Dal nuovo capitolo della ricerca Rapporto Giovani, che esamina il rapporto dei giovani con le istituzioni, “traspare più la rabbia che la rassegnazione dei giovani, disposti sempre a mettersi in gioco e a farsi coinvolgere nella costruzione di un Paese più rispondente alle loro aspettative. La bocciatura dei partiti e della politica italiana era nell’aria”. A dirlo è Alessandro Rosina, uno dei docenti dell’Università Cattolica, che collaborano alla ricerca.

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 “È un po’ di tempo che si parla di casta, di partiti lontani dai problemi e più interessati a difendere potere e privilegi. A questo si aggiunga la loro incapacità di creare crescita e benessere e di fronteggiare la crisi al punto che si è dovuto ricorrere ad un governo tecnico – ha aggiunto Rosina”. Tutte queste difficoltà ricadono pesantemente sui giovani che dunque “sono penalizzati nella costruzione del loro progetto di vita e nella loro valorizzazione lavorativa. Per non parlare dell’esclusione dalla classe dirigente del Paese che blocca il ricambio generazionale. I giovani hanno voluto calcare la mano con voti scolastici bassissimi assegnati alla politica per lanciare un chiaro segnale di cambiamento. Vogliono essere inclusi in un processo di crescita del Paese. