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I giovani e la fede. Un ciclo di interviste a cura dell’Istituto Toniolo

A margine dell’uscita in libreria di Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, l’Istituto Toniolo ha curato la realizzazione di otto videointerviste con alcuni fra gli autori del volume. Tra i temi affrontati: la percezione che hanno le nuove generazioni della Chiesa cattolica, il ruolo della famiglia e dei sacerdoti nelle scelte di fede, e ancora, il loro bisogno di figure di riferimento e di veri testimoni.
Ecco il video promo che presenta l’intero ciclo di interviste:

A questi link è possibile trovare la serie completa delle videointerviste:

Giovani e fede – Intervista a Pierpaolo Triani

È possibile una fede senza Chiesa? Intorno a questa domanda ruota l’intervista a Pierpaolo Triani, pedagogista e docente di Didattica all’Università Cattolica di Milano. Le nuove generazioni vivono la fede saltando spesso la mediazione della Chiesa, istituzione che è sottoposta a una valutazione critica costante. Ecco perché per la comunità cristiana è urgente saper testimoniare ai giovani la propria importanza. Dalle interviste emerge che la maggior parte dei candidati ha frequentato il catechismo durante l’infanzia. Dopo la Cresima, sono due i percorsi più seguiti: quello di coloro che, rimasti nella Chiesa, la considerano una vera famiglia, e quello di chi se ne è allontanato e la ritiene solo un’organizzazione tra le altre, o addirittura un business.

Giovani e Fede – Intervista a Rita Bichi

La prima intervista della serie vede protagonista Rita Bichi, docente di Sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. La sociologa introduce i temi forti dell’indagine su giovani e fede e le modalità con cui è stata condotta la ricerca. In particolare, sono stati intervistati 150 ragazzi, tutti battezzati, appartenenti a due distinte fasce d’età: quella fra 19 e 21 anni e quella fra i 27 e 29 anni. Nella prima avviene frequentemente il distacco dalla fede, e nella seconda, in alcuni casi, il recupero di un rapporto personale con Dio.

Giovani e fede – Promo

A margine dell’uscita in libreria di “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia”, l’Istituto Toniolo ha curato la realizzazione di otto videointerviste con alcuni fra gli autori del saggio. Ne emerge un quadro del rapporto tra i giovani e la fede, e in particolare della percezione che hanno le nuove generazioni della Chiesa cattolica come istituzione, del ruolo della famiglia e dei sacerdoti nelle scelte di fede, e ancora, del loro bisogno di figure di riferimento e veri testimoni.

Ecco il video promo che presenta l’intero ciclo di interviste.

7 x 1 – INTERVISTA ALLA PROF.SSA BIGNARDI SUI GIOVANI E LA FEDE

7 x 1 è una rubrica a cura dell’Istituto Toniolo, in onda ogni sabato su Radio Marconi.

L’Europa: un continente per vecchi?

giovani e vecchiIn occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, che si tiene ogni anno il 10 dicembre, lo European Youth Forum ha pubblicato un rapporto sulle discriminazioni di cui è vittima la fascia giovanile: Multidiscriminazione e giovani in Europa. In particolare, l’indagine si sofferma su tutti quei fattori per cui un giovane dell’area UE può sentirsi discriminato: uno di questi (in certi casi il più incisivo!) è proprio il fatto di trovarsi “nel fiore degli anni”. La ricerca ha coinvolto 495 ragazzi e ragazze tra i 18 e i 35 anni, e si è svolta tra i mesi di maggio e giugno 2014.

Ai candidati, ad esempio, è stato chiesto se negli ultimi dieci anni si sono mai sentiti discriminati, e per quale ragione. La prima causa di discriminazione (con il 34% delle preferenze) è risultata essere il genere sessuale, seguita dal fatto di avere un’età compresa fra i 18 e i 24 anni (con una preferenza del 29,1%). Uno dei settori in cui i giovani si sentono più discriminati è il sistema educativo, che fa il paio con il mondo del lavoro. Nella ricerca di un’occupazione adeguatamente remunerata, ad esempio, il 18,2% dei giovani ha dichiarato di essere stato discriminato in ragione della propria età, compresa fra 18 e 24 anni. La percentuale scende all’ 8,8% per quelli fra i 25 e i 29. Nella maggior parte dei casi, secondo quanto dichiarato dagli intervistati, la giustificazione del datore di lavoro è sempre la stessa: “Serve più esperienza”.

