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7X1: intervista alla Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli

fedeliLa Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli è stata ospite dell’Istituto Toniolo per la rubrica “7X1”, in onda su Radio Marconi ogni sabato alle 18.30.

Fra i temi trattati con la senatrice, quello della fiducia dei giovani alle Istituzioni e nei sindacati, il rapporto formazione e lavoro, le pari opportunità alla luce di quanto emerge dal Rapporto Giovani.

“7 per uno” è la rubrica curata dal Toniolo su Radio Marconi in cui, ogni sabato, un un ospite su temi di attualità, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni.

In qualità di Vicepresidente vicario, Fedeli ha assunto le funzioni di Presidente del Senato dal 14 gennaio 2015 per tutta la durata della supplenza di Pietro Grasso chiamato temporaneamente a svolgere il ruolo di Presidente supplente della Repubblica Italiana.

In questa funzione ha coadiuvato la Presidente della Camera Laura Boldrini nella conduzione dei lavori del Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica Italiana, che ha portato alla presidenza Sergio Mattarella.

 

Clicca qui per ascoltare l’intervista a Valeria Fedeli

I dati del Rapporto Giovani nel programma Rai “A Sua Immagine”

famiglia

L’86,15% dei giovani italiani progetta di costituire una famiglia con almeno due figli: è questo uno dei dati tratti dal Rapporto Giovani e riportati lo scorso 17 maggio durante l’ultima puntata della trasmissione Rai “A sua immagine”, condotta da Lorena Bianchetti.

Nato nell’ottobre del 1997 come settimanale di approfondimento culturale, sulla scia delle rubriche religiose presenti nel palinsesto della Rai sin dal 1954, “A Sua Immagine” si è andato nel tempo definendo come un programma di confronto culturale e religioso per il grande pubblico. Realizzato in collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana.

L’ultima puntata di “A Sua Immagine”, ha affrontato uno dei temi decisivi della nostra società contemporanea: la famiglia e come la famiglia “comunica e viene comunicata”.

A fronte di dati sempre più scoraggianti – che mostrano un aumento di divorzi e di nuove povertà, una diminuzione della spesa pubblica per i nuclei familiari e il desiderio “impossibile” di famiglia da parte dei giovani – il messaggio cattolico assume una nuova rilevanza. Non abbiate paura, ci dice il pontefice, di avere voglia di fare famiglia! Nonostante il modo in cui questa viene comunicata all’esterno.

Dal minuto 47:20, nella trasmissione sono stati analizzati i dati del Rapporto Giovani su giovani e famiglia (per approfondire, visita la nostra banca dati) analizzati in studio da due docenti universitari di grande caratura: Chiara Giaccardi e Mauro Magatti.

Ecco il video integrale della puntata:

Giovani e Lavoro: la speranza oltre la crisi. Il convegno a Novafeltria

ciovani“Giovani e lavoro, la speranza oltre la crisi” è il titolo del convegno in programma venerdì 22 maggio 2015 alle ore 21 a Novafeltria, nel teatro parrocchiale Montefeltro.

Dopo il saluto del vescovo Andrea Turazzi, prenderanno la parola Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Marco Tura, segretario generale Confederazione Democratica Lavoratori Sammarinesi, Luca Tonelli, Centro studi Politiche del lavoro e Società locale della Provincia di Rimini. Saranno quindi presentate le esperienze del Progetto Policoro delle Acli Rimini-Montefeltro.

Guarda la locandina del convegno in pdf

Il dibattito prenderà il via dalla ricerca sui giovani promossa lo scorso anni dall’Istituto Giuseppe Toniolo, con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, pubblicata nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto giovani 2014” (ed. Il Mulino).

«L’universo delle nuove generazioni è certamente molto più articolato e ricco rispetto al loro tormentato rapporto con il lavoro e al benessere economico. Il ritratto multidimensionale e pieno di sfaccettature fornito nei diversi capitoli del volume lo conferma – spiega il professor Rosina –. È, però, anche vero che in questo frangente storico le preoccupazioni maggiori, con ripercussioni anche negli altri ambiti di vita, derivano dal non trovarsi con solide basi su cui costruire le fondamenta del proprio futuro».

