior coinvolgimento dei giovani aumenta sensibilmente con il titolo di studio.

Una ampia maggioranza di giovani è quindi aperta verso la possibilità di un maggior coinvolgimento e di un miglioramento della politica.

Lo conferma il fatto che alla domanda ‘Anche se è molto difficile, è ancora possibile per tutti impegnarsi in prima persona per cercare di far funzionare meglio le cose in Italia’

solo il 26% non concorda. Anche chi ha titolo di studio basso concorda in quasi il 70% dei casi, ma si sale al 78% tra i laureati.

NOTA INFORMATIVA

Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Istituto Giuseppe Toniolo presso campione casuale rappresentativo dei giovani residenti sul territorio italiano nati dal 1982 al 1997 stratificato per quote di genere per età, livello di scolarità, condizione lavorativa per area geografica di residenza, area geografica di residenza per dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 2.225  interviste (su 8.431 contatti), mediante metodologia mista CATI/CAWI, dall’1 al 9 febbraio 2018. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it.

 

7×1: chi è il consulente dei social media?

Ecco una nuova puntata di 7×1 che continua a raccogliere le testimonianze di giovani professionisti. Oggi ci chiediamo: chi è il consulente dei social media? Abbiamo incontrato Marco Nebuloni che lo fa di lavoro. “Non sono un nativo digitale. Ho scelto questo mestiere perché mi sono reso conto che i social stanno cambiando la società. Individuo bisogni, prospettive e opportunità che qualsiasi professionista può cogliere per ottimizzare la sua comunicazione che deve essere adeguata ai nuovi mezzi”.

Ascolta la puntata integrale:

 

Famiglia (s)conness@, Catanzaro 21 febbraio

Famiglia (s)conness@: le relazioni familiari al tempo della rete: mutamenti, pericoli, risorse

A Catanzaro il prossimo 21 febbraio alle 17, presso il Seminario Pio X in Aula magna, ne parleranno

Mons. Rocco Scaturchio, Rettore Seminario Pio X – Catanzaro

Antonio Peduto, Seminarista, V anno – Locri

Paola Bignardi, Coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo

Introduce e conclude Don Domenico Concolino, Cappellano Campus Università ‘Magna Graecia’ – Catanzaro

Locandina Catanzaro

Premi e borse di studio per merito a 200 studenti dell’Università Cattolica, 20 febbraio

L’Università Cattolica e l’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore e garante dell’Ateneo, premiano con risorse proprie gli studenti meritevoli. Tra loro, i migliori studenti diplomatisi nel 2017 e gli studenti con la media più alta già iscritti all’Ateneo milanese

Martedì 20 febbraio saranno premiati 200 studenti individuati in base all’esclusivo criterio del merito.  100 di loro erano diplomandi e nel mese di maggio 2017 hanno vinto un concorso nazionale tenutosi su 10 città italiane tra oltre 1500 partecipanti, ottenendo una borsa per iscriversi in Università Cattolica (Borse START e RUN). Gli altri 100 sono, invece, studenti già iscritti all’Ateneo e verranno premiati poiché hanno ottenuto la media accademica più alta nel rispettivo corso di laurea (Premi SMART).

All’evento (Aula Magna, largo Gemelli 1 a Milano alle ore 17.30), promosso dall’ Università Cattolica e dall’Istituto Giuseppe Toniolo con la collaborazione di Fondazione EDUCatt, interverranno il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, Andrea Mezzadra, partner di BDO Italia, Elisabetta Soglio, Responsabile Buone Notizie – Corriere della Sera, Antonella Sciarrone-Alibrandi, Presidente Fondazione EDUCatt e, per l’Istituto Toniolo, Paola Bignardi.

Sulla scia di una sempre più consolidata collaborazione tra Università e mondo del lavoro, questa iniziativa si rivolge anche alle aziende che vogliono investire sugli studenti meritevoli. In particolare a sostenere l’edizione in corso è stata BDO Italia, parte del network globale di revisione contabile e consulenza alle imprese (www.bdo.it), con l’offerta di ulteriori 15 Premi di studio per i 15 migliori studenti iscritti al II anno del Corso di Laurea Magistrale in Economia.

