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Festival del diritto: il futuro dei giovani fra tradimenti e promesse

1438877547Si dice che i giovani siano il futuro, ma che cosa pensano loro stessi del loro presente e del loro domani? Come vedono il loro rapporto con il lavoro e con la società nell’attuale contesto di profonda incertezza e forte difficoltà? Se ne parlerà al Festival del Diritto (in programma dal 24 al 27 settembre a Piacenza) durante l’evento “Il futuro dei giovani fra tradimenti e promesse. A proposito del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo”.

L’incontro – a cui partecipa il prof. Alessandro Rosina – intende riflettere sul profilo dei cosiddetti Millennials, e rilanciare alcune questioni aperte della condizione giovanile italiana. Fenomeni come quello dei Neet, le trasformazioni nel rapporto con il lavoro e le istituzioni hanno bisogno di essere compresi, infatti, partendo innanzitutto da quanto esprimono i giovani stessi. L’evento si terrà il 26 settembre presso la Sala dei Teatini.

Oltre la metà dei giovani italiani punta all’estero. Destinazioni? Australia e USA

Aeroporto_di_TorinoL’unico posto in cui si sentono a casa, ormai, è la hall dell’aeroporto. Che i Millennials italiani fossero una generazione con la valigia si sapeva, ma più si cerca di inquadrare il fenomeno più le mete si fanno diverse e distanti. E soprattutto, cresce tra i giovani la consapevolezza che lasciare il Paese è sempre meno una scelta e sempre più una necessità.

A dircelo sono i dati di un recente studio del Rapporto Giovani sul tema “mobilità per studio e lavoro”, presentati a Treviso sabato 12 settembre dal prof. Alessandro Rosina, nell’ ambito del Festival della Statistica e della Demografia. L’indagine è stata elaborata a partire da un panel di 1.000 giovani tra i 18 e i 32 anni, ed è stata realizzata dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.

Secondo quanto emerge dai dati raccolti, l’83,4% degli intervistati è disposto a cambiare città stabilmente per trovare migliori possibilità di lavoro. Di questi, il 61,1% – quindi per la prima volta ben oltre la maggioranza dei giovani – si dichiara disponibile a cercare lavoro all’estero. Non solo, tra i potenziali emigranti, oltre uno su tre sta valutando la possibilità di farlo entro il 2016.

È la diretta conseguenza di come i Millennials italiani percepiscono l’attuale situazione del Paese. A spaventare non è tanto (o non solo) la presa d’atto di una condizione non più sostenibile, ma soprattutto il timore che la ripresa stenti ad arrivare. Per il 44% dei giovani le opportunità in Italia sono peggiori rispetto alla media degli altri Paesi sviluppati e, dato ben più preoccupante, il 48,2% ha poca fiducia nella possibilità che entro tre anni queste possano migliorare.

Inevitabile dunque la partenza. Le destinazione considerate più attrattive sono – nell’ordine – Australia, USA e Regno Unito, che insieme raccolgono oltre la metà delle risposte (il 54,8%,). Segue poi la Germania, che presenta una disoccupazione giovanile particolarmente bassa, e a distanza Canada, Francia, Austria, Svizzera e Belgio. Bassa infine la percentuale di chi indica la Spagna (1,5%), molto ambita in passato ma colpita, con la crisi, da tassi di disoccupazione giovanile molto elevati.

“I dati – spiega Alessandro Rosina, tra i curatori del Rapporto – restituiscono un quadro meno stereotipato rispetto a quello usualmente fornito nei mass media, schiacciato molto spesso sul tema della “fuga” dei laureati. La fuga è solo un aspetto del fenomeno, anche se è in effetti quello più problematico. E’ vero inoltre che i laureati tendono maggiormente ad espatriare rispetto a chi ha titoli più bassi, ma soprattutto perché hanno maggiori risorse e possibilità per farlo. La propensione ad andarsene, soprattutto se legata a difficoltà oggettive di trovare lavoro, è sentita in tutte le categorie e tutti i livelli di istruzione”.

