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Abruzzo, quasi 3000 posti di lavoro grazie a “Garanzia Giovani”

[flickr © Antonio Castagna / CC BY 2.0]
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di Francesco Mattana

2.777 posti di lavoro in Abruzzo, offerti agli under 29 nell’ambito di Garanzia Giovani. C’è di tutto: posizioni attivate dalle grandi fabbriche come richieste provenienti dai negozietti di paese, opportunità legate al lavoro della terra e al turismo e centinaia di impieghi d’ufficio e segreteria. E i seicento euro di stipendio mensile sono pagati dall’Europa.

Per ora è Chieti la provincia più ricettiva con 1.237 posizioni attivate. Seguono Teramo con 630, Pescara con 532 posti e L’Aquila con 286. Per ora, perché i termini non sono chiusi, né per chi vuol ospitare un tirocinante, né per i ragazzi in cerca di lavoro. Il punto di riferimento è il portale web della Regione Abruzzo, che in home page ospita un collegamento alla sezione dedicata, attraverso cui registrarsi.

I tirocini sono riservati a maggiorenni che abbiano massimo 29 anni e, soprattutto, che siano disoccupati. Esclusi perciò gli studenti universitari e chi è comunque inserito in un percorso formativo. Sul fronte delle aziende, i paletti sono invece fissati in proporzione al numero di impiegati: le realtà che hanno fino a cinque dipendenti con contratto a tempo indeterminato potranno accogliere al massimo un giovane, due tirocinanti nelle aziende fino a 20 dipendenti e un numero pari al dieci percento degli impiegati nelle realtà più grandi.

Non solo aziende private. Ci sono anche 92 enti pubblici, in gran parte amministrazioni comunali, ma anche l’Asl di Chieti – Lanciano – Vasto, che cerca impiegati per i suoi uffici periferici e l’azienda comunale di Chieti che gestisce le farmacie pubbliche e offre posti a impiegati e farmacisti. La Provincia di Chieti cerca, tra le altre figure, procuratori legali, avvocati e tecnici chimici, l’unione dei comuni “Colline del Medio Vomano” si rivolge a Garanzia Giovani chiedendo di uno psicologo dello sviluppo e dell’educazione, l’Istituto comprensivo Don Milani aspetta un educatore professionale. Spulciando tra le posizioni attivate dai singoli Comuni si contano invece numerosi operai da destinare alla cura del verde e all’igiene urbana, ma anche contabili, addetti di segreteria e professionisti qualificati.

Ecco come i millennials europei vedono il presente (e il futuro)

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di Francesco Mattana

Il futuro appartiene ai giovani. Ma che succede se di giovani se ne vedono sempre meno?

Questa riflessione è valida soprattutto in Europa, continente in rapido invecchiamento e costretto a fronteggiare gravi sfide economiche.

La categoria dei millennials copre un arco anagrafico che va dai 18 ai 33 anni. Nel 2013 costituivano il 24% della popolazione adulta dell’Unione europea a 28 Stati.

Nel 2014, il Pew Research Center ha intervistato la popolazione di sette Paesi europei. In ciascuno di essi, i Millennials sono una minoranza della popolazione adulta – dal 28% dei polacchi ad appena il 19% degli italiani. In ogni Paese preso in esame, e nell’Unione europea nel suo complesso, le persone che hanno superato i 50 anni rappresentano una percentuale molto più alta della cittadinanza complessiva – 52% in Germania, 51% in Italia e 47% complessivo.

Tra i Paesi sondati, la Germania supera tutti coi suoi 14.680.000 millennials. In Grecia il numero è meno consistente: 2,2 milioni.

Questa generazione ha vissuto in Europa la stessa crisi economica partita in America nel 2008. La differenza sta in questo: nel Vecchio Continente siamo ancora in piena fase di “vacche magre”, viceversa nel Nuovo gli indicatori economici continuano ad aumentare.

Sempre secondo il sondaggio del Pew Research Center, appena un quinto degli europei è soddisfatto della situazione politica ed economica nei rispettivi Paesi. E i Millennials europei sono in linea con questo trend pessimistico: solo il 6% dei giovani greci e il 7% degli spagnoli si definisce soddisfatto.