I dati del Rapporto Giovani, continua Rosina, «aiutano ad andare oltre gli indicatori ufficiali e rivelano come nelle nuove generazioni rimanga complessivamente alta la volontà di non rassegnarsi, ma come crescente sia anche la frustrazione per il sottoutilizzo delle proprie potenzialità. Da una parte ci sono coloro che di fronte a un mercato del lavoro bloccato, a meccanismi di ricambio generazionale inceppati, a una società immobile, reagiscono formandosi ancor meglio, sfruttando le opportunità della rete, producendo innovazione tecnologica e sociale. Al lato opposto ci sono quelli che si sono arresi e scivolano progressivamente verso i margini. Quelli che oltre alla fiducia nelle istituzioni e nella società stanno perdendo la fiducia in se stessi e nel proprio futuro».

Di fronte a questa situazione, conclude il professor Rosina, è necessario comprendere «quanto sia importante assumere lo sguardo dei giovani stessi e cercare di vedere la realtà in trasformazione con i loro occhi per capire le sfide che si trovano davanti e per dotarli di strumenti efficaci per vincerle offrendo il meglio di sé. Tutto questo nella convinzione che nessun altro può vincerle per loro e nessun giovane può farcela se abbandonato a se stesso».


 

22 maggio 2015 / ore 21.00

Giovani e Lavoro: la speranza oltre la crisi

Luogo: teatro parrocchiale Montefeltro a Novafeltria (RI)

Interventi

Prof. Alessandro Rosina (Docente di Demografia e Statistica sociale e direttore L.S.A.,Università Cattolica del Sacro Cuore)

Marco Tura (Segretario Generale Confederazione Democratica Lavoratori Sammarinesi)

Dr. Luca Tonelli (Centro studi Politiche del Lavoro e Società locale della Provincia di Rimini)

Niente tele, siamo inglesi: E4 si “spegne” per spingere i giovani a votare

[© Daniel Horacio Agostini / CC BY-NC-ND 2.0]
[© Daniel Horacio Agostini / CC BY-NC-ND 2.0]

[© Daniel Horacio Agostini / CC BY-NC-ND 2.0]
Daniel Horacio Agostini / CC BY-NC-ND 2.0]
C’era un vecchio jingle, di un programma televisivo di molti anni fa, che diceva “No non è la BBC, questa è la Rai, la Rai Tv”. Gianni Boncompagni, ideatore di questo orecchiabile motivetto, intendeva scherzare sul fatto che lassù, oltremanica, le cose si fanno molto più seriamente.

Magari – questo era il sottinteso della canzone – i britannici finiscono col risultare più noiosi rispetto a noi mediterranei, però se non altro la palma della serietà è tutta loro. Per intenderci, alle nostre latitudini è impensabile che un canale televisivo di successo sospenda la propria programmazione per un’intera giornata, al fine di consentire ai ragazzi di non distrarsi nel giorno delle elezioni governative. È accaduto appunto in Inghilterra, in occasione delle General Elections che hanno visto, lo scorso fine settimana, la vittoria netta dei Tories guidati da David Cameron. La rete in questione è E4, fa parte del gruppo televisivo Channel 4 ed è il canale digitale più popolare tra il pubblico giovanile.

È la prima volta che si tenta un’operazione di questo tipo per invitare i giovani al voto. Nella fascia 16-34 anni E4 è l’emittente più vista e, dato che nelle scorse elezioni solo la metà dei minori di 25 anni si è recata alle urne, Channel 4 ha pensato di ricorrere a questa “extrema ratio”.

L’esperimento è stato accompagnato da un video in cui un simpatico personaggio di nome Darren ha avuto l’onere di alzare e abbassare la leva che mette in onda E4. Lavorando nella “control room” televisiva, ha rimesso in modalità “on” il canale alle 20 del giorno stesso, una volta chiuse le urne.

L’iniziativa è senz’altro lodevole, ma se sono arrivati a queste “maniere forti” è perché la disaffezione dei giovani nei confronti della politica è un dato allarmante anche per gli inglesi. Forse meno rispetto all’Italia, stando a quello che empiricamente ognuno di noi può osservare, ma anche stando alla serietà scientifica dei dati diffusi dal Rapporto Giovani 2014.

Alla domanda del Rapporto “da 1 a 10 qual è il tuo grado di fiducia verso le istituzioni?”, rivolta a un campione di 1.663 giovani, tutti gli organi di potere hanno raggiunto posizioni bassine, ma in particolare le figure che ruotano attorno al Parlamento sprofondano negli abissi della credibilità: 2.5 Governo nazionale; 2.5 Senato della Repubblica; 2.5 Camera dei deputati; 2.3 partiti politici.

