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“Condivido” – Parole Ostili – Leggi il programma e guarda il video, 15 maggio Unicredit Pavillon

“Condivido” è un progetto educativo promosso da Parole O_Stili di cui Università Cattolica e Osservatorio giovani sono partner scientifici. Rivolto a genitori, docenti e giovani studenti della scuola secondaria, Condivido vuole promuovere l’utilizzo di linguaggi non ostili in Rete. Appuntamento al 15 maggio a Milano, Trieste e Matera o in streaming.

www.paroleostili.com/condivido

Condivido – Programma

I dieci principi del Manifesto saranno raccontati, commentati e discussi insieme agli studenti da:
Paolo Ruffini, la cantante Chiara, uno dei calciatori della rosa dell’AC Milan introdotto dal
giornalista sportivo Gianluca di Marzio, l’attrice Diana Del Bufalo, Andrea Sesta del sito satirico
Lercio, il direttore di Fanpage Francesco Piccinini, Lodovica Comello con un videomessaggio
e da Marco Melano di Commenti Memorabili.

Il video del Manifesto della comunicazione non ostile

Il video del Manifesto della comunicazione non ostile!(?Se attivi l'audio è ancora più bello ?)✍️ paroleostili.com/firma-manifesto#paroleostili

Posted by Parole O_Stili on Friday, 12 May 2017

Rosy Russo, ideatrice di Parole O_Stili, ha commentato: “Questo evento nasce dal desiderio di mostrare ai giovani che un altro modo di stare in Rete è possibile. Perché ci sia un vero cambiamento è importante proporre dei modelli positivi, anche con leggerezza, come proveremo a fare noi con il contributo di tutti i partner e i personaggi pubblici che credono in questo progetto. La diffusione che ha avuto il Manifesto nelle sue prime settimane di vita dimostra che c’è una grande voglia di reagire ai linguaggi ostili che inquinano le relazioni e la Rete”.

Leggi il comunicato stampa di presentazione di “Condivido – Il Manifesto della comunicazione non ostile”.

I giovani formati da McDonald’s Italia

Quanti sono i ragazzi coinvolti nel progetto di alternanza di McDonald’s Italia?
McDonald’s Italia mette a disposizione nei suoi circa 550 ristoranti sul territorio nazionale fino a 10.000 esperienze di alternanza scuola-lavoro. Ad oggi, sono già circa 200 i ristoranti che si sono attivati sul territorio italiano uniformemente da nord a sud (Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli, Marche, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna).

Perché l’azienda si è coinvolta in questo impegno?
McDonald’s crede da sempre che un’esperienza durante gli studi possa contribuire a facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Nel progetto alternanza scuola-lavoro l’azienda ha ricnosciuto la precisa volontà di contribuire a facilitare il collegamento tra scuola e impresa, partendo proprio dall’esperienza concreta degli studenti. Per questo motivo, McDonald’s ha aderito al progetto, sviluppando un percorso di formazione che si focalizza sullo sviluppo delle soft skill. Queste competenze sono trasversali, ovvero utili all’inserimento nel mondo del lavoro al di là della professione che si intende svolgere o del percorso scolastico. I ristoranti McDonald’s possono infatti divenire una buona palestra per sviluppare competenze quali l’attenzione al cliente, la comunicazione interpersonale, la capacità di lavorare in team e di problem solving.

Quali sono le attività principali che un ragazzo svolge in alternanza? Esistono progetti dedicati ai ragazzi universitari?
Gli studenti sono coinvolti in mansioni che riguardano l’accoglienza della clientela, l’assistenza in fase di ordine, il servizio al tavolo, l’interpretariato per clienti stranieri e le attività di animazione con i bambini. I momenti di formazione si concentreranno invece in particolare su temi come: la sicurezza alimentare, le relazioni con il pubblico, i processi di approvvigionamento e preparazione degli alimenti, le diverse figure professionali in azienda, il modello di franchising, la supply chain in ambito alimentare. L’intero progetto formativo prevede la presenza costante di personale McDonald’s con funzione di tutor, a cui lo studente può rivolgersi in ogni momento.

