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Consulta la banca dati online del Rapporto Giovani

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La Banca Dati del Rapporto Giovani contiene al suo interno tutti i dati dell’indagine condotta su un campione di 9000 giovani dai 18 ai 29 anni. Promosso dall’Istituto di Studi Superiori Giuseppe Toniolo (in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa San Paolo) e realizzato da Ipsos, il Rapporto Giovani costituisce la più approfondita ed estesa ricerca dell’ultimo decennio sull’universo giovanile.

 

  • Attraverso questa ricerca, l’Istituto Toniolo mette a disposizione di tutti gli operatori, pubblici e privati, dati essenziali e regolarmente aggiornati, contribuendo così non solo ad un fondamentale compito di conoscenza sociale ma anche a meglio orientare politiche, servizi e progettualità.

 

  • Il progetto della Banca Dati del Rapporto Giovani consiste nella creazione di un database, aperto a tutti previa registrazione, per la consultazione online di tutti i dati della ricerca. È possibile inoltre effettuare incroci dei dati a seconda delle proprie esigenze di ricerca, salvare le ricerche stesse nei preferiti e accedere attraverso i profili dei social network più diffusi (Facebook e Google Plus).

 

  • I temi dell’indagine, in una dimensione generale, riguardano dunque i valori, le aspettative, i progetti e le scelte di vita dei giovani, la loro percezione della Chiesa, la fiducia nelle istituzioni, il loro ruolo nella società civile e il rapporto tra le generazioni: grazie alla creazione della Banca Dati del Rapporto Giovani ora tutti questi aspetti possono essere approfonditi attraverso dei semplici click.

 

Consulta la banca dati: dati.rapporto.giovani.it

 

 

La condizione giovanile in Italia: il Rapporto Giovani 2018

Il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, giunto alla quinta edizione e edito da Il Mulino, è diventato in questi anni un solido punto di riferimento sulla complessa e dinamica realtà giovanile.

Qui di seguito l’indice dell’edizione 2018:

INDICE
Introduzione. Generazione di valore, di Alessandro Rosina

I. Valori in salute: giovani, orientamenti valoriali e benessere, di Sara Alfieri, Daniela Barni e Elena Marta

II. Sistema formativo e istanze di cambiamento, di Diego Mesa e Pierpaolo Triani

III. Il valore delle soft skills per le nuove generazioni, di Samuele Poy, Alessandro Rosina e Emiliano Sironi

IV. Domanda di rappresentanza e orientamento politico, di Andrea Bonanomi, Mauro Migliavacca e Alessandro Rosina

V. EU Young Online: il termometro dell’ostilità in rete, Fabio Introini e Cristina Pasqualini

VI. Immigrazione e multiculturalismo: il valore della diversità, di Rita Bichi e Andrea Rubin

VII. La risposta all’infertilità di coppia nella percezione dei giovani italiani, di Eugenia Scabini, Elena Canzi e Linda Lombi

VIII. Fede e valori religiosi, di Paola Bignardi

 

Leggi qui la presentazione dell’Istituto Giuseppe Toniolo “The Youth Report”

Oltre all’aggiornamento annuale sulle scelte formative, sui percorsi lavorativi, sulla progettazione di una propria famiglia, su valori, aspettative e atteggiamento verso le istituzioni delle nuove generazioni, il Rapporto 2017 contiene tre focus dedicati ad altrettanti temi chiave:  il primo riguarda lo scenario post Brexit e le possibilità di rilancio di un processo in grado di superare nuovi timori e vecchi confini. Il secondo, dedicato alle nuove tecnologie di comunicazione e ai social network, analizza come stia mutando quantitativamente e qualitativamente il loro uso e quale sia l’impatto di tale mutamento sulla vita sociale e relazionale. Il terzo, infine, riguarda le condizioni di vulnerabilità e disagio, con un’analisi sia dell’aspetto emotivo sia di quello comportamentale, in connessione con il contesto familiare, sociale ed educativo.

Il filo rosso che unisce i vari capitoli è il racconto di una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, penalizzata da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso misconosciute e sottoutilizzate.


