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Il rapporto tra i giovani e la fede, 25 febbraio – San Marino

Il rapporto tra i giovani e la fede, 25 febbraio – San Marino

Introduzione
Emanuele Guidi
Delegato diocesano
Ass. Amici Un. Cattolica
Prolusione
Mons. Andrea Turazzi
Vescovo di San Marino-Montefeltro
Relazione
Rita Bichi
Ordinario di Sociologia generale, Università Cattolica del Sacro Cuore Curatrice del volume “Dio a modo mio”
Dibattito
_ in che misura la nostra realtà si identifica nel quadro delineato?
_ quali sono gli elementi su cui lavorare in prospettiva futura?
Conclusioni a cura dell’Uff. Catechistico e dell’équipe di Pastorale Giovanile

Locandina San Marino

L’utilizzo consapevole delle parole – Radio Maria

Ascolta la puntata di Radio Maria sul tema “L’utilizzo consapevole delle parole”.

Ne abbiamo parlato con Rodolfo Baggio, Daniele Bellasio, Vera Gheno, Giuseppe Riva

 

Nuova puntata di 7×1 sull’iniziativa “Cresciuto in oratorio”

Ascolta la puntata di 7×1 sull’iniziativa “Cresciuto in oratorio” attraverso radio Marconi.

Ne abbiamo discusso con don Samuele Marelli, responsabile regionale degli oratori delle diocesi lombarde.

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7×1 – Postverità e trolling – PierCesare Rivoltella, Direttore Cremit

Puntata integrale di 7×1 – Radio Marconi sul  tema della Postverità.

Ne abbiamo parlato con PierCesare Rivoltella, Direttore Cremit Centro di ricerca Cremit per l’educazione ai media all’informazione e alla tecnologia. Ci siamo chiesti come recuoperare aderenza nel servizio alla verità facendo informazione?

Leggi anche l’indagine dell’Istituto Toniolo
 3 giovani su 4 si accorgono delle “bufale” in rete, ma l’11% diffonde tutto comunque

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Secondo L’istituto Toniolo tre giovani su quattro si accorgono delle bufale in rete, ma il 11% diffonde tutto comunque

LE “BUFALE” NELLA RETE. “DIFFUSIONE, USO, INSIDIE DEI SOCIAL NETWORK”

Le nuove generazioni usano in modo diffuso la rete e i social network, li considerano come parte integrante della propria realtà e vita sociale. Il web è considerato un mezzo imprescindibile per acquisire informazioni e i social uno strumento utile per scambiare opinioni, confrontarsi, allargare conoscenze, raccontare di sé.

Questa presenza pervasiva della rete per i Millennials, la prima generazione socializzata in connessione continua dal basso con il mondo, non significa, tuttavia, che il loro sia un uso incondizionato e acritico. La grande maggioranza è a conoscenza di insidie e rischi anche se non sempre è pienamente consapevole della loro portata e delle implicazioni. Diventa, quindi, esperienza comune essere vittima o spettatore passivo o complice più o meno involontario di situazioni spiacevoli e di pratiche corrosive. Accade spesso, in particolare, di imbattersi in diffusione di notizie false (“bufale”), in contenuti offensivi e discriminatori (“hate speech”), in provocazioni gratuite e accuse infondate (“trolling”). La grande maggioranza delle persone ritiene che queste pratiche rendano i social più inaffidabili e un luogo meno ospitale. Manca, però, una condotta guida di comportamento che aiuti a non favorirne la diffusione e a disinnescare gli effetti.

Ognuno si regola in base alla propria sensibilità sia nel valutare l’affidabilità delle notizie da condividere sia nel lasciar cadere o nelle modalità di replica a provocazioni e insulti. Molti sono quelli che dopo essere stati “scottati” hanno deciso di limitare la presenza quantitativa e qualitativa in rete, diventando più cauti ma perdendo anche fiducia nelle possibilità di espressione e condivisione nei social.

La dimensione e l’interesse pubblico acquisito da questo tema suggerisce non solo la necessità di ulteriori analisi, quantitative e qualitative, ma anche lo sviluppo di codici di comportamento, strumenti e strategie di azione che aiutino a contenere gli effetti corrosivi negativi che pratiche di questo tipo possono produrre.