Intervista a Giacomo Bosia, Franchisee McDonald’s:

Quanti ragazzi ha accompagnato nell’esperienza di alternanza scuola-lavoro? Di quale età e provenienza?
Ad oggi abbiamo seguito 16 studenti di età compresa tra i 15 e i 18 anni provenienti da diversi istituti, da indirizzi più tecnici ad altri più improntati alla ristorazione, al turismo e alla formazione professionale.

Quali sono le competenze che i ragazzi avevano in partenza e quali quelle che hanno raggiunto?
Abbiamo notato che i ragazzi hanno sviluppato principalmente le capacità di comunicazione e relazione con il pubblico, la puntualità nel rispetto delle consegne e la concentrazione sulle mansioni a loro affidate.

Quali sono le soft skill che l’azienda ricerca e quali quelle che oggi i giovani hanno maggiormente necessità di sviluppare?
Le capacità maggiormente ricercate dalle aziende, e sulle quali si concentra il progetto di McDonald’s “Benvenuti Studenti”, sono principalmente la comunicazione interpersonale e con il pubblico, il lavoro di squadra, le abilità di problem solving e la cura dei dettagli. Inoltre, non dobbiamo sottovalutare anche l’importanza di altre competenze che i ragazzi devono poter consolidare nel corso del percorso scolastico, come il rispetto delle regole e delle gerarchie, il saper lavorare in autonomia, lo spirito critico, la responsabilità, la flessibilità e lo spirito di adattamento.

Ha avuto, nella vostra esperienza di alternanza scuola-lavoro, un esempio di un ragazzo che è cambiato in positivo durante l’esperienza in ristorante?
Sì, abbiamo avuto il piacere di assistere alla trasformazione di una studentessa che inizialmente si è trovata in difficoltà a causa della sua timidezza ma che grazie al nostro progetto ha avuto modo di sviluppare notevoli capacità comunicative, di relazione e sicurezza in sé stessa, dimostrando allo stesso tempo grande interesse per la nostra realtà.

Il 70% dei giovani italiani rimane in famiglia per mancanza di prospettive lavorative

Il lavoro e la situazione economica generale rappresentano per oltre il 70% dei giovani italiani elementi che hanno pesato abbastanza o molto, nell’ultimo anno, nell’impedire l’uscita dalla casa dei genitori. A conferma dell’importanza dei fattori oggettivi, la categoria più penalizzata risulta, come era logico attendersi, quella dei Neet, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica). Da segnalare il caso dei lavoratori con contratto a tempo determinato, il 79,4% dei giovani occupati con questi contratti, percepisce la propria condizione occupazionale come un motivo rilevante nel ritardare l’uscita dalla casa dei genitori (contro il 70,1% dei lavoratori a tempo indeterminato). Tale categoria sembra essere anche la più penalizzata (assieme ai Neet) relativamente alla situazione economica: l’81% la ritiene una causa rilevante nel vanificare le proprie aspirazioni di autonomia.

È questo il quadro che emerge dal RAPPORTO GIOVANI 2017 (RG2017) dell’Istituto Toniolo realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo. Il RG2017 si è basato su un campione di  6172 giovani tra i 18 e i 32 anni.

Intervista al Prof. Rosina a Radio Marconi

Il prof. Alessandro Rosina interviene a Radio Marconi parlando della Giornata per l’Università Cattolica e del nuovo Rapporto Giovani.

Anteprima 7×1 – 93esima giornata Università Cattolica – Mons. Giuliodori

Ascolta l’anteprima di 7×1, il programma dell’Istituto Toniolo in onda su Radio Marconi sabato alle 18.30.