Virtuale è reale: i dati di Rapporto Giovani

Virtuale è reale: il 91,8% dei giovani italiani crede che l’hate speech abbia conseguenze sulla vita
delle persone offese.  Solo il 10% reputa che non sia una forma molto grave di aggressione dell’altro. Ce lo raccontano i dati del Rapporto Giovani 2018.

“Parole a scuola”: venerdì 9 febbraio a Milano circa 2.000 docenti da tutta Italia. Una giornata di formazione gratuita organizzata da ATS Parole O_Stili e MIUR su competenze digitali e ostilità nei linguaggi

Le parole ostili (hate speech) hanno conseguenze nella vita reale: ne è convinto il 91,8% dei giovani italiani. A scattare la fotografia sulla consapevolezza dei rischi della Rete sono i dati rilevati da un approfondimento condotto nell’ambito del Rapporto Giovani. Al contempo però il 19,1% riconosce che l’hate speech sia una forma della comunicazione on line e non una espressione di reali sentimenti. Una contrapposizione che evidenzia come non tutti gli utenti della rete, giovani compresi, siano in grado di possedere le stesse competenze.

Su questa tema il Rapporto Giovani (indagine dell’Istituto Toniolo in collaborazione con Università Cattolica, con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo), ha intervistato un campione di giovani tra i 18 e i 35 anni di 5 diversi Paesi europei – Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito.

È da presupposti come queste che nasce l’esigenza di rispondere al bisogno di formazione e strutturazione di competenze digitali, partendo proprio dall’ambiente scolastico.

Proprio il tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi sarà al centro di “Parole a scuola”, una giornata di formazione gratuita per docenti organizzata dall’ATS Parole O_Stili in collaborazione con il MIUR, che si tiene oggi, venerdì 9 febbraio, presso la sede milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’evento ha anche lo scopo di fornire agli insegnanti italiani gli strumenti per educare alla cittadinanza digitale e creare un nuovo percorso didattico che porti il Manifesto della comunicazione non ostile nelle classi d’Italia. Durante la giornata, infatti, l’Associazione Parole O_Stili consegnerà ai docenti oltre 100 schede didattiche, uno strumento operativo per affrontare i temi dell’educazione e della cittadinanza digitale attraverso i 10 principi del Manifesto, già adottato e diffuso dal MIUR nelle scuole italiane con l’avvio dell’anno scolastico in corso.

Presente all’evento sarà la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli che illustrerà alla platea d’insegnanti in modo più approfondito la ricerca “EU Kids Online per Parole O_Stili”.

«La giornata di oggi – ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli – è una finestra di approfondimento per sminare il campo dal discorso d’odio, dal cyberbullismo, dalla manipolazione del linguaggio che inquinano la vita democratica del Paese. È un’importante occasione di formazione sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi rivolta a circa 2.000 docenti di scuole di ogni ordine e grado provenienti da tutto il territorio nazionale. A loro consegniamo oltre 100 schede didattiche, uno strumento operativo per affrontare i temi dell’educazione e della cittadinanza digitale attraverso i 10 principi del Manifesto della comunicazione non ostile, già adottato e diffuso dal MIUR nelle scuole italiane con l’avvio dell’anno scolastico in corso. Sono risorse preziose a sostegno delle insegnanti e degli insegnanti, cui spetta il compito di guidare le nuove generazioni nel loro percorso di crescita di cittadine e cittadini responsabili e consapevoli. L’educazione digitale delle nostre bambine e dei nostri bambini, delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi deve essere una delle nostre priorità. Le nuove generazioni devono imparare a prendere consapevolezza dei loro diritti, della loro libertà, della loro dignità che nessuno può e deve oltraggiare. E anche delle loro responsabilità. A noi comunità educante il compito di contrastare con forza e con determinazione quelle distorsioni che possono ostacolare la libera crescita di ciascun giovane».

Dopo una fase plenaria, in cui saranno presenti la Ministra Valeria Fedeli e la Presidente della Rai Monica Maggioni, gli insegnanti parteciperanno a 30 tra lezioni frontali e workshop. Fra i panel organizzati, alle 11.20 si terrà il panel “Dalla Costituzione al Manifesto: le parole per crescere”: l’ex magistrato Gherardo Colombo e il vicedirettore del Corriere della Sera dialogheranno con 400 studenti.