Scarica il comunicato completo con i dati

Giovani e cinema: il video e le foto della presentazione a Venezia

Venerdì 4 settembre è stato presentato a Venezia l’approfondimento “Cinema e giovani italiani”, realizzato a maggio 2015 nell’ambito dell’indagine Rapporto Giovani, e commissionato dall’Ente Fondazione dello Spettacolo.

Ecco il video dell’evento, a cui hanno partecipato  DON DAVIDE MILANI, presidente Fondazione Ente dello Spettacolo, LUIGI CUCINIELLO, presidente Associazione Nazionale Esercenti Cinema, LUIGI GRISPELLO, vice presidente, Associazione Nazionale Esercenti Cinema, DOMENICO DINOIA, presidente Federazione Italiana Cinema d’Essai, MARIA GIUSEPPINA TROCCOLI, direzione generale cinema Mibact -Dirigente Servizio II – Cinema e Audiovisivo, ANGELO CHIRICO, direttore Cinema Teatro San Giuseppe, Brugherio, ANTONIO URRATA, direttore generale Fondazione Ente dello spettacolo. Ha moderato, BRUNO ZAMBARDINO, docente di Organizzazione ed Economia dello Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma.

Di seguito alcune fotografie

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Economico, tecnologico e vicino a casa: il cinema secondo i giovani

Dominano la visione in streaming e la tv generalista, ma nella fruizione dei film le sale cinematografiche restano ancora saldamente sul podio. È quanto emerge dall’approfondimento “Cinema e giovani italiani”, realizzato a maggio 2015 nell’ambito dell’indagine Rapporto Giovani, e commissionato dall’Ente Fondazione dello Spettacolo.

Al centro della ricerca troviamo ancora una volta i Millennials (nel caso specifico i nati tra il 1982 e il 1994), interrogati sul loro rapporto con il grande schermo e l’industria cinematografica in generale.

Il campione analizzato – 1660 soggetti su base nazionale – comprende sia studenti sia lavoratori: il 46,4% è occupato, il 36,2% in questo momento studia. I dati dell’indagine sono stati presentati venerdì 4 settembre a Venezia, in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

I dati dipingono un quadro che lascia ben sperare. Se è vero che il 42% degli intervistati predilige la tv generalista per la visione dei film, e un altro 36% si affida allo streaming – gratuito – in Internet, il 26% è in favore delle sale cinema, dove dichiara di recarsi con frequenza. Il 66,6%, inoltre, vi si reca saltuariamente. In futuro, i giovani prevedono di ridurre il loro consumo di tv generalista e di incrementare la frequentazione delle sale cinema (da 26,2% a 29,9%), un dato questo che riguarda soprattutto il Sud e i più giovani.

Se poi guardiamo alla tipologia di sala cinema, la scelta ricade sui multisala che hanno spopolato in questi anni. Per la maggioranza dei giovani intervistati (65,2%), infatti, il cinema più vicino a casa è quello in cui vanno più spesso, e nella maggior parte dei casi risulta essere un multisala (74,5%). A seguire abbiamo il mono-sala privato (15,2%), il mono-sala comunale (5,4%) e il mono-sala della parrocchia (4,6%). Il Sud si differenzia rispetto al resto del territorio: soltanto il 67,9% dei giovani del Sud ha come cinema più vicino a casa propria il multisala, rispetto a un 21,8% che ha un mono-sala privata.

Infine, durante la settimana il 52,6% degli intervistati guarda più di un film, e nell’arco di un mese il 32,1% dei giovani si reca più di una volta in una sala cinematografica. Frena l’affluenza il costo medio del biglietto, tanto che per il 20,5% degli intervistati non si va più al cinema perché i film si scaricano – illegalmente – dal web.