Abbiamo incontrato Mons. Giuliodori che ci ha ricordato che “lo slogan “Studiare il mondo è già cambiarlo” è un messaggio che evoca molti aspetti. Papa Francesco esorta i giovani a cambiare il mondo e i giovani rispondono sì”.

 

 

Il nuovo Rapporto Giovani 2017. Lavoro, innovazione e formazione: tre parole chiave per comprendere il futuro dei giovani italiani

Fotografato dal Rapporto Giovani 2017 dell’Istituto Toniolo il mondo giovanile svela le aspettative, le ansie e le delusioni delle nuove generazioni italiane.
Il tema del LAVORO risulta sempre più legato al mondo giovanile italiano dal quale emerge forte la preoccupazione nei confronti di una condizione di difficoltà che non fa intravedere sbocchi lavorativi e che risulta accentuata da una crisi economica che ha colpito molti paesi e tutte le fasce d’età. Ma le nuove generazioni sono anche il “nuovo che produce nuovo”. Non vengono per essere uguali alle generazioni dei genitori e dei nonni. Sono quindi il modo attraverso cui una società costruisce e INNOVA il proprio futuro cercando di compiere con successo il percorso di transizione alla vita adulta nonostante il rischio di impoverimento materiale, frustrazione psicologica e disagio sociale. Tutto questo in un contesto sempre più legato alla coscienza della necessità di un investimento personale nella FORMAZIONE grazie alla quale si preparano alla vita oltre che al mondo del lavoro.

È questo il quadro che emerge dal RAPPORTO GIOVANI 2017 (RG2017) dell’Istituto Toniolo realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo . Il RG2017 si è basato su un campione di oltre 9.000 giovani tra i 18 e i 32 anni.
L’ intera indagine è raccolta nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2017”  edito da Il Mulino,  disponibile nelle librerie .

La fotografia del RG2017 del mondo giovanile italiano ci presenta una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, con freni culturali e istituzionali alla messa pienamente in campo di tutto il proprio potenziale, troppo spesso misconosciuto e sottoutilizzato. Il 92,2% degli intervistati dichiara di non essere riuscito a realizzare i propri desideri formulati l’anno passato di uscire dalla famiglia di origine.
Sotto la lente d’ingrandimento del RG2017 gli snodi principali della transizione alla vita adulta: la formazione, il lavoro, l’autonomia e le scelte di vita a partire dalla scuola. In tale ambito il RG2017 restituisce il punto di vista dei giovani del contesto scolastico, non solo sulla sua capacità di essere luogo di apprendimento, ma anche su come incide sul benessere individuale e relazionale, oltre che sulle ricadute rispetto agli altri ambiti di vita. Oltre tre quarti del campione complessivo concorda nel sostenere che l’istruzione scolastica serve in primo luogo ad attrezzare la persona, accrescendone le abilità e le conoscenze (80,5%), promuovendo la capacità di ragionamento (75,9%) e di stare con gli altri (75,3%). Sei intervistati su dieci sono convinti che l’istruzione sia anche una risorsa utile per affrontare la vita (60,5%).

Certamente il RG2017 attesta come il percorso formativo sia determinante sulla carriera lavorativa, sia sulle pratiche di partecipazione sociale e politica. In tale contesto il 31% dei giovani con licenza media o titolo inferiore e il 31,6% dei qualificati ha dichiarato di aver svolto volontariato, la percentuale sale al 41,4% tra coloro che hanno concluso gli studi con il diploma di scuola superiore e al 51,7% nei laureati. Invece per quanto riguarda la partecipazione ad attività di pressione pubblica (petizioni, raccolte firme, manifestazioni di piazza, campagne di sensibilizzazione sui social network, etc…) il 61 % degli intervistati con la laurea ha dichiarato di avere preso parte, contro il 49,7% di quelli con licenza media o inferiore.