I DATI DEL RAPPORTO GIOVANI

Secondo i dati del Rapporto Giovani, Internet non è percepito, dai giovani intervistati, come luogo in cui vigono particolari moratorie, anche nei confronti della violenza. Insomma, il “virtuale” non depotenzia l’impatto della violenza né lo giustifica derubricandolo come gioco linguistico o rituale proprio della comunicazione on line.

Osservando i dati guardando non al disaccordo, ma all’accordo con l’affermazione proposta, le percentuali sarebbero esigue: sommando le percentuali di chi si dichiara abbastanza e molto d’accordo sulla accettabilità dell’hate speech, in quanto divertente, otteniamo i seguenti dati: giovani italiani 8,8%, francesi 7%, spagnoli 6,8%, tedeschi 10,2%, inglesi 12,4%.
Quelli che non rientrano in queste modalità di risposta (per nulla d’accordo, abbastanza d’accordo, molto d’accordo) sono coloro o che non si sono espressi o non sono nè d’accordo nè in disaccordo. I giovani di tutti i paesi considerati considerano “reale” l’hate speech soprattutto in virtù della gravità delle sue conseguenze. Solo percentuali intorno al 10% non sono per nulla d’accordo sul fatto che “è una forma molto grave di aggressione dell’altro”.
Percentuali analoghe esprimono accordo nullo sul fatto che “ha conseguenze sulla vita reale delle persone offese”.
Quasi un giovane su due mostra accordo nullo con l’idea che l’hate speech siano solo parole. Occorre, comunque, precisare che, osservati in altro modo, gli stessi dati fornirebbero sensazioni diverse, perché considerando le percentuali di accordo elevato (abbastanza+molto d’accordo) si ottengono percentuali significativamente basse (a parte il Regno Unito per cui tale accordo catalizza il 23,9% dei giovani ivi residenti). Un discorso analogo merita il considerare l’hate speech come forma di comunicazione on line e non espressione di sentimenti reali. Visti i livelli di accordo significativo, le percentuali sono le seguenti: intervistati italiani 19,1%, francesi 20,2%, spagnoli 19,3%, tedeschi 19,6%, inglese 28,3%. Il trend complessivo indica che comunque circa un giovane su 5 pensa che essendo un fenomeno che ha luogo in internet, non abbia a che fare con sentimenti reali (il che peraltro non significa che non abbia comunque conseguenze reali per le vittime che lo ricevono).

«Nel complesso il fattore Internet sembra non assolvere, non concedere moratorie e non alleggerire – in quanto “meramente virtuale” – il fenomeno dell’hate speech, di cui si riconoscono le conseguenze reali e gravi sulle persone che ne sono vittime – ha detto Fabio Introini, che ha curato questa parte di ricerca per il Rapporto Giovani con Cristina Pasqualini-. Rispetto alle percentuali, non elevate ma comunque significative, di chi riconosce che l’hate speech è una forma della comunicazione on line e non una espressione di reali sentimenti (in Italia il 19,1%) possiamo dire che potrebbe trattarsi di una fascia di rispondenti particolarmente riflessiva e capace di muoversi con competenza tra i diversi linguaggi della media culture. Dall’altro ci fa dire, proprio in conseguenza di ciò, che non tutti gli utenti della rete, giovani compresi, siano in grado di possedere queste stesse competenze».

 

«I dati della ricerca mostrano come sia diventato molto comune imbattersi in messaggi verbalmente violenti, con contenuto d’odio e denigrazione. Per la grande maggioranza degli intervistati tale fenomeno rispecchia anche le tensioni nella società reale, oltre ad essere legato alla ‘maleducazione’ delle singole persone. I Millennials intervistati sembrano in larga misura consapevoli delle ferite e del danno provocato, ma non tutti ne sono pienamente convinti. Emerge un’ampia esigenza di un codice di comunicazione che aiuti a esprimersi ma anche a non cadere nella trappola dell’ostilità come reazione verso chi accusa o aggredisce verbalmente, migliorando le competenze linguistiche e mediali degli utenti, soprattutto quelli in condizioni di maggiore fragilità – afferma Alessandro Rosina, coordinatore del Rapporto Giovani».