L’INDAGINE

Indagine di approfondimento dell’ “Osservatorio Giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo su “Diffusione, uso, insidie dei social network”, condotta a gennaio 2017 su un campione di 2182 persone, rappresentativo dei giovani italiani di età 20-34 anni.

I dati costituiscono un’anticipazione dell’ approfondimento che l’Osservatorio Giovani ha realizzato in occasione di “Parole O_Stili”, un evento contro la violenza nelle parole che si terrà a Trieste il 17 e 18 febbraio.

I RISULTATI PRINCIPALI

La quasi totalità dei giovani tra i 20 e i 34 anni usa la rete, la grande maggioranza è presente sui social network. Tra questi, il 90,3 per cento ha un account su Facebook, segue Instagram con 56,6 per cento, Google+ con 53,9 per cento, Twitter 39,9 per cento. Rilevante è anche la presenza su LinkedIn, più orientato a profili professionali, che arriva al 22,4 per cento. Gli utenti di Pinterest arrivano al 20,4   e su Snapchat al 16,1 per cento (che sale al 27,4 per cento nella fascia più giovane del campione, gli under 22). Più di nicchia gli altri.

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Gli utenti di Facebook risultano anche i più assidui, presenti quotidianamente in oltre il 90 per cento dei casi (93%), seguiti da Intragram (74%) e Snapchat (56,9%).

Lo strumento privilegiato per connettersi è lo smartphone (72,7%).

A cosa servono i social?

Rispetto alle attività svolte nell’ultima settimana, quelle più comuni sono leggere post di amici/follower (fatta “spesso” dal 74,1% degli intervistati), leggere news (63,2%), conversare privatamente tramite messanger (57,8%). Attività che comportano inserimento di contenuti sono meno frequenti ma coinvolgono una larga parte del campione: commentare post di propri contatti (49, 1%), postare materiale sulla propria pagina (40,7%), condividere news (35,4%), postare proprie foto o video su pagine altrui (32,6%). Di rilievo anche le voci “Leggere/cercare annunci di lavoro” (28,3%) e “Visitare account di personaggi pubblici” (26,6%), commentare una news su una pagina di media ufficiali (23,5%).

Nel complesso, la presenza attiva sui social dei giovani appare ampia, con intensa interazione e condivisione di materiali, news e opinioni.

Allo stesso tempo emerge la consapevolezza dei rischi. Alto è infatti il consenso sul fatto che non vanno presi troppo sul serio perché i contenuti che vi si pubblicano possono essere tanto veri quanto “inventati” (86,6%).

LE “BUFALE”

Le cosiddette “bufale” sono notizie presentate e diffuse come vere e che invece si rivelano poi essere false. Qual è il livello di consapevolezza dei giovani verso questo fenomeno? Quanto è percepito come problema la formazione di convinzioni basate su fatti infondati? Come difendersi?

Il 28,5% ammette che gli è capitato di condividere una informazione che poi a scoperto esser falsa.  Al 73,8% degli intervistati è inoltre capitato di accorgersi di bufale pubblicate da amici.

La possibilità di cadere in questa trappola è legata alla frequenza di uso dei social e dalla frequenza con cui si condividono news postate da propri contatti o da altre fonti non istituzionali. C’è però anche un interessante legame con il titolo di studio e quindi con li strumenti culturali di cui si dispone.

Tra chi ha titolo basso (si è fermato alla sola scuola dell’obbligo) la condivisione di un bufala sale al 31,7%, mentre scende al 28 per chi ha un titolo di scuola superiore, e al 24% tra i laureati.

I laureati ci cascano di meno ma si accorgono di più di una notizia falsa condivisa da un proprio amico/follower (77,8%, contro 74,6% di chi ha titolo intermedio e 70,4% di chi ha titolo basso).

Dopo una esperienza personale o la diffusione da parte di un amico, il 75,4% degli intervistati dichiara di aver aumentato la sensibilità verso tale tema e l’attenzione verso contenuti sospetti. Il 55,6% ha smesso di condividere contenuti da contatti con contenuti rivelati come bufale, il 41,7% si è trovato anche a rimuovere contatti dalla propria rete.

Anche sulla reazione e sull’acquisizione di consapevolezza dopo un episodio negativo esiste una differenza legata al capitale umano della persona. L’aumento della sensibilità verso il tema sale al 79,1% per i laureati, contro 76,7 e 71,4 rispettivamente di chi ha titolo intermedio e basso.