È un segnale di disinvestimento e distacco da parte delle nuove generazioni, aggravato per di più dal fatto che tutte le voci relative alle istituzioni politiche hanno ottenuto nella nuova indagine un voto inferiore rispetto a quella precedente. I Neet, come era ampiamente prevedibile, sono coloro i quali hanno dato giudizi più bassi, e questo legame tra sfiducia istituzionale e ricerca di lavoro è un elemento preoccupante, da non prendere affatto sottogamba. Non erano scontati, invece, i seguenti dati che emergono dal Rapporto: le donne si mostrano più severe rispetto agli uomini nel giudizio, mentre per quanto riguarda la fascia anagrafica, tra i 20-25enni si riscontra un grado di fiducia che poi tende a diminuire con l’avanzare dell’età.

Difficile, a questo punto, individuare una maniera per invertire questo trend italiano così negativo. Non sappiamo se la scelta di E4 abbia dato i suoi frutti ma possiamo affermare, con scarsissimo margine di errore, che il temporaneo switch off di Canale 5 avrebbe causato, verosimilmente, una class action dei telespettatori contro i dirigenti Mediaset. Così imparano a interrompere Beautiful.

Francesco Mattana

Pianeta giovani, l’Eurobarometro: lavoro poco, disincanto tanto

[© Francisco Osorio / CC BY-2.0]
[© Francisco Osorio / CC BY-2.0]

[© Francisco Osorio / CC BY-2.0]
[© Francisco Osorio / CC BY-2.0]
Aveva ragione senz’altro quel tale quando diceva che “sia gli ottimisti che i pessimisti contribuiscono alla società: i primi inventano l’aereo, i secondi il paracadute”.

La sua visione, forse, peccava però di eccesso d’ottimismo: al giorno d’oggi si respira un tale clima di disincanto tra una larga fetta di persone che l’impressione, così a occhio, è che in tanti – in troppi – non prendano nemmeno in considerazione il paracadute.

L’ultimo Eurobarometro, l’analysis sector della Commissione Europea che analizza l’opinione pubblica, ha indagato le opinioni dei giovani europei sui temi della partecipazione e dell’occupazione: i dati emersi sono poco confortanti. In Italia, in particolare, l’84% degli intervistati si dichiara molto sfiduciato riguardo all’ipotesi di poter trovare un lavoro stabile. Una cifra enorme e da non sottovalutare affatto, che trova sostanziale conferma nelle pagine del “Rapporto Giovani 2014”.

L’indagine del Rapporto, realizzata dall’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa San Paolo, ha preso in esame 1.727 individui di età compresa tra i 19 e i 31 anni. Alla domanda se l’Italia offra opportunità di lavoro a chi si affaccia all’età adulta, l’88% ha risposto no. Interrogati sui motivi di questa disillusione, la maggior parte la attribuisce alle contingenze economiche particolarmente negative.

Per molti, l’assenza di opportunità è da ricondurre alla presenza di raccomandazioni, alla scarsa meritocrazia e alla difficoltà di essere assunti se non si ha esperienza. Il problema delle entrature nel nostro Paese non è nuovo, ma la crisi ha ulteriormente aggravato le criticità preesistenti: il capitalismo di relazione rende più impegnativo l’accesso alla “cittadella del lavoro”, ed è normale che in questo quadro la “fuga” all’estero venga vissuta come unico strumento di autorealizzazione. Di certo il problema dei giovani di oggi non è la formazione o la scarsa adattabilità, e difatti nell’indagine del Rapporto questi elementi non vengono praticamente nominati.

Preoccupanti i criteri individuati dagli intervistati per raggiungere il successo professionale: il saper essere, secondo la loro opinione, prevale sul sapere e sul saper fare. Il titolo di studio, in particolare, viene considerato sempre più come un orpello, una coccarda da appuntarsi per motivi squisitamente esteriori e non di sostanza.

L’impressione, però, è che troppi ragazzi stiano accettando, tutto considerato senza battere ciglio, situazioni a dire il vero inaccettabili. Non che ci stiano prendendo gusto alla flessibilità negli orari richiesta da alcuni datori di lavoro, ma tendono – perlomeno da quanto emerge dall’indagine del Rapporto – a considerarlo come un dato naturale, da assorbire senza troppe lamentele se vogliono tenersi a galla nei marosi della contemporaneità.