 

Comunicato stampa

 

I ragazzi e la Rete

Presentati i dati della ricerca “EU Kids Online per MIUR e Parole O_Stili”

Il 58% degli 11-17enni non difende le vittime quando legge messaggi d’odio o offensivi sul Web. Aumentano le esperienze negative in Rete: dal 6% del 2010 al 13% del 2017

Aumenta la percentuale di ragazze e ragazzi che vivono esperienze negative navigando in Internet: erano il 6% nel 2010, sono diventati il 13% nel 2017. Il 31% degli 11-17enni dichiara di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi rivolti a singoli individui o gruppi di persone, attaccati per il colore della pelle, la nazionalità̀ o la religione. Di fronte all’hate speech il sentimento più diffuso è la tristezza (52%), seguita da rabbia (36%), disprezzo (35%), vergogna (20%). Ma nel 58% dei casi gli intervistati ammettono di non aver fatto nulla per difendere le vittime.
Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca “EU Kids Online per MIUR e Parole O_Stili” su rischi e opportunità di Internet per bambini e ragazzi, condotta dall’OssCom (Centro di ricerca sui media e la comunicazione) dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’ATS Parole Ostili (formata da Associazione Parole O_Stili, Università Cattolica e Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo).
L’indagine è stata presentata oggi a Roma in occasione dell’evento “Crea, connetti e condividi il rispetto: un’Internet migliore comincia con te”, organizzato dal MIUR per lanciare il programma di iniziative sulla navigazione sicura e responsabile in Rete previsto nella prima settimana di febbraio. Data centrale sarà quella del 6 febbraio: a Roma, al teatro Brancaccio, si celebrerà il Safer Internet Day 2018, la Giornata internazionale dedicata alla navigazione sicura in Rete e alle opportunità che questa può offrire alle ragazze e ai ragazzi. L’evento è organizzato in Italia dal Consorzio Generazioni Connesse, attivato per promuovere un corretto uso della Rete e contrastare il cyberbullismo e coordinato dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del MIUR. A Roma saranno presenti 700 studentesse e studenti. Tutte le scuole sono state invitate a organizzare eventi, attività di formazione e informazione destinate agli alunni e alle famiglie. Il 6 febbraio, in concomitanza con il Safer Internet Day si terrà anche la seconda edizione della Giornata nazionale “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”.

Altro evento di rilievo nazionale sarà quello previsto il 9 febbraio a Milano, con l’iniziativa “Parole a scuola”, una giornata di formazione gratuita per docenti sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi organizzata dall’ATS Parole O_Stili, che si terrà presso la sede milanese dell’Università Cattolica.

“La prima settimana di febbraio sarà ricca di iniziative e momenti di riflessione: faremo un bilancio delle azioni messe in campo quest’anno, ma lanceremo anche i prossimi passi. I dati che presentiamo oggi sono un ulteriore strumento per orientare la nostra azione e ci dicono con chiarezza che, vista anche la frequenza sempre più elevata con cui le ragazze e i ragazzi navigano in Rete durante la giornata, come comunità educante dobbiamo fare la nostra parte. Dobbiamo far sì che abbiano le competenze per un uso corretto e attivo degli strumenti di navigazione, ma anche per orientarsi e saper leggere in modo consapevole le informazioni che trovano in Rete – ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli -. Non partiamo però da zero: il MIUR è già fortemente impegnato affinché le ragazze e i ragazzi possano avere una piena cittadinanza digitale. La Rete è una grande opportunità, ma dobbiamo fare in modo chele nostre giovani e i nostri giovani sappiano riconoscere e isolare i rischi e le situazioni problematiche che possono verificarsi navigando”.