Di norma condivido sempre e comunque, tanto è impossibile appurare l’attendibilità di quello che circola in rete. Quanto spesso ti trovi in questa situazione?

Laureati    Scuola sup.    Obbligo    Tutti
Sempre/spesso    8,8    9,6    15,0    11,2
Qualche volta    24,7    27,2    39,6    30,8
Mai    66,5    63,2    45,4    58,0
Totale    100,0    100,0    100,0    100,0

Ricerca elaborata per Parole Ostili, in programma a Trieste il 17.18 febbraio. Paroleostili.com

In generale come ci si cautela? L’11,2% non adotta mai nessuna strategia, condivide in modo indiscriminato ritenendo che sia impossibile comunque controllare la veridicità di tutto. Questa accettazione incondizionata è  fortemente legata al titolo di studio. Solo la minoranza (45,4%) di chi ha titolo basso è del tutto contraria alla diffusione indiscriminata, mentre si sale al 63,2% tra chi ha titolo medio e al 66,5% di chi ha titolo alto.

Riguardo al come appurare l’attendibilità, ad un estremo c’è il 23,9% del totale del campione che afferma di andare usualmente “a fiuto”, condividendo le notizie che in base ad una sua valutazione personale ritiene fondate o di interesse, all’altro estremo il 38,9% che restringe drasticamente la condivisione alle sole notizie di fonte ufficiale. La maggioranza adotta qualche criterio selettivo intermedio tra tali due estremi, basandosi sull’autorevolezza della fonte (privata o pubblica) che fornisce la notizia o su propria previa verifica dei contenuti.

Il 45,5% di chi ha avuto esperienza di diffusione di notizie infondate concorda con l’idea che tutto sommato le “bufale fanno parte del gioco e del bello dei Social network”, senza differenze rilevanti per titolo di studio.

Per il 53% di chi le ha subite è diminuita complessivamente la propria fiducia sui Social networks. In questo caso i più vulnerabili, perché rischiano maggiormente di caderci e hanno meno strumenti per difendersi, sono coloro che hanno titolo basso. Per essi la perdita di fiducia sale al 60,4 percento.

“La fiducia nei social network è comunque complessivamente bassa tra i giovani, ben consapevoli del fatto che molti li usano come passatempo e luogo in cui farsi notare o sfogare le proprie frustrazioni – ha detto il prof. Alessandro Rosina, curatore dell’indagine – Ma per una parte rilevante sono considerati anche un contesto in cui sviluppare dinamiche di relazione e scambio di informazioni, messo però in crisi dalle troppe insidie dalle quali non è sempre ben chiaro come difendersi”.

Locandina

 

L’indagine: I giovani e la rete

Un video contro il bullismo

Rapporto giovani lo scorso giugno ha pubblicato i dati dell’Osservatorio giovani sul fenomeno del bullismo. Oggi segnaliamo il video “Don’t be a bully, loser” del designer Emanuele Colombo. Da vedere.

Le prepotenze a scuola – L’indagine

Guarda il video “Don’t be a bully, loser” del designer Emanuele Colombo

Quali sono i progetti dei giovani? La nuova puntata di #Fattoregiovani

Fattore Giovani, il format sulle nuove generazioni condotto da Mattia Pivato con Federica Vernò, realizzato dall’Istituto Giuseppe Toniolo.
Dei giovani e dei loro progetti abbiamo parlato con Chiara Pelizzoni di Famiglia Cristiana

7×1 – dialogo con Elisabetta Soglio, caporedattore del Corriere della sera. I giovani non sono disimpegnati

Ascolta la nuova puntata di 7×1 su Radio Marconi a cura dell’Istituto Toniolo: dialogo con Elisabetta Soglio, caporedattore del Corriere della sera.

I giovani vogliono essere parte attiva della vita. Soglio: “Va sfatato il mito che i giovani non si impegnano, hanno l’attitudine a esserci per gli altri. L’Osservatorio giovani diceva che un terzo dei giovani intervistati ha fatto volontariato. Sono numeri importanti”.

Anche in politica “i giovani cercano delle proposte”.

 

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“Diffusione, uso, insidie dei social network”: i dati dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo

A Trieste il 17 e 18 febbraio si terrò “Parole Ostili”, il primo incontro dedicato ai rischi del web.
Verrà presentato un  “Manifesto della comunicazione non ostile” scritto a più mani dalla community con l’obiettivo di ridurre, arginare e combattere i linguaggi negativi della Rete. L’Istituto Toniolo è partner scientifico dell’evento.