Ma non tutti i giovani europei si struggono nella disperazione. Nel Nord Europa, dove l’impatto della crisi è stato più lieve, i giovani sono più allegri degli anziani.

Inoltre, la maggior parte dei Millennials europei è soddisfatta della propria vita. Quando viene chiesto loro di porsi in una scala dove dieci rappresenta la migliore vita possibile e lo zero rappresenta la peggiore, una media del 56% sostiene che attualmente si pongono tra il settimo e il decimo grado della scala.

I giovani tedeschi che vivono nell’economia più forte d’Europa sono i più soddisfatti; i giovani greci sono i meno felici. Comunque anche tra i greci la soddisfazione generale per come procede la vita è alta, nonostante l’economia continui a versare in cattive acque.

Per quanto riguarda invece le prospettive inerenti il futuro, tra i millennials europei c’è l’opinione comune che i bambini del futuro non vivranno meglio rispetto a quelli del passato. E su questo specifico punto, tra gli anziani alligna un pessimismo ancora maggiore. Anche in America la pensano allo stesso modo: solo il 37% dei millennials americani è convinto che le prossime generazioni avranno uno stile di vita migliore rispetto alle precedenti, mentre tra gli anziani c’è una speranza ancor più flebile.

Il Papa, punto di riferimento per il 75% dei giovani del Sud

© thierry ehrmann_CC BY 2.0
[© thierry ehrmann / CC BY 2.0]
Con il 75,6% dei consensi, Papa Francesco è la figura pubblica che di gran lunga ispira maggiore fiducia tra i giovani. La passione per il Pontefice è così forte che è considerato quasi un membro della famiglia, infatti, prima di lui si posizionano solo la fiducia in se stessi (91,8%) e quella nei parenti più stretti (89,9%).

È quanto emerge dallo speciale focus sul mondo giovanile meridionale del Rapporto Giovani: indagine promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, realizzata in occasione della visita di Papa Francesco a Napoli ed elaborata a partire da un panel di 5000 giovani tra i 19 e i 32 anni.

Al quarto posto c’è la comunità con cui s’interagisce quotidianamente (65,7%), come conoscenti, colleghi di lavoro, compagni di scuola e professori. Minor consenso ottengono invece per altre istituzioni pubbliche: 33,2% di consensi per l’Unione Europea, 35,7% per la Chiesa Cattolica, valore relativamente basso nonostante il favore ampio verso la figura di Bergoglio. Risulta ancor più bassa, invece, la fiducia per la politica: 22,6% per le Istituzioni locali, 13,8% per Governo e Parlamento, solo 6,3% per i politici.

“Il carisma e la passione di Papa Francesco” afferma Alessandro Rosina tra i coordinatori dell’indagine, “si inseriscono in un processo di sfiducia nelle istituzioni pubbliche e di trasformazione del rapporto dei giovani con la religione. È importante quindi che le nuove generazioni riconoscano in Bergoglio una figura in grado di contrapporsi positivamente alle forze di disgregazione sociale e alla deriva nella produzione di senso e valore all’interno delle proprie vite. I giovani sentono soprattutto il bisogno di esempi positivi per ritrovare speranza e fiducia, e papa Francesco è entrato in piena sintonia con questa esigenza”.

I valori religiosi continuano ad essere più sentiti nel Sud, anche tra i giovani. Il 64,2 % degli intervistati nel Sud dichiara di riconoscersi in maniera sensibilmente maggiore nella fede cattolica, percentuale più alta rispetto a quella dell’intera Italia (seppure anche il dato nazionale superi il 50%, pari al 52,2%). E’ inoltre da evidenziare come al Sud si attesti generalmente una minore percentuale di giovani che si dichiarano atei (10,9 % contro il 17,7% di tutta Italia) o agnostici (6,0% contro l’ 8,1%).

Anche la pratica religiosa continua ad essere molto più comune tra i giovani meridionali rispetto al Nord. Circa il 40% frequenta i riti almeno una volta al mese contro il 23% del Nord. Chi non frequenta mai o solo in particolari occasioni è ancora una minoranza, seppur di poco, è pari al 48,7% contro il 58,5% del Nord.

Infine, in larga maggioranza i giovani considerano la famiglia la cellula fondamentale della società e non considerano il matrimonio una istituzione superata. A concordare (“molto” o “abbastanza”) sono due giovani italiani su tre, ma si sale a ben tre su quattro nel Mezzogiorno.