Il vignettista Altan, in questi casi, saprebbe come riassumere con sintesi icastica le insidie che si celano dietro la parola “flessibilità”. Ammesso che, con l’apatia che si respira tra larghi strati della popolazione giovanile, sia rimasta almeno la voglia di sorridere per le arguzie del disegnatore.

Francesco Mattana

Rapporto Giovani: la madre figura centrale per il 33% dei giovani italiani

[© Darren Johnson / iDJ Photography / CC BY-NC-ND 2.0]
[© Darren Johnson / iDJ Photography / CC BY-NC-ND 2.0]
Darren Johnson / iDJ Photography / CC BY-NC-ND 2.0]

È la mamma la figura di riferimento dei giovani italiani.

Quando si domanda ai ragazzi di indicare una persona irrinunciabile nella propria vita, quella con cui si confrontano più frequentemente per parlare di se stessi, il riscontro è quasi sempre univoco: la figura materna. La mamma stacca tutte le altre figure in maniera netta: è la più importante per il 33% dei ragazzi italiani su un campione di 1727 giovani tra i 19 e i 30 anni. La differenza tra la centralità della mamma e quella del papà è talmente alta da marcare una distanza importante (9% per i padri, a fronte del 33% per le madri).

E’ quanto emerge dall’ indagine del Rapporto Giovani, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.

È bene evidenziare che la netta centralità della mamma, come principale riferimento, attraversa l’Italia con una certa trasversalità. La madre risulta figura irrinunciabile in maniera uniforme nella nostra penisola: al Nord, per il 33% degli intervistati, al Centro, per il 31%, al Sud per il 32%.

La mamma incide positivamente su tutti i bisogni e desideri dei figli, senza prevalere in nessuna area ma presenziando di fondo in tutte: è una figura factotum, il passepartout utile per ogni evenienza. È lei che risulta in grado di comprendere i figli, è lei che sa ascoltare, è lei che dà consigli, è lei la persona con la quale ci si confida. Non solo: ha esperienza, è coerente, autorevole, sa far comprendere gli errori commessi e fornisce serenità e gioia di vivere.

Le madri rappresentano più di tutte quelle persone che, anche nell’emancipato 2015, sono vicine alle nuove generazioni, quelle delle quali ci si può fidare perché non agirebbero mai contro l’interesse del proprio figlio, se non per il suo bene.

Se quest’ultima immagine può risultare per certi versi stereotipata e prevedibile – seppur vera ed operante – è forse più interessante osservare come permanga la funzione di ascolto e comprensione della mamma. Già da molti anni vicina quasi, ma non sovrapponibile, ad una figura amicale, la mamma porta con sé l’assenza e la minimizzazione della dimensione conflittuale, fungendo da indirizzo e guida anche in età segnate da autonomia ed indipendenza di giudizio.

La mamma rappresenta un punto di ancoraggio ed in alcuni casi copertura – seppur non esclusiva – di tutte le zone di bisogni, sì espressivi ma anche strumentali, di salvezza e consiglio. La figura paterna emerge da questa rilevazione come poco influente, poco presente, defilata e secondaria. La disparità tra le due figure genitoriali, non nuova, è di certo ancora presente e può fungere da spunto per suggerire ad ognuno riflessioni ed approfondimenti personali.

“Per i giovani – dichiara Rita Bichi, docente di Sociologia generale all’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e tra i curatori del rapporto – la mamma copre tutti i bisogni, pur se rimangono importati altre figure come quelle amicali, per la comprensione e l’ascolto, e come quella del partner, per la serenità e l’entusiasmo della vita. I papà, dal canto loro, sebbene staccati dalle madri come punti di riferimento, vengono comunque considerati figure autorevoli, in grado di dare sempre il consiglio giusto. Usciti dall’ ambito familiare e delle conoscenze personali, l’unica figura pubblica che i giovani considerano un riferimento è quella del Papa”.

Giovani Capaci di Futuro, il convegno a Forlì

giovani furturoSi terrà a Forlì nella giornata del 9 maggio 2015 il convegno “Giovani Capaci di Futuro”. Clicca qui per visualizzare il volantino di presentazione dell’evento.

La giornata si svilupperà in due parti: una mattinata di conferenze, con l’intervento del Prof. Alessandro Rosina (che presenterà i dati del Rapporto Giovani) insieme a Lubiano Montaguti (Assessore Lavoro di Forlì).