Essere giovani però non conviene nemmeno nella ricerca di un alloggio: sempre in base alle esperienze raccolte dall’indagine, gli affittuari prediligono inquilini più attempati. Stessa sorte anche per i servizi bancari, dove la prima ragione di discriminazione fra i giovani è il fatto di avere fra i 18 e i 24 anni. In generale, uno dei temi al centro del mirino è quello dei mutui, spesso negati ai più giovani perché questi ultimi sono vincolati da lavori precari o sottopagati.

A fronte di questi dati Stefano Felician Beccari, Board Member di EYF, ha dichiarato: «Ci appelliamo alle istituzioni e ai governi, che hanno il dovere di tutelarci da questo genere di discriminazioni, affinché facciano rispettare le leggi che sono già in vigore e siano di sostegno ai giovani, così che questi possano difendere il proprio diritto alle pari opportunità».

Giovani italiani all’estero. La storia di Stefano all’Onu

Stefano Saldi con l’ambasciatore William Lacy Swing
Palazzo Dolmabahçe, Instanbul [ph. Stefano Saldi]
Palazzo Dolmabahçe, Instanbul [ph. Stefano Saldi]

È appena rientrato da Istanbul, al momento vive a Ginevra, per il futuro sogna gli States. Le premesse per una carriera in giro per il mondo, insomma, ci sono tutte. Stefano Saldi è uno dei giovani laureati in Cattolica che attualmente fa parte della Missione Permanente della Santa Sede all’Onu, grazie al programma “Fellowship Program UNOG” promosso dall’Istituto Toniolo. In questa intervista, ci racconta la sua esperienza e il suo punto di vista sul mondo delle relazioni diplomatiche.

Perché hai scelto di intraprendere la carriera diplomatica? Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

Sono sempre stato affascinato dalla storia e dal mondo delle relazioni internazionali: da piccolo collezionavo monete e banconote provenienti da tutto il mondo, e forse proprio allora è iniziato tutto. In futuro, mi piacerebbe continuare a lavorare per la Missione della Santa Sede o comunque fermarmi a Ginevra. Vorrei entrare nell’Organizzazione Mondiale per il Commercio o nell’Organizzazione Internazionale del Lavoro… e magari un giorno diventare anche Direttore Generale!

C’è un’area del mondo alla quale ti senti particolarmente legato?

Durante la Laurea Magistrale in Cattolica ho avuto la possibilità di trascorrere un anno di studi negli Stati Uniti, in seguito ho trascorso un periodo a Vancouver, dove lavoravo presso la Camera di Commercio Italiana. Per tutti questi motivi mi sento molto legato al Nord America. Allo stesso tempo, l’Asia mi ha sempre affascinato per la sua grande ricchezza culturale, e non mi dispiacerebbe fare un’esperienza anche lì.

Nel tuo lavoro all’Onu ti sei specializzato su una tematica in particolare? Quale?

Gli incontri che mi hanno colpito di più sono stati le due Conferenze Internazionali del Lavoro. Ho visto una massiccia partecipazione di delegazioni composte da governi, datori di lavoro e lavoratori, in un clima di negoziazioni e discussioni molto serrato e intenso.

Puoi raccontarci della tua ultima esperienza a Istanbul?