Una crescente attenzione viene, inoltre, assegnata alle soft (o life) skills, le cosiddette competenze traversali, in grado non solo di aumentare l’occupabilità, ma soprattutto di  trasformare il sapere tecnico in partecipazione di successo ai processi innovativi. I dati del Rapporto giovani mostrano come la consapevolezza di aver maturato tali competenze sia sensibilmente maggiore tra i laureati (63%) rispetto a chi ha avuto percorsi di formazione più breve: diplomati 55%, licenza media 50%, qualifica professionale 47%.
Il RG2017 punta l’attenzione in particolare su due tappe cruciali del processo di transizione alla vita adulta: l’autonomia dai genitori e la formazione di una propria famiglia. I dati mostrano come rispetto ad aspettative e progettualità i giovani italiani non si distinguano in modo rilevante rispetto ai coetanei degli altri paesi europei, mentre più ampio che altrove è il divario tra ciò che vorrebbero fare e quello che riescono effettivamente a realizzare. Lavoro e situazione economica rappresentano, infatti, per oltre il 70% degli intervistati un elemento che ha pesato abbastanza o molto nell’impedire l’uscita dalla casa dei genitori. A conferma dell’importanza dei fattori oggettivi, la categoria più penalizzata risulta, come era logico attendersi, quella dei Neet, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica).

Proprio a loro viene dedicata un’attenzione particolare dal RG2017 dal quale emerge come al «non» studio e lavoro tendono ad associarsi anche altri «non» sul versante delle scelte di autonomia, di formazione di una famiglia, di partecipazione civica, di piena cittadinanza. Dal quadro si evidenzia un profilo di Neet con caratteristiche e comportamenti ben identificabili attraverso le attività svolte sui social network, sia sul versante delle preferenze e dell’uso come intrattenimento sia – anche se in modo minoritario – sulla ricerca di informazioni legate al lavoro e utili per uscire dalla condizione di «stallo e inattività». Ad esempio il 50% dei Neet passa almeno un’ora su Facebook e poco meno del 20% addirittura più di tre ore.

Il RG2017 esplora anche l’atteggiamento delle nuove generazioni verso il confronto tra culture e la possibilità di un destino comune senza confini. Quello che emerge è il ritratto di una generazione che non vorrebbe chiudersi, ma aprirsi al futuro e al mondo con un’Europa politicamente più forte verso l’esterno e socialmente più solida all’interno. Ma anche consapevole delle difficoltà, disillusa nei confronti delle istituzioni, timorosa – soprattutto nelle sue componenti culturalmente e socialmente più fragili – di trovarsi abbandonata di fronte ai rischi di aperture e cambiamenti, senza poter davvero accedere a nuove opportunità. Basti pensare che il 70,8% dei giovani italiani lavorerebbe all’estero con una percentuale più elevata rispetto ai coetanei delle altre nazioni.

Il RG2017 attesta anche come i Millennials siano aperti alla sperimentazione di nuove forme di interazione sociale, di confronto orizzontale, di scambio e condivisione di informazione in rete, anche di partecipazione sociale e politica dal basso. Il 90,3 % dei giovani del campione dichiara di possedere un account su Facebook. Ad esso fa seguito, ma a significativa distanza Instagram rispetto al quale la percentuale di chi dichiara di avere un account attivo si ferma al 56,6%.
L’atteggiamento della maggioranza dei giovani non è comunque ingenuo, anche se è abbastanza diffusa l’esperienza di situazioni negative (come trovarsi vittime consapevoli o inconsapevoli di «bufale», trolling e hate speech). In tale ambito, i giovani che hanno dichiarato di avere avuto una esperienza diretta di trolling sono il 37,7% come «spettatore» della vicenda; il 13% come vittima e, infine, una quota minoritaria, ma comunque importante, pari al 9,3%, come responsabile.
Il RG2017 ci presenta anche un universo giovanile non scevro da comportamenti a rischio (come avere rapporti sessuali occasionali non protetti, il consumo di droghe, l’abuso di alcol), mettendoli in relazione con norme sociali, tipo di rapporto con i genitori e dimensione morale. I dati indicano che non si tratta di comportamenti nel complesso marginali, dato che quasi un intervistato su due dichiara di aver tenuto almeno una delle condotte a rischio negli ultimi dodici mesi; la frequenza è però spesso occasionale.