Come già accennato, la presentazione dei dati è avvenuta nel corso di un evento tra quelli in programma per la Biennale. Ne hanno discusso DON DAVIDE MILANI, presidente Fondazione Ente dello Spettacolo, LUIGI CUCINIELLO, presidente Associazione Nazionale Esercenti Cinema, LUIGI GRISPELLO, vice presidente, Associazione Nazionale Esercenti Cinema, DOMENICO DINOIA, presidente Federazione Italiana Cinema d’Essai, MARIA GIUSEPPINA TROCCOLI, direzione generale cinema Mibact -Dirigente Servizio II – Cinema e Audiovisivo, ANGELO CHIRICO, direttore Cinema Teatro San Giuseppe, Brugherio, ANTONIO URRATA, direttore generale Fondazione Ente dello spettacolo. Ha moderato, BRUNO ZAMBARDINO, docente di Organizzazione ed Economia dello Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma.

Guarda il video dell’evento

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Istat: a luglio 2015 in calo la disoccupazione giovanile

Man at workL’istituto nazionale di statistica ha pubblicato oggi un aggiornamento sullo stato dell’occupazione nel nostro Paese. Emerge un quadro ottimista per il mese di luglio 2015, soprattutto per quanto riguarda il settore giovanile. Nella fascia compresa fra i 15 e i 24 anni, infatti, si registra un calo della disoccupazione di 2,5 punti rispetto al mese di giugno, attestandosi su una percentuale del 40,5%. Si tratta del dato più basso dal 2013: a luglio di quell’anno la percentuale era del 39,9%, salita al 43,1% nello stesso mese del 2014.

In parallelo cresce il tasso degli occupati: a luglio di quest’anno era del 15,2%, in crescita di 0,4 punti rispetto a giugno (ma in calo di 0,5 rispetto a luglio 2014).

Non accenna a migliorare il problema dei giovani inattivi, che anzi si aggrava. Si registra infatti un aumento di 0,5 punti percentuali rispetto a giugno, e di 2 rispetto a luglio 2014.

Giovani e spettacolo: un convegno a Venezia

Che rapporto hanno i Millennials con il mondo dell’entertainment? Il tema è al centro del convegno “Giovani e spettacolo“, che si terrà il 4 settembre a Venezia, nell’ambito della 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Nel corso dell’evento, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, verranno presentati una serie di dati sul rapporto tra giovani e spettacolo, con particolare attenzione al cinema, alla sua distribuzione e fruizione. Il convegno sarà ospitato presso l’Hotel Excelsior di Venezia.

Di seguito il programma della giornata.

 

Introduzione

don Davide Milani, presidente Fondazione Ente dello Spettacolo

Saluto

Luigi Cuciniello, presidente Anec, Associazione Nazionale Esercenti Cinema

Modera

Bruno Zambardino, Docente di Organizzazione ed Economia dello Spettacolo presso l’Università La Sapienza di Roma

Presenta i dati

Prof.ssa Rita Bichi, Rapporto Giovani, docente Sociologia Università Cattolica Sacro Cuore di Milano

Ne discutono

Luigi Grispello vice presidente ANEC

Mimmo di Noia, presidente Fice, Federazione Italiana Cinema d’Essai

Maria Giuseppina Troccoli, direzione generale cinema Ministero dei beni e delle attività culturali

Angelo Chirico, esercente, direttore Cinema Teatro San Giuseppe, Brugherio

Conclusioni

Dott. Antonio Urrata, direttore Fondazione Ente dello spettacolo

 

Scarica il programma completo dell’evento

7×1: intervista alla professoressa Rita Bichi

Rita BichiRita Bichi, professoressa di Sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stata ospite dell’Istituto Toniolo per la rubrica “7X1”, in onda su Radio Marconi ogni sabato alle 18.30.