Nel pomeriggio, diversi workshop coinvolgeranno i giovani in momenti di confronto, di informazione e di convidisione, con esperti di settore e testimonial del nostro territorio: questo il programma (dalle 15.30 alle 17.00).

• COOPERAZIONE SOCIALE (Paolo Babini, L’accoglienza, Domus Coop)

• COOPERAZIONE (Confcooperative, Lincoop)

• ORIENTAMENTO FORMATIVO (Cds, Css, Copresc, servizio Mobilitas, Uniser: garanzia giovani, servizio civile, mobilità europea, orientamento lavoro)

• IMPRENDITORIA E MERCATI INNOVATIVI
(Unindustria, CISE, Camera di Commercio Forlì-Cesena)

• AGRICOLTURA: A GREENACTION (Coldiretti, Consorzio Carne Bio, De.SI.DIa Agricarpena)

• MAKERS, GLI ARTIGIANI NEL FUTURO(CNA, Confartigianato)


 

I RELATORI DELLA GIORNATA

Alessandro Rosina

Alessandro Rosina è professore ordinario di Demografia nella Facoltà di Economia dell`Università Cattolica di Milano. E` Direttore del centro di ricerca “Laboratorio di statistica applicata alle decisioni economico aziendali”. Ha insegnato alle Università di Padova, Sassari, Milano-Bicocca e IULM.
Ha svolto attività di collaborazione/consulenza in ambito scientifico o formativo per Istat, Centro Dondena, Codici, Progetica, Cisl, MediaMarket, Allianz Bank, Fondazione Nord Est, Fondazione Agnelli, Fondazione Ambrosianeum, Fondazione Cariplo, Fondazione CAssa di Risparmio di Cuneo, Centro Nazionale per il Volontariato, ConfArtigianato Imprese, ConfCooperative, Osservatorio ManagerItalia, Camera di Commercio di Milano, Comune di Milano, Regione Lombardia, Intesa San Paolo, Generali.

Raffaele Morese

Raffaele Morese dal 2004 al 2009 è stato presidente di Confservizi, la confederazione nazionale che rappresenta le aziende e gli enti che gestiscono i Servizi Pubblici Locali. E`stato inoltre Consigliere del Consiglio Nazionale dell`Economia e del Lavoro (CNEL) nella IV Consiliatura, e nel 2005 è stato nominato presidente della Commissione per le grandi opere e le reti infrastrutturali, per le politiche energetiche e i servizi di rete. Dal 1996 al 2009 è stato Presidente di Intersos,la più grande ONG italiana per l’intervento umanitario nelle situazioni di guerra, di calamità naturali, di epidemie. Ha inoltre collaborato con numerosi quotidiani e settimanali, quali Sette giorni, Mondo Operaio, Il Popolo, Il Nuovo e L’Europa, ed è autore di diverse pubblicazioni sul mondo del lavoro, come Lavorare meno, lavorare tutti, Le Frontiere della partecipazione, Contare fino a uno e Ridistribuire il lavoro. Attualmente è segretario generale dell`Associazione no-profit “Nuovi Lavori” (Anl).

Patrizio Bianchi (Ass. Lavoro Regione ER)

Laureato a Bologna, si è specializzato alla London School of Economics and Political Science. Professore ordinario di Economia applicata dal 1989, è stato Rettore dell’Università di Ferrara fino al 2010.
Esperto di economia e di politiche industriali e dello sviluppo, ha lavorato per istituzioni italiane e internazionali e per governi di diversi Paesi.
Ha pubblicato oltre 30 libri e 200 articoli scientifici. Per la sua attività universitaria nel 2010 è stato nominato Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.

Expo 2015: «Per il 78% dei giovani sarà un successo; il 90% approva il tema scelto»

expo2015
I giovani italiani sono, nella maggioranza dei casi, ottimisti su EXPO 2015. Chiedendo di dare un voto da 1 (completo fallimento) a 10 (successo pieno) sull’esito finale dell’Esposizione, a dare un voto da 6 in su è il 78,7% degli intervistati (oltre l’80% per le ragazze e gli under 25), e quasi il 40% assegna un voto almeno di 8 (TAB. 4). Solo una ristretta minoranza preannuncia un sostanziale fallimento.

Riguardo all’organizzazione meno del 10% presenta un entusiasmo tale da affermare che meglio di così non si poteva fare. Il 29% riconosce che si è fatto bene nonostante qualche limite. Il 23% pensa che non si sia fatto né meglio né peggio rispetto a qualsiasi altro evento di questa portata.