I temi trattati nel Rapporto

Il Rapporto Giovani mette a disposizione dati, analisi, riflessioni, proposte di intervento che consentano di migliorare la conoscenza e la capacità di azione sulla realtà giovanile, confermandosi uno strumento utile non solo ai ricercatori, ma anche agli stessi giovani, alle loro famiglie, agli educatori, ai giornalisti, agli imprenditori e ai decisori pubblici.
La nuova edizione ci offre un quadro aggiornato di questo “capitale umano in formazione”, illustrandone i valori di riferimento, le aspettative, l’impegno sociale, le scelte formative, i percorsi professionali. Ecco perché si tratta di un prezioso punto di riferimento per chi vuole essere aggiornato su comportamenti e aspirazioni delle giovani generazioni nel nostro Paese.
L’edizione 2016 propone, inoltre, approfondimenti specifici su temi attuali come la sfida del confronto multiculturale, la fruizione del tempo libero, le startup e la sharing economy.
Ne emerge un ritratto a tutto tondo delle nuove generazioni, fragili di fronte alle molte difficoltà del presente, ma anche “affamate” di opportunità e di occasioni per mettersi in gioco.


Gli autori:

  • Sara Alfieri
  • Rita Bichi
  • Fabio Introini
  • Elena Marta
  • Daniela Marzana
  • Diego Mesa
  • Ivana Pais
  • Cristina Pasqualini
  • Maura Pozzi
  • Alessandro Rosina
  • Emiliano Sironi
  • Pierpaolo Triani

Acquista qui, in formato cartaceo o ebook, l’edizione 2017

⇒ Il Rapporto Giovani su Il Mulino: clicca qui
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#Fattoregiovani, la trasmissione televisiva del Rapporto Giovani – 24 puntate

Fattore Giovani è l’appuntamento televisivo settimanale prodotto dall’Istituto Giuseppe Toniolo con il supporto di Università Cattolica e, in particolare, dell’Alta Scuola in Media e Spettacoli con il corso Cimo (Comunicazione per l’impresa e i media).

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Qui trovate tutte le puntate:

Giovani e lavoro con Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano

Giovani e comunicazione con don Davide Milani, responsabile della Comunicazione della diocesi di Milano, e Luciano Fontana, Direttore Corriere della sera

Giovani e migrazione con Massimo Cacciari, filosofo e docente universitario all’università San Raffaele di Milano, e Riccardo Redaelli, professore ordinario di ‘Geopolitica’ e di ‘Storia e istituzioni dell’Asia’ presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano

Giovani e arte con Christian Greco, Direttore del Museo Egizio di Torino

Sharing economy con Ivana Pais, docente di Sociologia economica

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Sport e solidarietà con Corrado Ratti de “I Muscoli del Lario”

Giovani e Scuola con Annamaria Indinimeo, preside dell’Istituto Feltrinelli di Milano

Giovani e Lavoro con Silvia Brena, giornalista e docente del’Università Cattolica

Giovani, Lavoro e autoimprenditorialità con il professor Federico Rajola, professore di Organizzazione Aziendale e di Project Management presso la Facoltà di Economia ed è Delegato del Rettore al coordinamento, allo sviluppo e alla programmazione dei sistemi informativi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Giovani e fede con Don Claudio Burgio

Giovani e volontoriato con padre Annoni, presidente Opera San Francesco

Giovani e felicità con Cristina Pasqualini, ricercatrice di Sociologia generale presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

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Giovani e immigrazione con Paolo Branca, Ricercatore in Islamistica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano

Giovani e cinema con Simone Varano, regista

Giovani e formazione con Michele Faldi, Direttore Didattica, Formazione post laurea, Servizi agli studenti

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Giovani e Europa con Fabrizio Spada, direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione europea

Giovani e Imprenditoria con Marzia Maiorano, Vicepresidente Giovani Imprenditori Assolombarda

Giovani e Digitale con Eleonora Voltolina, giornalista e direttrice della Repubblica degli Stagisti

Giovani e il mondo del lavoro con Maria Raffaella Caprioglio, presidente Umana

Giovani e religioni con Viviana Premazzi, Fondazione Oasis

Giovani e il benessere lavorativo con Giampaolo Rossi, direttore generale Adexia

Giovani Neet con Benedetta Angiari, Fondazione Cariplo

Giovani e intrattenimento con Attilio Nicoli Cristiani

I progetti dei giovani con Chiara Pelizzoni di Famiglia Cristiana

Social network e relazioni sociali – Anteprima 7×1

Social network e relazioni sociali – Anteprima 7×1, in onda domani sabato alle 18.30 su Radio Marconi.

Ne parleremo con Giuseppe Riva, docente di psicologia e comunicazione Università Cattolica Milano.

Cosa significa fare personal branding tramite i social network?

La nuova puntata di 7×1: Si può ferire con le parole?

 

La nuova puntata di 7×1: Si può ferire con le parole?