Ho avuto l’onore di integrare la Delegazione della Santa Sede al Forum Globale su migrazione e sviluppo, che quest’anno si è tenuto a Istanbul dal 14 al 16 ottobre. Il Forum globale offre ai governi e alla società civile un’importante piattaforma di discussione e confronto su questi temi. In particolare, a Istanbul si è discusso circa le strategie per una maggiore cooperazione a livello internazionale nell’ambito delle migrazioni, soprattutto alla luce dei nuovi obiettivi per lo sviluppo sostenibile adottati dalle Nazioni Unite.
A livello personale è stata un’esperienza indimenticabile: ho avuto occasione di parlare direttamente – e in via informale – con diplomatici di vari Paesi su temi come la Siria, la Libia e il Medio Oriente. Inoltre, ho avuto l’onore di conoscere personalmente il Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale per la Migrazione, l’ambasciatore William Lacy Swing.

Negli ultimi tempi, in Turchia gli attentati terroristici si sono moltiplicati, la libertà di espressione nel Paese è gravemente compromessa, e a ciò si aggiunge la difficile gestione della crisi migratoria dovuta alla guerra in Siria. Hai avuto occasione di parlare con dei giovani del luogo? Come vivono questa situazione?

Non ho avuto modo di parlare direttamente con i ragazzi del posto, ma ho avuto la possibilità di visitare Istanbul per un paio di giorni e non ho potuto fare a meno di notare come i livelli di sicurezza fossero elevatissimi: la gente sembrava essercisi abituata, io sicuramente no. Un giorno, mentre visitavo l’imponente Moschea di Solimano il Magnifico, sono stato fermato da un giovane: era un ragazzo siriano, Ahmed, che mi ha raccontato di come la gente del suo Paese stia soffrendo in questo momento. Ad Aleppo, dove è nato, gestiva un piccolo negozio di libri, ma nel 2013 è dovuto fuggire e ha lasciato il Paese. Purtroppo Ahmed non è il solo; in Turchia ci sono attualmente circa due milioni di rifugiati, di cui la stragrande maggioranza proviene dalla Siria.

È ancora pensabile un’adesione della Turchia all’Unione Europea?

I negoziati Turchia-UE si protraggono ormai da molto tempo. Nei giorni in cui mi trovavo a Istanbul, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro turco Ahmet Davutoglu hanno tenuto un incontro bilaterale a Palazzo Dolmabahçe, dove Ataturk (padre fondatore della moderna Turchia) trascorse gli ultimi anni della sua vita. I due leader hanno raggiunto un accordo che tocca diversi punti: gli aiuti economici alla Turchia per il sostegno ai rifugiati siriani presenti sul suo territorio, i flussi migratori dalla Siria verso l’Europa, un’accelerazione nei negoziati in corso per facilitare la concessione di visti d’entrata nell’Unione Europea ai cittadini turchi. Nonostante ciò, sull’ingresso della Turchia nell’Unione Europea sussistono diverse problematiche che sembrano ancora lungi dall’essere risolte.

Cosa significa per te far parte della delegazione vaticana? In che modo la “componente” religiosa influisce sul tuo ruolo e le tue attività presso le Nazioni Unite?

È un grande onore, ma come tutti gli onori comporta anche un alto grado di responsabilità. La Santa Sede, infatti, riveste un ruolo importante in diversi negoziati, anche se spesso questo non è noto ai più.
La componente religiosa, invece, influisce ma fino a un certo punto. Alcuni delegati di altri Stati hanno una sorta di pregiudizio nei confronti della Santa Sede, ma la maggioranza spesso sottolinea l’importanza del suo sostegno “morale” nelle varie discussioni. Grazie alla competenza e popolarità di Papa Francesco, molti diplomatici (anche quelli non “cattolici”) spesso vengono a esprimere le loro congratulazioni per le parole del Santo Padre. Anche a Istanbul molte delegazioni si sono avvicinate alla nostra per rimarcare l’importanza della partecipazione attiva della Santa Sede sul tema delle migrazioni.

Qual è l’insegnamento più prezioso che ti resterà di questa tua esperienza presso la Missione della Santa Sede?

Ho capito che se si lavora tanto e nel modo giusto è davvero possibile contribuire alla realizzazione del bene comune dei popoli. L’opportunità di contribuire al perseguimento, presso le Nazioni Unite, di valori come la giustizia sociale per un vero sviluppo solidale dei popoli è sicuramente per me la gratificazione più preziosa.