Il 2017 è stato un anno molto importante per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, per l’educazione a un uso consapevole e appropriato della Rete, anche sul fronte del linguaggio, ha ricordato la Ministra. “Penso all’approvazione della prima legge dedicata a questi temi, la 71 del 2017, che attribuisce a una pluralità di soggetti compiti e responsabilità ben precisi, ribadendo il ruolo centrale delle scuole. Proprio in attuazione di quella legge, il 6 febbraio prossimo, nella stessa giornata in cui celebreremo il Safer Internet Day, avvieremo i lavori del Tavolo tecnico inter-istituzionale, insediato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e coordinato dal MIUR, che elaborerà un Piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo e realizzerà un sistema di raccolta di dati per monitorare l’evoluzione di questi fenomeni, avvalendosi anche della collaborazione della Polizia postale e delle comunicazioni e di altre Forze di polizia. Abbiamo a disposizione 1 milione di euro per le azioni di contrasto”.

Fra le iniziative centrali di quest’anno, ha proseguito Fedeli, “ci sono collaborazioni importanti come il Protocollo siglato con Parole O_Stili per favorire buone pratiche di comunicazione non ostile nelle scuole, a partire da un prezioso strumento come il Manifesto elaborato e proposto dall’Associazione. Le nuove generazioni devono imparare a prendere consapevolezza dei loro diritti, della loro libertà, della loro dignità che nessuno può e deve oltraggiare. Anche in Rete. Per riuscire nel risultato è fondamentale una grande alleanza educativa che ci veda insieme, scuola, famiglie, istituzioni, territori, media, uniti per raggiungere questo obiettivo”.

I dati della ricerca
Accesso e usi
Lo smartphone è il principale strumento con cui ragazze e ragazzi accedono a Internet: è usato quotidianamente per andare online dal 97% dei 15-17enni e dal 51% dei bambini di 9-10 anni. Se l’88% dei ragazzi italiani usa Internet a casa ogni giorno, il 44% lo usa quotidianamente quando è fuori  per recarsi da qualche parte (per strada, sui mezzi pubblici, etc.) e il 42% mentre è fuori per conto proprio. Fra gli adolescenti di 15-17 anni, la percentuale di chi usa tutti i giorni Internet quando è fuori casa sale al 74%. Cresce anche il numero di ragazzi di 9-17 anni che usa Internet tutti i giorni a scuola (26%), soprattutto fra gli adolescenti di 15-17 anni (49%). Le attività online più diffuse sono quelle relative alla comunicazione e all’intrattenimento: il 77% delle ragazze e dei ragazzi di 9-17 anni usa internet tutti i giorni per comunicare con amici e familiari, poco più della metà guarda video online e visita quotidianamente il proprio profilo sui social media. Il 37% usa Internet quotidianamente per fare i compiti a casa.

I rischi
Dalla ricerca presentata oggi emerge che sono in aumento i ragazzi che hanno avuto esperienze su Internet che li hanno turbati: dal 6% del 2010 al 13% nel 2017. Il 31% degli intervistati (fascia 11-17 anni) ha dichiarato di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi contro un individuo o un gruppo, attaccati per il colore della loro pelle, nazionalità̀ o religione. Di fronte a questi contenuti le ragazze e i ragazzi hanno provato tristezza (52% dei casi), disprezzo (36%), rabbia (35%) e vergogna (20%). Nonostante ciò il 58% del campione afferma di non aver fatto nulla. Il 42%, comunque, ha cercato di aiutare la vittima. Sono poi il 6% le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi di 9-17 anni che sono stati vittime di cyberbullismo nell’ultimo anno, il 19% quelli che vi hanno assistito. In questo caso i ragazzi si dividono equamente fra quanti hanno cercato di aiutare la vittima (49%) e quanti non hanno fatto nulla (50%). Aumenta l’esposizione a siti o blog con discussioni legate a contenuti negativi razzisti e discriminatori (33% degli intervistati).

“Nella convinzione del fondamentale ruolo svolto dai docenti nell’educazione dei giovani ad un uso consapevole e rispettoso del web, si è voluto organizzare per loro, in Università Cattolica, il prossimo 9 febbraio, “Parole a scuola”, una giornata di confronto su queste tematiche. L’iniziativa rientra a pieno titolo nell’attività di Terza Missione sociale dell’Ateneo, essendo volta a favorire l’applicazione della conoscenza per contribuire al miglioramento del tessuto sociale del nostro Paese”, dichiara Antonella Sciarrone Alibrandi, Prorettore vicario dell’Università Cattolica.