“Si conferma dunque” afferma Rita Bichi, tra i coordinatori dell’indagine, “la particolare sensibilità delle persone che nascono e vivono nel Sud d’Italia nei confronti dell’attaccamento alle tradizioni religiose e familiari, che pongono a fondamento del  percorso di vita – anche nelle nuove generazioni, segnate altrove da una più elevata presenza di atteggiamenti e di comportamenti secolarizzati –   i valori e le esperienze della fede cattolica. Questa prevalenza  porta con sé non solo una rinnovata e attualizzata adesione alla fede e alle pratiche religiose – di cui Papa Francesco è primo testimone – ma anche una più sentita e partecipata vicinanza ai  sacramenti che segnano le tappe della vita umana”.

I Neet italiani in aumento: un nuovo portale fotografa la situazione

© Tax Credits / CC BY 2.0
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In Italia tanti, troppi giovani non lavorano e non frequentano alcun corso di studio. Sono dunque inattivi. Il nostro è il Paese europeo con la più alta percentuale di Neet – acronimo per Not in Education, Employment and Training.

Per porre un argine a quello che a tutti gli effetti può definirsi come un dramma sociale, il Labour Market Intelligence (LMI) ha dato vita al “Sistema Informativo sulle Professioni”. Presentato al Cnel di Roma, è un insieme aggiornato di dati utile a chi offre – ma soprattutto a chi cerca – lavoro, che assembla e arricchisce le informazioni sull’occupazione attuale e tendenziale e sulle caratteristiche delle professioni presenti sul mercato.

Il progetto – realizzato da Isfol, Istat, Ministero del Lavoro, Unioncamere, Inail, Regione Veneto, Regione Liguria, albo professionale agrotecnici, Miur, Inps ed Enpam – vorrebbe coinvolgere tutte le Regioni e tutte le Agenzie del lavoro interessate, magari attraverso una formalizzazione più solida dei soggetti presenti e l’istituzione di un organismo di coordinamento.

Ѐ un lavoro prezioso in un momento come questo, di passaggio dalle politiche di sostegno al reddito a quelle attive che prevedono l’attivazione dei soggetti. In tempo reale è possibile ottenere, navigando on line, un insieme aggiornato di informazioni qualitative e dati statistici utili a definire politiche del lavoro e della formazione, nonché a scegliere percorsi professionali, di aggiornamento e sviluppo di carriera.

Nel Sistema sono analizzate 800 unità professionali rappresentative dell’intero panorama del mercato del lavoro. Oltre ad incrociare domanda e offerta locale, si ottengono dati aggiornati su previsioni di assunzione a breve e a medio termine, offerta di formazione professionale, mercato del lavoro locale e quanti sono coloro che possono esercitare legittimamente quella determinata professione e la loro distribuzione per sesso, classe di età e territorio.

C’è anche un settore dedicato al ricollocamento professionale degli over 50. Tutte le risposte ai dati richiesti su un ambito professionale specifico sono disponibili a questo link, dove qualsiasi utente può interagire in maniera fluida e trasparente nel mondo del lavoro.

Un bonus-lettura per i giovani: sconti su libri e giornali?

© Alex / CC BY 2.0
© Alex / CC BY 2.0
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di Francesco Mattana

 

Il sospetto lo avevamo già, ma una Ricerca pubblicata di recente dall’Istat avalla ogni presentimento negativo: nel 2014 i lettori di libri in Italia sono diminuiti rispetto all’anno precedente, confermando una tendenza negativa avviata nel 2010.

La flessione ha interessato in modo particolare i più giovani. La quota è infatti diminuita dal 49,3% del 2013 al 44,6% del 2014 per i ragazzi tra i 6 ed i 10 anni, dal 57,2% al 53,5% per quelli tra gli 11 ed i 14 anni e dal 49,8% al 45,6% per giovani tra i 20 ed i 24 anni.

Per dare un po’ di luce a questo quadro piuttosto fosco la filiera dei settori Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione ha lanciato una proposta: un bonus lettura per i ragazzi tra i 18 e i 25 anni, in alternativa alla detrazione delle spese per l’acquisto di libri, quotidiani e periodici.