CONCORSO: A 70 ANNI DALLA REPUBBLICA, UNA GENERAZIONE PER CAMBIARE

donna 2 giugno 1946Spesso si sente dire che i giovani sono apatici, disillusi, individualisti. I dati del Rapporto Giovani invece mostrano che sono pronti a rimettersi in gioco, vogliono formare una famiglia, credono che aprirsi agli altri sia un motivo di crescita personale.

Per capire quali valori hanno a cuore i giovani per l’Italia di domani, l’Associazione Amici dell’Università Cattolica propone il concorso “GENERAZIONEPER”. Il bando è aperto a tutti: studenti, insegnanti e genitori sono invitati a rileggere la storia a settant’anni dalla nascita della Repubblica. In quegli anni uomini e donne hanno dato il loro contributo per costruire un nuovo Paese e scrivere la Costituzione.

E LA TUA GENERAZIONE , QUALI VALORI VUOLE DIFENDERE?

Per informazioni, collegati al sito www.generazioneper.it

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Mario Draghi ha presenziato l’inaugurazione dell’anno accademico in Cattolica

DAVOS/SWITZERLAND, 25JAN13 - Mario Draghi, President, European Central Bank, Frankfurt is captured during the special address session at the Annual Meeting 2013 of the World Economic Forum in Davos, Switzerland, January 25, 2013. Copyright by World Economic Forum swiss-image.ch/Photo Remy Steinegger
Copyright by World Economic Forum/Photo Remy Steinegger

«La crisi ha causato un forte ribasso del reddito. Rialzarlo dipende da noi. Ciò richiede che si realizzino le riforme strutturali necessarie per aumentare la partecipazione della forza lavoro e la produttività. Nell’area dell’euro ci sono ancora almeno 20 milioni di disoccupati, molti di loro giovani, che occorre riportare nel mercato del lavoro. È un potenziale enorme».

Sono le parole di Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, che sabato 31 ottobre ha rilasciato una lunga intervista al Sole 24 Ore, a quattro anni dall’inizio del suo mandato.

A molti di questi giovani il Presidente Draghi si è rivolto direttamente giovedì 5 novembre, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico in Università Cattolica. La prolusione di Mario Draghi si è tenuta nell’Aula Magna dell’Ateneo, a conclusione della cerimonia. L’accesso in Aula Magna era consentito entro le ore 10.30, fino ad esaurimento posti.

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Dio a modo mio: un’indagine su giovani e fede

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Che rapporto hanno i giovani con la fede? Quali sono le loro credenze e i loro atteggiamenti nei confronti della religione? Come hanno vissuto l’esperienza dell’Iniziazione cristiana, e quali ricordi hanno del ‘catechismo’? Sappiamo che molti di loro, dopo la Cresima, si allontanano dalla Chiesa: perché? E quali esperienze e cammini possono portare a un riavvicinamento?

A queste e ad altre domande hanno risposto centocinquanta giovani, ragazze e ragazzi tra i diciannove e i ventinove anni, tutti battezzati, residenti in piccole e grandi località del Nord, Centro e Sud di Italia, con diverso titolo di studio. L’indagine è stata realizzata nell’ambito del Rapporto Giovani.

Cinquanta intervistati, tra coloro che si sono dichiarati credenti nella prima fase della ricerca, inoltre, hanno poi raccontato – per la prima volta nel nostro Paese con tale estensione e profondità di indagine – la loro esperienza di fede e il loro vissuto religioso, rivelando un interessante spaccato di questa intima dimensione della vita, delle sue luci e delle sue ombre.

L’intera indagine è stata poi raccolta nel volume Dio a modo mio, giovani e fede in Italia, a cura di Rita Bichi e Paola Bignardi. Il libro è  edito da Vita e Pensiero ed è già disponibile in libreria. I contenuti dell’indagine, infine, saranno oggetto di riflessione nell’ambito di alcuni gruppi di discussione al Convegno ecclesiale di Firenze.

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