Le risposte ai rischi
Ancora alto il numero di ragazze e ragazzi che adottano risposte passive ai rischi di Internet, ignorando il problema o sperando che si risolva da solo (35%). Nel 25% dei casi non parlano con nessuno delle esperienze su Internet che li hanno turbati o fatti sentire a disagio, nel 27% dei casi risolvono il problema chiudendo semplicemente la pagina web o l’app che stanno leggendo/utilizzando. Il 22% di chi ha avuto un’esperienza negativa su Internet ha reagito bloccando un contatto sui social network. Il 10% ha modificato le proprie impostazioni di privacy in seguito a un’esperienza negativa. Solo il 2% ha segnalato contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme. Ma se si decide di rivolgersi a qualcuno, i problemi causati dalla Rete si affrontano o con gli amici (47%) o con i genitori (38%).

“Parole a scuola”, l’iniziativa per promuovere un uso corretto delle tecnologie
Il 9 febbraio a Milano la Ministra Valeria Fedeli illustrerà in modo più approfondito la ricerca “EU Kids Online per Parole O_Stili” a circa 2.000 docenti di scuole di ogni ordine e grado provenienti da tutto il territorio nazionale, in occasione di “Parole a scuola”, un’iniziativa organizzata dall’ATS Parole O_Stili in collaborazione con il MIUR e che vedrà una giornata di formazione gratuita sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi.

Dopo una fase plenaria, in cui saranno presenti la Ministra Fedeli e la Presidente della Rai Monica Maggioni, gli insegnanti parteciperanno a 30 tra lezioni frontali e workshop per un totale di 3.600 ore di formazione gratuita.

“L’entusiasmo dei docenti nella collaborazione al progetto e degli studenti nella conoscenza dei 10 principi sono il segnale più autentico che il Manifesto della Comunicazione non Ostile può essere uno strumento didattico molto valido. Aiuta a scoprire le tante opportunità della rete ma facilita la consapevolezza che il “virtuale” può diventare un pericolo nel “reale” dei ragazzi”, dichiara Rosy Russo, ideatrice del progetto Parole O_Stili.

Durante la giornata del 9 febbraio, inoltre, l’Associazione Parole O_Stili consegnerà ai docenti oltre 100 schede didattiche, uno strumento operativo per affrontare i temi dell’educazione e della cittadinanza digitale attraverso i 10 principi del Manifesto della comunicazione non ostile, già adottato e diffuso dal MIUR nelle scuole italiane con l’avvio dell’anno scolastico in corso.

Il comunicato stampa
I dati della ricerca

I giovani e la politica

“Il 40% dei giovani lontano dalla politica. Solo il 35% aderisce convintamente ad un partito o movimento in campo”

Difficile oggi prevedere quanti giovani andranno alle urne il 4 marzo e quale forza politica sceglieranno.

Ci sono però due elementi solidi che possono aiutare a capire l’orientamento delle nuove generazioni.

Il primo è l’atteggiamento di fondo verso i singoli movimenti e partiti, che consente di ottenere un’idea sul bacino potenziale da cui può pescare ciascuna forza politica. Il secondo è la distanza da tutta l’attuale offerta politica, che permette di ricavare una misura della possibile astensione.

In uno studio in corso di pubblicazione nell’edizione 2018 del Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo, sono stati analizzati in modo approfondito i dati di un’indagine condotta ad ottobre 2017 sull’atteggiamento delle nuove generazioni (campione di 3034 persone di età 20-34 anni rappresentativo su scala nazionale) verso la politica e sul loro orientamento al voto, in combinazione con il profilo sociale, la condizione economica e i valori di riferimento.

L’indagine sarà pubblicata, in aprile, nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2018” (ed. Il Mulino), che raccoglierà dati e analisi dell’indagine dell’Istituto Toniolo realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.

In una delle domande chiave dell’indagine veniva chiesto di assegnare un giudizio da 1 a 10 a ciascuna delle forze politiche italiane. Oltre il 40 percento degli intervistati le ha bocciate tutte, evidenziando una disaffezione verso tutta l’offerta politica.