Le nuove generazioni usano in modo diffuso la rete e i social network, li considerano come parte integrante della propria realtà e vita sociale. Il web è considerato un mezzo imprescindibile per acquisire informazioni e i social uno strumento utile per scambiare opinioni, confrontarsi, allargare conoscenze, raccontare di sé.
Questa presenza pervasiva della rete per i Millennials, la prima generazione socializzata in connessione continua dal basso con il mondo, non significa, tuttavia, che il loro sia un uso incondizionato e acritico. La grande maggioranza è a conoscenza di insidie e rischi anche se non sempre è pienamente consapevole della loro portata e delle implicazioni. Diventa, quindi, esperienza comune essere vittima o spettatore passivo o complice più o meno involontario di situazioni spiacevoli e di pratiche corrosive. Accade spesso, in particolare, di imbattersi in diffusione di notizie false (“bufale”), in contenuti offensivi e discriminatori
(“hate speech”), in provocazioni gratuite e accuse infondate (“trolling”). La grande maggioranza delle persone ritiene che queste pratiche rendano i social più inaffidabili e un l uogo meno ospitale. Manca, però, una condotta guida di comportamento che aiuti a non favorirne la diffusione e a disinnescare gli effetti.

La dimensione e l’interesse pubblico acquisito da questo tema suggerisce non solo la necessità di ulteriori analisi, quantitative e qualitative, ma anche lo sviluppo di codici di comportamento, strumenti e strategie di azione che aiutino a contenere gli effetti corrosivi negativi che pratiche di questo tipo possono produrre.

“Ognuno si regola in base alla propria sensibilità sia nel valutare l’affidabilità delle notizie da condividere sia nel lasciar cadere o nelle modalità di replica a provocazioni e insulti. Molti sono quelli che dopo essere stati “scottati” hanno deciso di limitare la presenza quantitativa e qualitativa in rete, diventando più cauti ma perdendo anche fiducia nelle possibilità di espressione e condivisione nei social – ha detto Alessandro Rosina, curatore dell’indagine – La dimensione e l’interesse pubblico acquisito da questo tema suggerisce non solo la necessità di ulteriori analisi, quantitative e qualitative, ma anche lo sviluppo di codici di comportamento, strumenti e strategie di azione che aiutino a contenere gli effetti corrosivi negativi che pratiche di questo tipo possono produrre”.

 

L’INDAGINE
Indagine di approfondimento dell’ “Osservatorio Giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo su “Diffusione, uso, insidie dei social network”, condotta a gennaio 2017 su un campione di 2182 persone, rappresentativo dei giovani italiani di età 20-34 anni.

La quasi totalità dei giovani tra i 20 e i 34 anni usa la rete, la grande maggioranza è presente sui social network. Tra questi, il 90,3 per cento ha un account su Facebook, segue Instagram con 56,6 per cento, Google+ con 53,9 per cento, Twitter 39,9 per cento.
Rilevante è anche la presenza su LinkedIn, più orientato a profili professionali, che arriva al 22,4 per cento. Gli utenti di Pinterest arrivano al 20,4 e su Snapchat al 16,1 per cento (che sale al 27,4 per cento nella fascia più giovane del campione, gli under 22). Più di nicchia gli altri.

Gli utenti di Facebook risultano anche i più assidui, presenti quotidianamente in oltre il 90 per cento dei casi (93%), seguiti da Intragram (74%) e Snapchat (56,9%).
Lo strumento privilegiato per connettersi è lo smartphone (72,7%).
Rispetto alle attività svolte nell’ultima settimana, quelle più comuni sono leggere post di amici/follower (fatta “spesso” dal 74,1% degli intervistati), leggere news (63,2%), conversare privatamente tramite messanger (57,8%). Attività che comportano inserimento di contenuti sono meno frequenti ma coinvolgono una larga parte del campione:
commentare post di propri contatti (49, 1%), postare materiale sulla propria pagina (40,7%), condividere news (35,4%), postare proprie foto o video su pagine altrui (32,6%).
Di rilievo anche le voci “Leggere/cercare annunci di lavoro” (28,3%) e “Visitare account di personaggi pubblici” (26,6%), commentare una news su una pagina di media ufficiali (23,5%).
Nel complesso, la presenza attiva sui social dei giovani appare ampia, con intensa interazione e condivisione di materiali, news e opinioni.