Ascolta la puntata di 7×1 in onda ogni sabato su Radio Marconi alle 18.30.

Osservatorio giovani si chiede: Si può ferire con le parole?

Interviene il professore Rodolfo Baggio

“DIFFUSIONE, USO, INSIDIE DEI SOCIAL NETWORK”: i dati dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo

Le nuove generazioni usano in modo diffuso la rete e i social network, li considerano come parte integrante della propria realtà e vita sociale. Il web è considerato un mezzo imprescindibile per acquisire informazioni e i social uno strumento utile per scambiare opinioni, confrontarsi, allargare conoscenze, raccontare di sé.
Questa presenza pervasiva della rete per i Millennials, la prima generazione socializzata in connessione continua dal basso con il mondo, non significa, tuttavia, che il loro sia un uso incondizionato e acritico. La grande maggioranza è a conoscenza di insidie e di rischi anche se non sempre è pienamente consapevole della loro portata e delle implicazioni. Diventa, quindi, un’esperienza comune essere vittima o spettatore passivo o complice più o meno involontario di situazioni spiacevoli e di pratiche corrosive. Accade spesso, in particolare, di imbattersi in diffusione di notizie false (“bufale”), in contenuti offensivi e discriminatori (“hate speech”), in provocazioni gratuite e accuse infondate (“trolling”). La grande maggioranza delle persone ritiene che queste pratiche rendano i social più inaffidabili e un luogo meno ospitale. Manca, però, una condotta guida di comportamento che aiuti a non favorirne la diffusione e a disinnescare gli effetti.
«Ognuno si regola in base alla propria sensibilità sia nel valutare l’affidabilità delle notizie da condividere sia nel lasciar cadere o nelle modalità di replica a provocazioni e insulti. Molti sono quelli che dopo essere stati “scottati” hanno deciso di limitare la presenza quantitativa e qualitativa in rete, diventando più cauti ma perdendo anche fiducia nelle possibilità di espressione e condivisione nei social – ha detto Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica Sociale all’Università Cattolica e curatore dell’indagine – La dimensione e l’interesse pubblico acquisito da questo tema suggerisce non solo la necessità di ulteriori analisi, quantitative e qualitative, ma anche lo sviluppo di codici di comportamento, strumenti e strategie di azione che aiutino a contenere gli effetti corrosivi negativi che pratiche di questo tipo possono produrre».

L’INDAGINE
Indagine di approfondimento dell’ “Osservatorio Giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo su “Diffusione, uso, insidie dei social network”, condotta a gennaio 2017 su un campione di 2182 persone, rappresentativo dei giovani italiani di età 20-34 anni.
I dati costituiscono un’anticipazione dell’ approfondimento che l’Osservatorio Giovani (www.rapportogiovani.it) ha realizzato in occasione di “Parole O_Stili”, un evento contro la violenza nelle parole che si tine a Trieste il 17 e 18 febbraio.

I RISULTATI PRINCIPALI
La quasi totalità dei giovani tra i 20 e i 34 anni usa la rete, la grande maggioranza è presente sui social network. Tra questi, il 90,3 per cento ha un account su Facebook, segue Instagram con 56,6 per cento, Google+ con 53,9 per cento, Twitter 39,9 per cento. Rilevante è anche la presenza su LinkedIn, più orientato a profili professionali, che arriva al 22,4 per cento. Gli utenti di Pinterest arrivano al 20,4 e su Snapchat al 16,1 per cento (che sale al 27,4 per cento nella fascia più giovane del campione, gli under 22). Più di nicchia gli altri.
Gli utenti di Facebook risultano anche i più assidui, presenti quotidianamente in oltre il 90 per cento dei casi (93%), seguiti da Instagram (74%) e Snapchat (56,9%).Lo strumento privilegiato per connettersi è lo smartphone (72,7%).
Rispetto alle attività svolte nell’ultima settimana, quelle più comuni sono leggere post di amici/follower (fatta “spesso” dal 74,1% degli intervistati), leggere news (63,2%), conversare privatamente tramite messenger (57,8%). Attività che comportano inserimento di contenuti sono meno frequenti ma coinvolgono una larga parte del campione: commentare post di propri contatti (49, 1%), postare materiale sulla propria pagina (40,7%), condividere news (35,4%), postare proprie foto o video su pagine altrui (32,6%). Di rilievo anche le voci “Leggere/cercare annunci di lavoro” (28,3%) e “Visitare account di personaggi pubblici” (26,6%), commentare una news su una pagina di media ufficiali (23,5%).
Nel complesso, la presenza attiva sui social dei giovani appare ampia, con intensa interazione e condivisione di materiali, news e opinioni.
Allo stesso tempo emerge la consapevolezza dei rischi. Alto è infatti il consenso sul fatto che non vanno presi troppo sul serio perché i contenuti che vi si pubblicano possono essere tanto veri quanto “inventati” (86,6%).