Tra i coordinatori del Rapporto Giovani, la professoressa Bichi ha affrontato nella sua intervista il tema “giovani e occupazione”, con un approfondimento sulle differenze uomo/donna nell’accesso al mondo del lavoro e al fenomeno sempre più incalzante dei giovani che scelgono di trasferirsi all’estero.

“7 per uno” è la rubrica curata dal Toniolo su Radio Marconi in cui, ogni sabato, un un ospite su temi di attualità, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni.

 

Clicca qui per ascoltare l’intervista a Rita Bichi

Se i giovani americani vivono ancora con mamma e papà

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Un’immagine tratta dal film “Tanguy”, storia di un figlio che non ne vuole sapere di lasciare la casa dei genitori

Il copyright va all’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, che nel 2007 coniò l’appellativo “bamboccioni”. Nelle intenzioni doveva essere un’espressione ironica, rivolta ai giovani italiani più restii ad abbandonare il tetto materno, ma la polemica fu immediata. Giovani (e sostenitori) avevano dalla loro un buon numero di argomenti: dal precariato alla disoccupazione giovanile, passando per la ritrosia delle banche a concedere mutui senza determinate garanzie. Da allora l’epiteto di “bamboccioni” non ha mai abbandonato i giovani della Penisola, anche in virtù di statistiche non proprio brillanti. Secondo i dati diffusi da Eurostat, nel 2013 la percentuale di italiani – fra i 18 e i 34 anni – che viveva con i genitori era pari al 65,8%. Quasi 18 punti in più della media europea (che si attesta al 48,2%), e addirittura il doppio di Paesi come la Francia e il Regno Unito (entrambi al 34,2%).

Se dunque lo stereotipo dell’italiano mammone resta difficile da scalfire, un’indagine da oltreoceano dimostra che la tendenza sta prendendo piede. Uno studio condotto dal Pew Research Center sui giovani americani, infatti, incrina (di poco) il mito dell’indipendenza anglosassone. Lo scenario è questo: pur trovandosi in una fase positiva per il mercato del lavoro, i giovani americani fra i 18 e i 34 anni sono meno propensi a costruirsi un nucleo familiare autonomo di quanto lo fossero negli anni più duri della crisi. Secondo i dati raccolti dal Pew Research Center, infatti, nel primo trimestre 2015 i giovani che avevano lasciato la casa dei genitori risultavano essere circa 42,2 milioni: nel 2007 erano 42,7.

In questo lasso di tempo, il numero di soggetti ancora legati al tetto materno è salito dal 24% al 26%. L’aumento è legato indubbiamente alle conseguenze della crisi economica, ma se guardiamo alla situazione attuale troviamo un quadro ben diverso, che dovrebbe (in teoria) invertire la tendenza. Negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione per i giovani fra il 18 e i 34 anni è calato dal 2010 al primo trimestre 2015 di quasi cinque punti: dal 12,4% al 7,7%. Rispetto al 2010, inoltre, gli impieghi a tempo pieno sono cresciuti, e così anche gli stipendi (dai 547 dollari settimanali del 2012 si è passati ai 574 dollari attuali).

Eppure, nonostante il quadro economico favorevole e l’aumento dei giovani compresi in questa fascia d’età, i Millennials americani preferiscono restare a casa con mamma e papà. Rispetto agli anni pre-crisi, non solo il numero dei giovani “autonomi” non è aumentato, ma non arriva neppure ai livelli di allora: nel 2007 erano 25,2 milioni, oggi sono 200mila in meno. E se tra i sociologi serpeggia preoccupazione, il più allarmato è ancora il settore immobiliare.

Leggi lo studio completo

Sud Italia sempre più arretrato: il prezzo più alto lo pagano i giovani

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Il Sud è a rischio di desertificazione industriale e il mercato del lavoro locale è tornato ai livelli di quarant’anni fa. È quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno 2015, presentato ieri a Roma. L’Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno ha fotografato l’attuale situazione delle regioni meridionali italiane, sempre più arretrate rispetto al Nord del Paese. Nel 2014, per il settimo anno consecutivo, il Pil del Mezzogiorno è rimasto negativo (– 1,3%).