I giovani avrebbero la possibilità di acquistare libri, giornali o abbonamenti a riviste o quotidiani pagando solo il 25% del prezzo di copertina. Il rimanente 75% verrebbe pagato dallo Stato sino a un contributo di cento euro a testa. Secondo le stime di Alessandro Nova, dell’Università Bocconi, considerando una percentuale del 50% di fruitori, il costo per lo Stato sarebbe inferiore ai 250 milioni di euro.

La proposta nasce da alcune considerazioni: secondo l’Istat, nel 2014 oltre 800mila persone sono “uscite” dal mercato dei libri, smettendo quindi di acquistare saggi e romanzi. Nel 2013 hanno smesso di leggere abitualmente un quotidiano 1,9 milioni di persone e un periodico 3,6 milioni. In Italia oltre la metà della popolazione legge meno di un libro l’anno.

La dinamica del mercato dell’editoria e della stampa non può, scrive Nova, essere attribuita solo alla crisi ma ad effetti strutturali: la riduzione del rapporto tra consumi di libri e giornali e consumi totali delle famiglie «ne è la prova più che palese».

La buona notizia è dunque la presenza di un forte interesse pubblico nel rilancio della lettura, ma bisognerà intervenire con urgenza sulla diseguaglianze culturali, a partire da quella generazionale sino al Mezzogiorno – dove i livelli di lettura scendono al 30% a fronte del 48,5% del Nord. Questa è la priorità da cui ripartire.

Il servizio civile universale raccontato con i dati del Rapporto Giovani

© Natesh Ramasamy / CC BY 2.0
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Il 91% dei giovani italiani considera il volontariato un’esperienza formativa importante.

L’80,4% dichiara inoltre di essere “molto” o “abbastanza” d’accordo sul fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro.

Di fronte a questa ampia disponibilità ad essere coinvolti solo una parte limitata di giovani lo è finora stata effettivamente: solo poco più di un intervistato su dieci (11,7%) è impegnato o ha svolto un’esperienza di servizio civile e circa la metà (50,2%) non ha mai svolto attività di nessun tipo in ambito sociale.

Sono questi alcuni dei dati del Rapporto Giovani, indagine promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, presentati ieri mattina dal prof. Alessandro Rosina in occasione della tavola rotonda “Verso un nuovo servizio civile” che si è tenuta a margine del Tavolo ecclesiale sul servizio civile (TESC) promosso dalla Caritas Italiana.

 

Scarica il comunicato con tutti i dati cliccando qui

 

All’evento che è stato aperto da S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, sono intervenuti anche l’ on. Donata Lenzi, della Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e l’on. Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Sempre dai dati del Toniolo si evince che i giovani italiani valutano molto favorevolmente il “Servizio civile universale” che il Governo sta attivando. Pur essendo attualmente poco conosciuto (il 10% lo conosce bene e il 36% ne ha sentito vagamente parlare), possiede caratteristiche che la grande maggioranza dei giovani considera utili e importanti: consente infatti allo stesso tempo di esprimere valori di solidarietà e arricchisce il proprio saper essere e fare con competenze spendibili anche nel mondo del lavoro (aspetto cruciale per il 95% degli intervistati).

«È innegabile che il servizio civile stia vivendo una nuova stagione – ha dichiarato don Francesco Soddu – «La prospettiva di un servizio universale per 100mila ci entusiasma, ma ci pone non pochi interrogativi. Le promesse non possono non essere mantenute, i giovani non vanno delusi».

«Trent’anni dopo Moro – ha affermato Tarquinio – abbiamo cancellato, con motivazioni pur serie, il servizio obbligatorio, che instillava nei giovani il senso di cittadinanza. Che questo Rapporto ci dica che solo il 6,5% dei giovani non è interessato a un’esperienza di servizio e che la remunerazione sia all’ultimo posto tra le motivazioni dimostra miracolosamente che c’è tanta ‘stoffa buona’. E’ tempo di offrire un servizio universale ai giovani, oggi che gli italiani hanno radici diverse e non tutti hanno respirato i valori della Costituzione. Con uno strumento che associa diritti e doveri».

«In Italia – ha sottolineato il professor Rosina – c’è un’ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovato adeguati strumenti di valorizzazione».