LE INSIDIE DEI SOCIAL: I TROLLS
Passando alle trappole e insidie nell’uso dei social, è interessante valutare esperienze di “trolling”, atteggiamenti verso i “troll” (persone che intralciano il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti, falsi o fuori tema con lo scopo di disturbare, provocare reazioni forti negli altri agendo sia sui profili di comuni utenti, che di personaggi pubblici o sulle pagine di aziende e brand conosciuti).
Il 37,7% degli intervistati ne ha avuto esperienza indiretta assistendo ad episodi di trolling sui propri contatti. L’esperienza diretta è dichiarata dal 13% degli intervistati. Il 9,3% del campione dichiara di esserne stato anche responsabile. Il fenomeno riguarda, quindi, una minoranza non trascurabile di chi è presente sui social, con maggior esposizione di chi è più attivo sui contenuti.
Come reagiscono le vittime? Le risposte più frequenti sono due, che riflettono sia le situazioni diverse che si possono presentare, sia le caratteristiche della persona, sia cosa si è imparato dalle esperienze simili precedenti. Nel 60,8% dei casi la vittima ha rimosso il messaggio e autonomamente bloccato l’utente senza mettersi a replicare alla provocazione. In una percentuale rilevante (51,2%) si è provato a rispondere al messaggio sul proprio profilo in modo educato. Il 49,4% delle vittime ha, però, anche dichiarato che in alcune occasioni ha usato lo stesso tono aggressivo. Un ventaglio variegato, che dipende da molti fattori ma che indica anche come ci si senta in difficoltà nella strategia di reazione. Un non trascurabile 31,6% delle vittime, non riuscendo a liberarsi dal troll, alla fine si è rivolto ad un legale.
Il 71,8% di tutti gli intervistati, concorda nel ritenere che i troll e comportamenti aggressivi di questo tipo rendano i Social un ambiente altamente inaffidabile. Questo vuol dire però anche che c’è un 28,2% che concorda poco o per nulla con tale affermazione e tende quindi a sottovalutare l’impatto o a considerare il trolling come un aspetto imprescindibile della rete. Il 34,8% degli intervistati concorda con l’idea che i troll agiscano in nome del diritto di libertà di espressione della rete.
«La difficoltà ad affrontare il fenomeno – afferma Alessandro Rosina, coordinatore dell’indagine – in combinazione con l’idea che il web debba essere un luogo in cui esprimersi liberamente, porta molti ad accettare, pur senza necessariamente giustificare, alcuni comportamenti che minano la fiducia comune e la possibilità di relazione autentica in rete.
Un aspetto ambiguo di queste esperienze negative – prosegue Rosina – è che una parte di chi le subisce aumenta sensibilità e grado di attenzione, chiedendo maggiori strumenti per difendersi, mentre una parte minoritaria, ma non trascurabile, le accetta come “parte del gioco” e rischia di prestarsi più o meno inconsapevolmente a diventare complice della loro presenza endemica e diffusione».

L’HATE SPEECH
Un ulteriore tema problematico del web, sul quale è cresciuta molto l’attenzione pubblica, è l’ “hate speech” ovvero l’abuso di termini offensivi e l’espressione di odio e intolleranza verso persone o categorie sociali.
Anche su questo tema la consapevolezza è elevata. L’ hate speech è considerato molto grave dal 44,4% degli intervistati e abbastanza grave dal 45,0%. L’opinione generale è negativa, ma non va ignorato il fatto che oltre 1 giovane su 10 (10,6%) lo considera poco o per nulla grave. Tale valore sale al 15% tra chi ha titolo di studio basso.
Solo al 30,1% non è mai capitato di imbattersi in tali gravi forme di discriminazione tramite un linguaggio violento. Il 10,5% si trova spesso davanti a situazioni di questo tipo. Il resto degli intervistati vi si imbatte occasionalmente.
Il 73,2% degli intervistati dichiara di non aver mai postato contenuti che potrebbero essere ritenuti hate speech, il resto lo ha fatto almeno una volta.
Le vittime principali, nella percezione degli intervistati, sono gli immigrati (58,8%), singole persone pubbliche (37,1%), gli omosessuali (35,4%), i musulmani (33%), le donne (25,3).
Per contrastare questi episodi, secondo i giovani intervistati, le azioni principali da fare sono: una segnalazione alle piattaforme o ai siti (78,4%), far eliminare da parte delle autorità l’hate speech individuato (73,3%), applicare censure da parte delle piattaforme e dei siti (70,1%).