“Se vogliamo ancora sperare in un futuro migliore non dobbiamo considerare i giovani come i “perdenti” da proteggere in un mondo diverso dal passato, ma le risorse principali per contribuire a cambiare il mondo nella direzione auspicata – ha detto Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statitistica Sociale all Università Cattolica e curatore dell’indagine del Toniolo –  Di fronte alle grandi trasformazioni demografiche, alle sfide poste dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica – destinate a produrre un grande impatto sulle vite dei singoli, sull’organizzazione sociale, sulla crescita economica – è cruciale, anzi vitale, aiutare le nuove generazioni a produrre nuove mappe della realtà che muta e individuare i percorsi più promettenti per raggiungere obiettivi condivisi. Il rischio è altrimenti quello per i giovani di perdersi e per la collettività di impoverirsi e veder aumentare diseguaglianze generazionali e sociali. “

Eni e i 5.200 giovani alla scoperta del lavoro: il coinvolgimento nel Dna aziendale

Quando Enrico Mattei, fondatore e visionario di Eni, investì sui giacimenti di petrolio e sulle riserve di gas si domandò come presentare al mondo la sua azienda. Quale logo avrebbe identificato Eni? Lo chiese a tutti gli italiani con un concorso di idee, il cui montepremi venne stabilito di 10 milioni di lire (corrispondenti a 160mila euro). In poche settimane arrivarono oltre 4mila bozzetti. Nel settembre del 1952 la seduta conclusiva decretò il vincitore: il Cane a sei zampe, una sintesi grafica che esprime forza e ottimismo, valori dell’Italia stava vivendo il suo miracolo economico.

Eni coinvolge ancora gli italiani scommettendo sulla crescita del Paese. Oggi l’Italia non vive più lo stesso fermento di crescita ma l’origine della storia di Eni è rimasta. Come? Accompagnando i giovani, studenti e neolaureandi, nella conoscenza del mondo del lavoro. La cornice dei progetti Eni è tracciata dall’introduzione del Jobs Act e della legge sulla Buona Scuola. Entro il 2018 saranno 5.200 i giovani coinvolti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro di Eni.

Particolare riguardo è riservato alle professioni di tipo tecnico e alle competenze professionali e relazionali, particolarmente utili nel mondo del lavoro. Eni ha siglato nel 2016 un protocollo con il ministero dell’Istruzione e quello del Lavoro, che prevede non solo i percorsi di alternanza ma anche l’attivazione di contratti di apprendistato di primo livello.

L’anno scorso l’azienda ha organizzato attività di alternanza già per 1.200 studenti. Un’attenzione particolare viene destinata agli studenti del Sud Italia per i quali sono state programmate molte attività di alternanza per il triennio 2016-2018. Per le scuole che gravitano nell’ambito territoriale dei siti Eni di Gela (CL) e Viggiano (PZ), sono già in calendario iniziative che coinvolgeranno almeno 700 studenti della Sicilia e 800 studenti della Basilicata. I giovani possono conoscere le principali attività operative e i profili professionali che operano in azienda, raccontati e descritti direttamente da chi lavora in Eni anche attraverso la visita agli impianti produttivi. Tra le tematiche affrontate le attività tecniche di estrazione idrocarburi, processi di raffinazione, sicurezza d’impianti e ambientale, energie rinnovabili. Questo è il cuore del programma formativo.

Tutte le iniziative che Eni alimenta con il mondo accademico e con la scuola vogliono contribuire allo sviluppo di un sistema di educazione duale, all’orientamento degli studenti e a fornire risposte alle istanze dei territorio dove Eni opera.