Il rimanente 60 per cento ha trovato almeno una forza politica a cui dare la sufficienza (giudizio da 6 in su). Sul totale degli intervistati a ottenere la parte più elevata di giudizi positivi (o quantomeno non negativi) è il Movimento 5 stelle con un valore pari al 30 per cento. Questo significa che la metà di chi ha dato almeno una sufficienza (i non del tutto “disaffezionati”) ha indicato il M5S tra i partiti visti favorevolmente.

Si tratta di un bacino potenziale di voti perché se il giudizio positivo porta l’intervistato che lo ha espresso a prendere in considerazione la possibilità di votare il M5S, lo stesso intervistato può aver dato un giudizio favorevole anche ad un’altra forza politica e alla fine scegliere quest’ultima (o non andare a votare). Il bacino potenziale ci dice solo che l’intervistato guarda con possibile interesse il partito/movimento corrispondente, ma la possibilità di recarsi al seggio e dare un voto effettivo dipende da fattori che si giocano nelle ultimissime settimane della campagna elettorale.

Dopo i 5 stelle si collocano Pd e Lega con un bacino potenziale attorno al 20% (su tutti i giovani, e pari al 30% su chi non è “disaffezionato”). Segue Forza Italia con il 15,5%, mentre le ali più a sinistra e più a destra arrivano attorno al 13%.

Detto in altre parole chi è lontano da tutti i partiti/movimenti è pari al 40%. Se tutti gli altri andassero a votare, più o meno convinti, il M5S potrebbe arrivare al 50% se riuscisse a mobilitare verso le urne tutto il suo bacino potenziale. Il Pd e la Lega potrebbero al massimo arrivare al 33%, Forza Italia non molto oltre il 25%.

Ma chi sono i “disaffezionati”? Che caratteristiche hanno? È interessante notare come oltre metà di questa larga disaffezione (il 52,5%) non si riconosce nella distinzione tra destra e sinistra. Questo significa che più di un disaffezionato su due (quindi oltre il 20% di tutti i giovani) non è solo lontano dagli attuali partiti ma si sente estraneo alla politica.

Questi sono i giovani che rischiano di rinunciare definitivamente ad occuparsi della politica, non in termini di partecipazione ma anche di informazione e interesse. Risultano, infatti, anche i più lontani dalle istituzioni presentando un livello di fiducia più basso anche rispetto agli elettori del M5S.

È comunque interessante notare come, tra chi si dispone nell’asse Destra/Sinistra, prevalgano i disaffezionati di area centro-sinistra: il 30,5% contro il 16,0% di area centro-destra. Si tratta in buona parte di delusi dall’esperienza di governo degli ultimi anni.

“I dati di questa ricerca evidenziano come ben quattro intervistati su dieci si sentano lontani da tutte le forze in campo. Eppure l’attuale offerta politica propone un ampio menù di partiti di governo e di opposizione, di destra e di sinistra, tradizionali e antisistema – commenta Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani – Va, inoltre, evidenziato che solo poco più di un giovane intervistato su tre esprime una vicinanza univoca e forte ad almeno un partito o movimento. Emerge, quindi, un bacino molto ampio di incertezza e potenziale astensione che va a confermare l’idea di un comportamento elettorale delle nuove generazioni molto fluido e difficile da prevedere (sia rispetto alla scelta di andare a votare, sia rispetto a quale segnale dare con il proprio voto formalmente espresso). Metà di questa larga disaffezione non si riconosce nella distinzione tra destra e sinistra, mentre l’altra metà sembra soprattutto delusa dalla propria area politica di riferimento. E a deludere di più, come spesso accade, è chi governa.

In sintesi, l’orientamento politico dei giovani appare molto articolato, con una bassa adesione ai partiti tradizionali, forte disaffezione generalizzata, alta disponibilità a dar consenso a chi dà voce alla protesta e alla frustrazione. Il ritratto di una generazione delusa e confusa rispetto all’offerta attuale ma soprattutto rispetto alla propria condizione, con una grande domanda di alleati solidi e affidabili con i quali immaginare un destino migliore per il Paese”.