Questi dati ci dicono che la grande maggioranza dei giovani ritiene utile che ci sia un intervento da parte di chi gestisce le piattaforme dei social o da parte della autorità per togliere le frasi che alimentano l’odio e gli attacchi personali. Esiste, però, una percentuale non trascurabile (26,7%) di chi pensa che tali frasi non debbano richiedere l’intervento di autorità esterne (si sale al 34,2% tra chi ha titolo di studio basso).
Riguardo all’utilità di campagne pubbliche di sensibilizzazione, il divario per titolo di studio è ancora più ampio: a non ritenerle utili è il 27,6% dei laureati, il 29,8% di chi ha un diploma di scuola superiore, e il 40,2% di chi si è fermato alla scuola dell’obbligo.

Se quindi un giovane su dieci non considera grave l’ hate speech, oltre un giovane su quattro pensa che tale linguaggio sia comunque parte del modo di comunicare in Rete e non richieda interventi esterni.
I contenuti che rendono scorretto e disapprovabile un commento solo per il 26% sono da ricondurre a critiche, anche forti, rivolte verso una persona e alle sue opinioni. Molto più che le critiche è ritenuto riprovevole un commento se contiene parole volgari (62,7%) e ancor più se vengono usati termini offensivi (73,4%). Ma per il 31,8% di chi ha titolo di studio basso anche un commento con termini offensivi può essere in alcuni casi legittimato (contro il 24% di chi ha titolo medio o alto).
Infine, tra chi ha subito episodi di hate speech il 41,6% ha preferito non reagire, con sensibili differenze di genere (37,5% per gli uomini e 47,1% per le donne). Dato che indica una difficoltà a trovare un modo adeguato per difendersi, con la conseguenza di trovarsi spesso a subire in silenzio.

LE BUFALE
Le cosiddette “bufale” sono notizie presentate e diffuse come vere e che invece si rivelano poi essere false. Qual è il livello di consapevolezza dei giovani verso questo fenomeno? Quanto è percepito come problema la formazione di convinzioni basate su fatti infondati? Come difendersi?
Il 28,5% ammette che gli è capitato di condividere una informazione che poi ha scoperto esser falsa. Al 73,8% degli intervistati è inoltre capitato di accorgersi di bufale pubblicate da amici.
La possibilità di cadere in questa trappola è legata alla frequenza di uso dei social e dalla frequenza con cui si condividono news postate da propri contatti o da altre fonti non istituzionali. C’è però anche un interessante legame con il titolo di studio e quindi con gli strumenti culturali di cui si dispone.
Tra chi ha titolo basso (si è fermato alla sola scuola dell’obbligo) la condivisione di una bufala sale al 31,7%, mentre scende al 28 per chi ha un titolo di scuola superiore, e al 24% tra i laureati.
I laureati ci cascano di meno ma si accorgono di più di una notizia falsa condivisa da un proprio amico/follower (77,8%, contro 74,6% di chi ha titolo intermedio e 70,4% di chi ha titolo basso).
Dopo un’esperienza personale o la diffusione da parte di un amico, il 75,4% degli intervistati dichiara di aver aumentato la sensibilità verso tale tema e l’attenzione verso contenuti sospetti. Il 55,6% ha smesso di condividere contenuti da contatti con contenuti rivelati come bufale, il 41,7% si è trovato anche a rimuovere contatti dalla propria rete.
Anche sulla reazione e sull’acquisizione di consapevolezza dopo un episodio negativo esiste una differenza legata al capitale umano della persona. L’aumento della sensibilità verso il tema sale al 79,1% per i laureati, contro 76,7 e 71,4 rispettivamente di chi ha titolo intermedio e basso.

Di norma condivido sempre e comunque, tanto è impossibile appurare l’attendibilità di quello che circola in rete. Quanto spesso ti trovi in questa situazione?