La bocciatura sull’organizzazione risulta confinata a meno di un giovane su tre (si scende a circa uno su quattro tra le ragazze, ma si sale al 40% circa tra i laureati).

È quanto emerge dall’indagine del Rapporto Giovani, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo. Alla fine del 2014 è stato condotto l’approfondimento “Giovani ed Expo” su campione di 1.783 persone rappresentativo su scala nazionale dei giovani tra i 19 e i 32 anni. La grande maggioranza degli intervistati vede e riconosce ricadute positive nel complesso su molti aspetti sia verso la promozione del tema di EXPO 2015 sia per Milano, la sua immagine nel mondo e la sua crescita economica.

La maggioranza dei giovani considera Expo 2015 un’opportunità da cogliere e larga è la voglia di partecipare. Miglioramento dell’immagine di Milano e dell’intero Paese, potenziamento dei servizi, possibilità occupazionali. Sono queste alcune delle ricadute positive che l’Esposizione avrà secondo le nuove generazioni. Volendo sintetizzare con un voto, EXPO 2015 è promossa dai giovani con un 7 di incoraggiamento.

I giovani dichiarano una forte adesione al tema scelto: oltre il 90% lo considera in sintonia con i propri valori personali e con la propria visione del mondo (si sale oltre il 95% per le ragazze e i laureati) (TAB.1)

L’aspetto considerato più importante da realizzare è, quasi a pari merito, la sensibilizzazione sul tema e la possibilità di generare nuovi posti di lavoro, voci ciascuna indicata da quasi un giovane su quattro.

Seguono, su posizioni più basse, le ricadute positive per le aziende (14,2%), il miglioramento delle infrastrutture (13,8%) e dell’immagine di Milano e dell’Italia nel mondo (12,7%).

L’importanza di generare posti di lavoro è, comprensibilmente, molto sentita tra i Neet, (i giovani che non studiano e non lavorano), che indicano tale aspetto al primo posto nel 31% dei casi mentre la sensibilizzazione sul tema scende al 20%. (TAB. 2)

Se, invece, passiamo a chiedere, più che quanto auspicato, quello che i giovani in effetti pensano sarà l’eredità lasciata dall’Expo, il quadro un po’ cambia (TAB. 3). Il miglioramento dell’attrattività di Milano e della sua immagine nel mondo salgono nelle posizioni più alte, assieme all’opportunità per rinnovarsi e innovare. Poco sotto, ma sempre su valori molti elevati, si posiziona il contributo su consapevolezza e conoscenza in tema dell’alimentazione.

Una buona maggioranza, infine, è convinta che con l’EXPO 2015 Milano si troverà con una rete potenziata di infrastrutture e servizi e godrà anche di ricadute positive sull’economia generale del territorio e sull’occupazione. Più verde e più integrazione tra culture sono tra le voci meno indicate, ma arrivano, comunque, oltre il 50%.

In generale, la grande maggioranza degli intervistati vede e riconosce quindi ricadute positive nel complesso su molti aspetti sia verso la promozione del tema di EXPO 2015 sia per Milano, la sua immagine nel mondo e la sua crescita economica.

Alla domanda specifica sul più impegnativo e ambizioso risultato dell’Esposizione di contribuire a risolvere la grande questione della nutrizione del pianeta, risponde che ne è convinto (“molto” o “abbastanza”) il 36%, mentre una frequenza analoga è “poco” persuaso, chi invece non ci crede per nulla è poco meno di un intervistato su cinque.

Incoraggianti risultano anche i dati sull’interesse a partecipare. Il 52,6% afferma che è abbastanza o molto probabile una propria visita. Quasi il 30% non la esclude, mentre solo meno del 15% sono quelli che ritengono per nulla probabile la propria partecipazione (TAB. 5). L’interesse a partecipare ad Expo 2014 aumenta con il titolo di studio: per i laureati è pari al 58,5% (abbastanza o molto probabile una visita) mentre scende al 50,8% per chi si è fermato alla scuole dell’obbligo.

Alto è anche il potenziale interesse ad esperienze di volontariato: quasi il 25% si dichiara direttamente pronto e il 63% pronto a valutare tempi e modalità per un proprio contributo volontario. Meno del 13% è del tutto indisponibile (TAB.6)

I giornali cartacei hanno per i giovani un ruolo marginale nell’informazione su EXPO 2015, meno del 5% li indicano come la propria fonte principale. La televisione, un tempo luogo quasi totalizzante di fruizione mediatica, non arriva al 50% (TAB. 7).