La grande maggioranza dei giovani intervistati considera i social uno strumento che consente, più della vita “offline” di comunicare i propri stati d’animo (69,2% concorda “molto o abbastanza”) ed esprimere apertamente il proprio punto di vista sulle questioni più controverse dell’attualità (71,3%), con linguaggio più schietto e diretto (70,1%).
Allo stesso tempo emerge la consapevolezza dei rischi. Alto è infatti il consenso sul fatto che non vanno presi troppo sul serio perché i contenuti che vi si pubblicano possono essere tanto veri quanto “inventati” (86,6%).
Il modo di stare sui social è molto articolato. Il 27,6% usa la propria pagina/account come luogo di aggregazione, un diario in cui ci si racconta (17,1%), uno strumento per far emergere una parte altrimenti non evidente di sé (11,5%), per mettersi in mostra (7,7%) o utile come biglietto da visita (8,4%), ma per quasi il 20% è soprattutto un buco della serratura sulla vita degli altri. Poco meno del 5% lo usa  prevalentemente come megafono per le proprie rivendicazioni.

Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, 9 giovani su 10 condannano l’hate speech in Rete

Parole O_Stili, la prima community contro la violenza 2.0
Una community trasversale di oltre 300 tra giornalisti, manager, politici, docenti, comunicatori e influencer per contrastare l’ostilità in Rete. Parole O_Stili è un progetto collettivo nato per far riflettere sulla non neutralità delle parole e sull’importanza di sceglierle con cura. L’iniziativa avrà il suo primo momento di confronto il 17 e 18 febbraio a Trieste quando, durante un evento organizzato assieme alla Regione Friuli Venezia Giulia, sarà presentato un “Manifesto della comunicazione non ostile” scritto a più mani dalla community con l’obiettivo di ridurre, arginare e combattere i linguaggi negativi della Rete.
L’hate speech, secondo un’indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo sul tema “Diffusione, uso, insidie dei social network” è un argomento molto sentito dai giovani italiani: 7 giovani su 10 (69,9%) l’hanno sperimentato in prima persona e quasi il 90% degli intervistati (89,4%) ne ha un’opinione negativa.
In particolare, durante la prima giornata di lavori aperta dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, la community si confronterà su linguaggi e comportamenti digitali e sottoscriverà il “Manifesto della comunicazione non ostile”. Durante la seconda giornata, che vedrà la partecipazione di Enrico Mentana, saranno aperti al pubblico nove tavoli tematici (per iscriversi: www.paroleostili.it) su: social media e scritture; giornalismo e mass media; viaggi, sport e divertimento; politica e legge; business e advertising; in nome di Dio; giovani e digitale; bufale e algoritmi; bambini e social media.
Laura Boldrini, Presidente della Camera ha dichiarato: “Ritengo che sia molto utile unire le forze per lanciare una mobilitazione di tutti coloro che sono contrari all’odio in rete. L’hate speech non può rappresentare il prezzo da pagare per essere presenti sullo spazio digitale. Una community contro la violenza sul web fornisce uno strumento in più a disposizione di chi è impegnato a contrastare questo fenomeno ma anche di chi ne è, suo malgrado, vittima”.

Rosy Russo, ideatrice del progetto, ha commentato: “La Rete sta diventando il luogo privilegiato dell’incitamento all’intolleranza, all’odio, alla diffamazione. Parole O_Stili ha l’ambizione di invertire questo trend diffondendo online il virus positivo dell’inclusione e del rispetto grazie a una community capace di raggiungere quasi 4 milioni di persone su Facebook e 4 milioni su Twitter. Se mettiamo insieme la paura di cadere nelle trappole della rete, di non riuscire a ”porgere l’altro tweet“, di essere in difficoltà ad essere se stessi, di non avere più la voglia di confrontarsi perché c’è sempre un troll dietro l’angolo ecco svelato l’origine di questo movimento di idee. Perché per noi le relazioni hanno il profumo del rispetto”.
Parole O_Stili è la prima community in Italia contro la violenza 2.0 capace
di raggiungere quasi 4 milioni di persone su Facebook e Twitter. È un progetto sostenuto da oltre 300 tra giornalisti, manager, politici, docenti, comunicatori e influencer della Rete.

 

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