La prima ricerca sugli oratori lombardi: «Un imponente fenomeno pedagogico»

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Un oratorio in provincia di Cremona (via carlomalvezzi.it)

«L’oratorio è un imponente fenomeno pedagogico. Il cui valore sta nel fatto che è una proposta educativa che parte dal basso e che è in grado di coinvolgere tutti. Inoltre sempre più spesso è luogo di incontro, non solo per i ragazzi ma anche per le famiglie. Contro la frammentazione della nostra vita e che tocca i nostri ragazzi sin dalla prima infanzia, può rispondere attraverso l’esperienza della comunità educante composta da un pluralità di figure: il sacerdote, l’educatore, l’allenatori, i genitori, i nonni».

Lo ha detto ieri mattina il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervenendo anche in qualità di presidente della Conferenza episcopale lombarda, alla ricerca “L’oratorio oggi”, commissionata da Oratori Diocesi Lombarde (ODL) a Ipsos Italia: il primo censimento in Italia su questa importante realtà educativa espressione della Chiesa, realizzata non a caso sul territorio della Lombardia, dove si contano il 50% degli oratori presenti nel nostro Paese.

Secondo i risultati dell’indagine gli oratori sono presenti nel 75% delle parrocchie lombarde. Ma considerato che nel conteggio sono comprese anche le comunità ecclesiali più piccole e isolate, si può affermare che quasi ogni parrocchia nelle diocesi della regione ha una struttura di questo tipo.

I 2307 oratori, capillarmente diffusi sul territorio, sono luoghi sempre aperti. Sono attivi tutta la settimana, tutto l’anno: nella fascia pomeridiana, quella più attiva, il 56% prevede delle attività anche di lunedì, quasi tutti, il 92% la domenica.

Gli oratori offrono ai ragazzi dai 6 ai 19 e più anni una vasta gamma di attività: dal volontariato allo sport, dal teatro alle attività missionarie. Persino alcune attività di servizio a supporto dell’attività formativa istituzionalizzata, come i doposcuola: in un oratorio su tre, gruppi di volontari aiutano i bambini dai 6 ai 12 anni nello svolgere i compiti. In ogni oratorio è proposto un percorso di fede differenziato per fasce di età.

«Sono luoghi ricchi di attività e di strutture, conseguenza degli investimenti delle diocesi lombarde, e anche molto vivi. Quanto a frequentazione, gli oratori sono superati solo dai centri sportivi. Secondo le famiglie lombarde sono uno dei principali luoghi di aggregazione per infanzia, spesso l’unico», ha osservato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, commentando i dati della ricerca.

Di «grande festa della gratuità», ha parlato don Samuele Marelli, responsabile Oratori Diocesi Lombarde, mettendo in risalto il grande impegno dei volontari laici, per lo più giovani, presenti nel 98% degli oratori.

«Luoghi pubblici e non club privati. Attenti alla diversità religiosa», ha sottolineato mons. Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, delegato della conferenza episcopale lombarda per la Pastorale giovanile.

Su questo argomento gli ha fatto eco il cardinale Scola: «Sono convinto che una grande parte di integrazione dei musulmani di seconda generazione si sta facendo proprio nei nostri oratori. Nelle realtà più consistenti, c’è molta attenzione tra i nostri educatori a favorire quello che deve essere il dialogo interreligioso che sta generando il nuovo cittadino di Milano».

La seconda giovinezza che vivono gli oratori lombardi, messa in luce dal censimento dell’istituto Ipsos, mostra anche un più generale desiderio di partecipazione delle nuove generazioni.

«I millennials, definiti più spesso choosy, bamboccioni, la generazione del “me me me”, ripiegati sul proprio io e unicamente dediti al raggiungimento del successo personale, hanno rapidamente lasciato il posto a giovani che si è trovati ad entrare nel mondo del lavoro in piena crisi economica, con la conseguenza di essere a rischio di esclusione sociale, immersa nella precarietà e nell’ incertezza del futuro», ha spiegato Rita Bichi, professore ordinario di sociologia della Facoltà Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica, co-curatrice del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo (leggi i risultati presentati nel suo intervento).