Laureati Diplomati Obbligo Tutti
Sempre/spesso 8,8 9,6 15,0 11,2
Qualche volta 24,7 27,2 39,6 30,8
Mai 66,5 63,2 45,4 58,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0


In generale come ci si cautela? L’11,2% non adotta mai nessuna strategia, condivide in modo indiscriminato ritenendo che sia impossibile comunque controllare la veridicità di tutto. Questa accettazione incondizionata è fortemente legata al titolo di studio. Solo la minoranza (45%) è del tutto contraria alla diffusione indiscriminata, mentre si sale al 63,2% tra chi ha titolo basso e al 66,5% di chi ha titolo alto.
Riguardo al come appurare l’attendibilità, ad un estremo c’è il 23,9% del totale del campione che afferma di andare usualmente “a fiuto”, condividendo le notizie che in base ad una sua valutazione personale ritiene fondate o di interesse, all’altro estremo il 38,9% che restringe drasticamente la condivisione alle sole notizie di fonte ufficiale. La maggioranza adotta qualche criterio selettivo intermedio tra tali due estremi, basandosi sull’autorevolezza della fonte (privata o pubblica) che fornisce la notizia o su propria previa verifica dei contenuti.
Il 45,5% di chi ha avuto esperienza di diffusione di notizie infondate concorda con l’idea che tutto sommato le “bufale fanno parte del gioco e del bello dei Social network”, senza differenze rilevanti per titolo di studio.
Per il 53% di chi le ha subite è diminuita complessivamente la propria fiducia sui Social network. In questo caso i più vulnerabili, perché rischiano maggiormente di caderci e hanno meno strumenti per difendersi, sono coloro che hanno titolo basso. Per essi la perdita di fiducia sale al 60,4 percento.
«La fiducia nei social network è comunque complessivamente bassa tra i giovani, ben consapevoli del fatto che molti li usano come passatempo e luogo in cui farsi notare o sfogare le proprie frustrazioni –afferma. Alessandro Rosina-, ma per una parte rilevante sono considerati anche un contesto in cui sviluppare dinamiche di relazione e scambio di informazioni, messo però in crisi dalle troppe insidie dalle quali non è sempre ben chiaro come difendersi».

Per info:

Istituto Giuseppe Toniolo

347.8528886
comunicazione@istitutotoniolo.it

Un premio per il merito, 200 borse di studio – Milano

Sono state consegnate dal rettore in aula magna le 200 borse di studio destinate da Università Cattolica e Istituto Toniolo agli studenti migliori dell’Ateneo. Sul palco il fondatore e Ceo dei piumini eco friendly Save The Duck, Nicolas Bargi.

 

Leggi l’articolo

 

 

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Nuova puntata 7×1 – I giovani e il linguaggio off line e on line

 

La nuova puntata di 7×1 tratta l’uso delle parole. Ne abbiamo parlato con Daniele Bellasio, giornalista de Il Sole 24 ORE.

L’Osservatorio giovani dice che oggi i ragazzi non distinguono più i due mondi, off line e  on line. “Per quest bisogna capire che i nostri valori importanti nell’off line vanno diffusi on line perchè per i giovani è un unico mondo”, dice Bellasio.

 

Appuntamento a Parole ostili, 17 e 18 febbraio a Trieste.

7×1, in onda sabato 18 febbraio: Si può ferire con le parole?

© Ron Bennetts / CC BY-ND 2.0
© Ron Bennetts / CC BY-ND 2.0

Ascolta l’anteprima della nuova puntata di 7×1 in onda sabato su Radio Marconi alle 18.30.

Osservatorio giovani si chiede: Si può ferire con le parole?

Interviene il professore Rodolfo Baggio

 

 

Intervento del prof. Rosina a Parole Ostili, 17 febbraio – Trieste

Durante la prima giornata, 17 febbraio, di Parole Ostili il professore Alessandro Rosina intereverrà mostrando i risultati dell’indagine dell’Osservatorio giovani sul rapporto dei giovani con fakenews, bufale e trolls.
16:30 Saluti dell’organizzatrice Rosy Russo
16:40 Monologo del conduttore Alberto Fedel
17:00 Saluto istituzionale del Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza
17:05 Intervento della Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani
17:10 Presentazione del Manifesto della Comunicazione non ostile
17:40 Intervento della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, intervistata da Anna Masera
18:10 Presentazione di dati elaborati per Parole O_Stili
Intervengono: il Professor Alessandro Rosina dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, il Presidente di SWG Maurizio Pessato, Luigi Curini di Voices from the blogs
18:30 Presentazione dell’Acchiappatroll a cura di Rosy Russo
18:45 Chiusura dei lavori, a cura di Alberto Fedel

 

http://www.paroleostili.com/

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