Preoccupanti i dati sull’occupazione, che nel 2014 tornano ai livelli del 1977: il numero di occupati nel Mezzogiorno è pari a 5,8 milioni, la cifra più bassa dalla fine degli anni Settanta. Nell’anno in questione, mentre i posti di lavoro crescevano in Italia di 88.400 unità, il Sud ne ha persi 45mila. In un quadro già critico, in cui stenta a decollare la crescita, il Sud paga il prezzo più alto della crisi economica scoppiata nel 2008.  Nei sei anni successivi, infatti, il calo dell’occupazione è stato del 9%, contro il – 1,4% del Centro Nord: delle 811mila persone che in questo periodo hanno perso il lavoro, 576mila sono residenti nel Mezzogiorno.

L’impoverimento del tessuto industriale e la crisi del mercato del lavoro determinano conseguenze importanti per la fascia giovanile, che vede ridursi ulteriormente le possibilità di trovare un’occupazione. Negli anni fra il 2008 e il 2014, il Mezzogiorno ha perso 622mila posti di lavoro tra gli under 34, con un calo percentuale del 31,9%.

Considerata la medesima fascia d’età, trova conferma la tendenza per cui al Sud le donne lavorano meno che nel resto del Paese. A fronte di una media italiana del 34% (e di quella europea al 51%), la percentuale di giovani donne che al Sud hanno un impiego si ferma al 20,8%. In altre parole, lavora una ragazza su cinque. Se poi guardiamo ai giovani con meno di 24 anni, il tasso di disoccupazione al Sud ammonta al 56%, contro il 35,5% del Centro Nord. Infine, dei 3 milioni e 512mila Neet (Not in Education, Employment or Training) che si trovano nel nostro Paese, quasi due milioni sono meridionali.

Inevitabili dunque i numeri da “generazione in fuga” che il Rapporto Giovani ha presentato a giugno di quest’anno. L’84,4% dei ragazzi del Sud si dichiara disposto a trasferirsi altrove, pur di trovare un impiego. Le mete comprendono tutta Italia ma anche l’estero: il 50% degli intervistati infatti non avrebbe problemi a emigrare. La disponibilità a spostarsi cresce fra chi possiede un titolo di studio superiore, con un danno ulteriore per il territorio, che si vede così privato di potenziali risorse per il futuro. In generale, circa un giovane meridionale sue tre non è soddisfatto del lavoro che svolge, mentre al Nord la percentuale scende a uno su quattro.

Il divario con le regioni settentrionali, insomma, continua a crescere, e l’Italia resta un Paese spaccato in due. Proprio ieri, durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato: «Non possiamo abbandonare un’intera generazione di giovani e il Meridione d’Italia. Il lavoro per tutti è un principio della nostra Costituzione».

Al via nuovo apprendistato e alternanza scuola-lavoro: arriva in Italia il sistema duale

SteinmetzIl 20 luglio si è tenuto a Milano il convegno «La via italiana al sistema duale», organizzato dall’Associazione degli enti di formazione professionale della Lombardia (Aef).  Erano presenti il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba. Insieme  hanno illustrato le novità sull’apprendistato di primo e terzo livello previste dal Dlgs 81/2015 e la sperimentazione – al via da settembre – per introdurre anche il Italia il cosiddetto “sistema duale”. Si tratta di un modello formativo importato dalla Germania, che prevede un’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti devono svolgere parte del monte ore scolastico in azienda: lo scopo è formare personale qualificato, e contrastare il dramma della disoccupazione giovanile. In un’intervista ad Avvenire, Luigi Bobba ha dichiarato che già dal prossimo settembre saranno avviati 5mila nuovi apprendistati e 10mila studenti in alternanza scuola-lavoro.

Leggi l’intervista su Avvenire

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