Leggi il comunicato stampa


GIOCA AL PARTITOMETRO

GIOCA QUI Si tratta di un test che aiuta a capire quali partiti/movimenti, tra quelli principali che si presentano alle imminenti elezioni, sono più vicini ai propri tratti valoriali, morali, etici, comportamentali e psicologici. Consiste, di fatto, in una misura di orientamento al voto in base a domande scientificamente validate sui “Core Political Values”. Gli utenti rispondono a 15 domande e il risultato viene proiettato in una mappa in due dimensioni in cui sono collocati i diversi partiti. I partiti risultano posizionati sulla base delle risposte alle 15 domande fornite da un campione rappresentativo di oltre 5000 giovani in età 18-35 anni. Il posizionamento è stato poi successivamente testato anche sugli over 35. Il test aiuta a individuare le differenze tra i partiti sulla base dei tratti valoriali che li contraddistinguono, con un approccio scientifico e metodologicamente validato dal Laboratorio di statistica applicata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dall’ Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo.


Il 4 marzo non è affatto lontano. Assieme al docente Alessandro Rosina, coordinatore del Rapporto Giovani, guardiamo come i giovani considerano la politica.

Segnaliamo due articoli pubblicati su La Repubblica

“Recuperare la credibilità perduta” Leggi qui

“I giovani in fuga dai partiti. 4 su 10 hanno perso fiducia” Leggi qui

Ascolta anche alcuni interventi dell’Osservatorio Giovani ospite nelle seguenti tramissioni Radio:

Giovani e politica, partecipazione e impegno
Radio Marconi – 22 gennaio 2018

Zona mista
Radio popolare – 23 gennaio 2018

La versione di Oscar
Radio 24 – 26 gennaio 2018

 

 

Parole per capirsi: cosa sono i flane?

Parole per capirsi: continuiamo il glossario delle Parole in Rete. Cosa è il flane? Si tratta di un messaggio scritto in Rete con un linguaggio molto volgare che un utente invia a un utente o a una comunità virtuale con l’obiettivo di scatenare un conflitto verbale all’interno della Rete e scatenare un dibattito. Prestiamo attenzione ai commenti particolarmente dissonanti.

Giovani e voto: la responsabilità di una scelta – Milano, 20 febbraio

A Milano il prossimo 20 febbraio si terrà il convegno “Giovani e voto” sulla responsabilità di una scelta di fronte ad un panorama di sfiducia e disinformazione per riflettere sul senso e il valore della partecipazione.

Interverranno Andrea Bonanomi, Ricercatore di Statistica sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano) e  Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo
Stefano Granata, Presidente Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale Gino Mattarelli (CGM)

20 febbraio 2018 ore 20,45 Sala Teatro – Parrocchia San Vito al Giambellino, Via Tito Vignoli, 35 Milano

Locandina

Mind the gap – Roma, 15 febbraio

FOCSIV, federazione di Organismi di Volontariato Internazionale di Ispirazione Cristiana,  promuove la Tavola rotonda sul tema MIND THE GAP, the added value of international volunteering to youth employability in Europe il prossimo 15 Febbraio, dalle ore 9:30 alle 13 presso la Casa Ospitalità Bakhita, Roma (Via della Stazione di Ottavia, 70).

La Tavola rotonda si propone di approfondire il valore economico e sociale delle esperienze di formazione non formale, come il volontariato internazionale giovanile, per rilanciare l’impiegabilità dei giovani in Europa.

La Tavola rotonda si svolgerà in occasione del corso di formazione europeo per formatori di giovani volontari internazionali “Soft Skills competences in International Youth Volunteering” nell’ambito del progetto EaSY – Evaluate Soft skills in international Youth volunteering finanziato dall’Agenzia Nazionale per i giovani nel programma ERASMUS Plus che si terrà a Roma dall’11 al 15 febbraio 2018.
Elena Marta, docente dell’Università Cattolica del Sacro cuore e dell’Osservatorio Giovani, tratterà il tema dell’educazione e delle competenze richieste  per accedere al mondo del lavoro, il rapporto col mondo del volontariato e con esperienze di volontariato giovanile strutturate.

Qui l’agenda dei lavori

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