«Ma una nuova generazione sta arrivando all’età adulta: quella di chi è stato socializzato a non avere aspettative certe, di chi è forse più preparato ad affrontare una situazione politica, sociale e economica in rapido mutamento e piena di incognite per il futuro.  Questi giovani, come il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo mette in evidenza, hanno spirito di iniziativa e creatività, sono disposti alla mobilità e interpreti di un attivismo sociale che, prendendo originali fisionomie, li rende protagonisti delle nuove formazioni sociali e delle nuove forme di azione collettiva».

I dati sui giovani in Lombardia: disposti a mettersi in gioco

© Francesco Osorio [CC BY 2.0]
© Francesco Osorio [CC BY 2.0]
© Francesco Osorio [CC BY 2.0]

L’intervento che segue è stato realizzato dalla Professoressa Rita Bichi in occasione della presentazione alla stampa de “L’oratorio oggi”, una ricerca commissionata da Oratori Diocesi Lombarde (ODL) a Ipsos Italia: il primo censimento in Italia su questa importante realtà educativa espressione della Chiesa, realizzata non a caso sul territorio della Lombardia.


La coorte di giovani italiani che si affaccia oltre la soglia della maggiore età presenta caratteristiche che sembrano distinguerla in quanto a consapevolezza della propria situazione e modo in cui questa consapevolezza prova a tradursi in risposte concrete e azione collettiva.


 I giovani: sanno chi sono e cosa vogliono

Questa coorte, infatti, appare connotata da due caratteristiche fondamentali: una maggiore consapevolezza del tempo che si trovano a vivere e un orientamento all’azione, definibile anche come ricerca attiva di un nuovo protagonismo collettivo. Questo avviene anche attraverso la proposta e la realizzazione di concrete forme di innovazione sociale.

La tensione verso quest’ultima può esprimersi nella concreta realizzazione, dal basso e auto-organizzata, di soluzioni dirette a specifici problemi o dare adito a forme di attivismo in cui è comunque presente una componente di innovazione rispetto alle tradizionali modalità di partecipazione.


Per un maggiore impegno sociale

L’impegno sociale dei giovani segue strade diverse: i giovani preferiscono organizzazioni meno strutturate, calate nei contesti territoriali, alle grandi associazioni a carattere nazionale. La possibilità di attuare un processo trasformativo e di cambiamento, del quale sentirsi protagonisti a pieno titolo, sembra essere la motivazione che spinge maggiormente all’impegno. Tra le caratteristiche distintive dell’impegno giovanile si evidenzia anche un forte interesse per settori quali l’educazione, l’integrazione, la tutela dell’ambiente e della cultura.

Alcuni indicatori, provenienti dal “Rapporto giovani”, indagine dell’Istituto Toniolo che coinvolge ogni anno migliaia di giovani italiani, supportano queste affermazioni: un’alta mobilità o disponibilità alla mobilità; l’alta frequenza di connessione alla Rete; l’interesse per l’impegno sociale e politico in crescita; la maggiore presenza attiva della componente femminile per quanto riguarda l’informazione e la partecipazione socio-politica; un’alta propensione alla partecipazione a forme di organizzazione sociale informali costituite a partire dall’iniziativa di gruppi localmente e/o globalmente connessi.

In particolare, il Rapporto Giovani evidenzia che la Lombardia si distingue da altri territori italiani per la presenza di un più elevato livello della partecipazione, con una particolare accentuazione tra i più giovani.


I dati dal Rapporto Giovani:

 Impegno1

 

Impegno2


 

RAPPORTO GIOVANI

È un progetto promosso dall’Istituto Giuseppe Toniolo nel 2012, in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, con una prima grande indagine quantitativa. L’interesse a proseguire in modo longitudinale la raccolta di informazioni sui percorsi e sulle scelte di vita di un consistente collettivo di giovani ha successivamente portato alla costituzione di un panel di 5073 aderenti. La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2014 (ed. Il Mulino, 19 euro, dicembre 2014) costituisce il secondo appuntamento di un osservatorio continuo che –  a partire da una solida base empirica longitudinale – si propone come uno dei principali punti di riferimento in Italia su analisi, riflessioni, politiche che consentano di migliorare conoscenza e capacità di intervento sulla complessa e articolata realtà giovanile.