L’aspetto più interessante è dato dall’offerta online: quasi uno su cinque (oltre uno su quattro tra i laureati) ha ricavato la maggior parte delle notizie sui giornali online o sui siti di informazione, a cui si aggiunge un quasi 10% che si è rivolto principalmente al sito ufficiale di EXPO e un 6,2% che si è basato sui social network.

“I giovani italiani sono soprattutto affamati di opportunità e guardano con interesse tutto ciò che può offrire occasioni e stimolare i loro interessi”, afferma il prof. Alessandro Rosina, tra i curatori dell’indagine, “proprio per questo, nonostante alcuni limiti, la grande maggioranza di essi considera Expo 2015 una sfida importante per il paese e un’esperienza positiva da vivere. Li convince il tema, molto vicino alle sensibilità delle nuove generazioni, piace il fatto che si tratti di un evento che mette Milano e l’Italia al centro del mondo, apprezzano gli elementi innovativi e di sperimentazione, oltre ad auspicare fortemente che possa nel breve periodo produrre ricadute positive in termini di sviluppo e occupazione”.

Scarica le tabelle con tutti i dati

Toniolo, 70 borse di studio per i migliori studenti italiani

borsestudioSettanta borse di studio per premiare gli studenti particolarmente meritevoli, e permettere loro di avviare – o proseguire – la loro formazione accademica all’interno dell’Università Cattolica.

È questo il risultato dell’iniziativa dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore della Cattolica, che anche nel 2015 attiverà l’assegnazione di incentivi allo studio favorendo le immatricolazioni dei migliori studenti italiani, individuati attraverso un concorso nazionale che si terrà in 8 città del Paese.

Il Piano Borse di Studio 2015, che potete approfondire nel dettaglio sulla pagina web dedicata, viene attivato grazie anche ai fondi raccolti durante la Giornata Universitaria, tenutasi lo scorso 19 aprile 2015.

L’appuntamento per le prove del concorso che assegnerà le borse di studio è previsto per sabato 30 maggio 2015, alle ore 14.00.

Il termine per le iscrizioni al Concorso scade martedì 19 maggio 2015, ore 12.00.

Per l’anno accademico 2015-16, il Concorso ha previsto l’assegnazione di 70 Borse di studio complessive così suddivise:

  • 50 BORSE di € 2.500 offerte a diplomandi o diplomati che intendono immatricolarsi ad un corso di laurea triennale o magistrale a ciclo unico attivato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in una delle sue sedi.
  • 20 BORSE di € 3.500 offerte a laureandi o laureati che intendono immatricolarsi ad un corso di II livello (laurea magistrale) attivato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in una delle sue sedi.

Per approfondire, clicca qui.

Expo e sharing economy: per i giovani è un’opportunità

expo

Anche con un risparmio limitato, oltre il 40% dei giovani italiani è interessato ad una esperienza di sharing economy, i più propensi sono i più giovani e i maschi.

Expo potrebbe essere l’occasione per “buttarsi” e due giovani su tre sono propensi a farlo proprio nei prossimi 6 mesi con almeno uno dei servizi che si propongono a Milano attorno al grande evento.

È quanto emerge dal Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo condotto su oltre 1700 italiani dai 19 e i 32 anni, illustrato nei giorni scorsi dal Prof. Alessandro Rosina durante un incontro all’ExpoGate.

Esplorando le preferenze dei giovani interpellati, tra le proposte di sharing economy associate ad Expo spopolano le visite turistiche organizzate dai residenti, soprattutto tra le donne. Il secondo servizio più attraente è  quelli della cena a casa dei privati che incuriosisce chi arriverà dal Sud, come ugualmente la condivisione del viaggio in auto con estranei (su cui, però, le ragazze si mostrano diffidenti). Per quanto riguarda il dormire, chi studia o lavora mira alla stanza da privati mentre chi deve attraversare la penisola per arrivare a Milano preferisce riservare online una casa.

In generale meno del 15% degli intervistati si è dichiarato preventivamente non interessato a usufruire di servizi di sharing economy mentre l’interesse cresce in modo trasversale ma in generale meno al Nord e di più nella fascia attiva, che si studio o di lavoro si tratti.

(omnimilano)

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