La più antica scuola di formazione post lauream italiana è stata proprio la Scuola di Studi Superiori Sugli Idrocarburi di Eni, istituita nel 1957 e successivamente ridenominata Scuola Mattei, embrione dell’attuale Eni Corporate University, che ancora oggi, dopo 60 anni, eroga il Master in Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente che in 60 anni ha formato 2.900 studenti di 110 nazionalità diverse di cui circa metà italiani.

E per essere assunti che possibilità ci sono? Le lauree maggiormente richieste sono quelle in ingegneria, geologia e economia. Soprattutto per i siti operativi Eni ricerca anche diplomati, in larga prevalenza provenienti da istituti tecnici industriali. Richieste la conoscenza dell’inglese e la piena disponibilità alla mobilità nazionale e internazionale. Un periodo di lavoro all’estero è considerato uno step fondamentale del percorso di carriera della giovani risorse tecniche. Oltre alla competenze tecniche servono però anche caratteristiche personali, come la capacità di lavorare in gruppo, spirito di iniziativa, flessibilità e orientamento al risultato in un contesto multiculturale e ad alta complessità tecnica quale è Eni.

Scheda Approfondimento

La Giornata universitaria: 93esima per l’Università Cattolica. Ne parliamo con Antonella Sciarrone Alibrandi

Nuova puntata di 7×1, in onda sabato su Radio Marconi alle 18.30.

Ne abbiamo parlato con Antonella Sciarrone Alibrandi,  prorettore dell’Università Cattolica e presidente di Educatt, ente per il diritto allo studio nella medesima città.

Perchè una giornata per l’Università? E’ stata istituita da Padre Gemelli ed esprime il legame tra l’Università e la Chiesa cattolica.

Puntata integrale:

Anteprima:

I contenuti del nuovo Rapporto giovani 2017

Il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, giunto alla quarta edizione, è diventato in questi anni un solido punto di riferimento sulla complessa e dinamica realtà giovanile.

Oltre all’aggiornamento annuale sulle scelte formative, sui percorsi lavorativi, sulla progettazione di una propria famiglia, su valori, aspettative e atteggiamento verso le istituzioni delle nuove generazioni, il Rapporto 2017 contiene tre focus dedicati ad altrettanti temi chiave:  il primo riguarda lo scenario post Brexit e le possibilità di rilancio di un processo in grado di superare nuovi timori e vecchi confini. Il secondo, dedicato alle nuove tecnologie di comunicazione e ai social network, analizza come stia mutando quantitativamente e qualitativamente il loro uso e quale sia l’impatto di tale mutamento sulla vita sociale e relazionale. Il terzo, infine, riguarda le condizioni di vulnerabilità e disagio, con un’analisi sia dell’aspetto emotivo sia di quello comportamentale, in connessione con il contesto familiare, sociale ed educativo.

Il filo rosso che unisce i vari capitoli è il racconto di una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, penalizzata da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso misconosciute e sottoutilizzate.

In libreria si può acquistare il nuovo volume di Rapporto giovani 2017 edito da il Mulino.

Cinque argomenti chiave del Rapporto Giovani sono presentati da cinque brochure tematiche:

I giovani e la famiglia

Che cosa è il Rapporto Giovani

I Neet

I giovani e la scuola

I giovani e i social

 

7×1 – Anteprima – I social sono un nuovo veicolo per la fede?

Ascolta l’anteprima di 7×1 sui giovani e la fede. Abbiamo incontrato la professoressa Rita Bichi , docente di sociologia all’Università Cattolica della sacro cuore di Milano.

 

L’apporto che i social network danno ai giovani per accostarsi alla fede. Anche la religione può passare da questi canali. È Dio a modo mio il Dio dei giovani. Ci sono applicazioni che li possono avvicinare alla fede.

 

Domani sabato alle 18.30 su Radio Marconi la puntata integrale.

 

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