Oratori lombardi, a Milano la presentazione della ricerca della Diocesi

© Biblioteca Centrală a BM / CC BY 2.0
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Domani, giovedì 12 marzo, alle ore 12, nella Sala Convegni della Curia Arcivescovile, piazza Fontana 2, Milano, saranno illustrati i dati di “L’oratorio Oggi”, il primo censimento degli oratori della Lombardia commissionato da Oratori Diocesi Lombarde (ODL) a Ipsos Italia.

Si tratta del primo studio quantitativo in Italia su questa importante realtà educativa espressione della Chiesa.

Il Rapporto Giovani, promosso da Istituto Toniolo, allargherà la riflessione presentando i dati a proposito dell’impegno sociale e civile dei giovani, i protagonisti della vita dell’oratorio.

Interverranno alla conferenza stampa:

  • Il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano;
  • mons. Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, delegato della conferenza episcopale lombarda per la Pastorale giovanile e gli oratori, che spiegherà il ruolo degli oratori nel percorso di crescita umano e spirituale dei giovani.
  • Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, presenterà i dati della ricerca “L’Oratorio oggi”;
  • don Samuele Marelli, responsabile Oratori Diocesi Lombarde , direttore Federazione degli oratori milanesi, commenterà i dati più rilevanti della ricerca e le linee di tendenza.
  • Rita Bichi, professore ordinario di sociologia della Facoltà Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica, illustrerà i dati raccolti dal Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, di cui è co-curatrice, sui giovani lombardi e la partecipazione.

L’indagine, pubblicata nella collana “Gli sguardi ODL”, raccoglie una grande quantità di dati su numero, partecipazione, diffusione di questi importanti presidi educativi e alcune interviste a genitori, ragazzi, educatori, insegnanti. Il volume, 6 capitoli, per un numero complessivo di 158 pagine, comprende un ricco apparato statistico che consente per la prima volta di restituire una fotografia esatta, anche sotto il profilo quantitativo, degli oratori in Lombardia.

Il Rapporto Giovani è un progetto promosso dall’Istituto Giuseppe Toniolo nel 2012, in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, con una prima grande indagine quantitativa. L’interesse a proseguire in modo longitudinale la raccolta di informazioni sui percorsi e sulle scelte di vita di un consistente collettivo di giovani ha successivamente portato alla costituzione di un panel di 5073 aderenti.

La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2014” (ed. Il Mulino, 19 euro, dicembre 2014) costituisce il secondo appuntamento di un osservatorio continuo che – a partire da una solida base empirica longitudinale – si propone come uno dei principali punti di riferimento in Italia su analisi, riflessioni, politiche che consentano di migliorare conoscenza e capacità di intervento sulla complessa e articolata realtà giovanile.

A Roma un momento di confronto sul servizio civile nazionale

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Un seminario nazionale per i referenti regionali e diocesani degli Uffici, delle Associazioni e degli Enti accreditati che fanno parte del TESC (Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile)* nel giorno in cui si ricorda San Massimiliano, martire per obiezione di coscienza al servizio militare nel 295 d.C..

L’iniziativa si svolgerà giovedì 12 marzo 2015, dalle 10 alle 17.30, a Roma, presso The Church Village, in via di Torre Rossa 94.

Sarà occasione per riflettere insieme sul “nuovo” servizio civile nazionale la cui riforma legislativa è all’esame del Parlamento e che, a distanza di quasi 15 anni dall’avvio, pone importanti interrogativi sul rinnovato senso da dare a questa esperienza, alla luce dei mutati scenari della società e del mondo giovanile in particolare.

Aprirà i lavori S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, con un intervento su “Educare i giovani alla cittadinanza responsabile. Il contributo della Chiesa italiana”.

A seguire, a partire dalle 11.00, si terrà una tavola rotonda sul tema “Verso un nuovo servizio civile”, con la partecipazione del prof. Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica di Milano, che proporrà i risultati del Rapporto Giovani, dell’On. Donata Lenzi, della Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, del dott. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, dell’ On. Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Seguirà il confronto in assemblea.

Subito dopo il pranzo, è prevista una valutazione dei dieci anni di attività del TESC, con l’elaborazione di ipotesi e prospettive di lavoro da approfondire in laboratori tematici. Alle 16.30, a conclusione dei lavori, verrà celebrata la Santa Messa. Ulteriori dettagli su www.caritas.it – www.esseciblog.it.

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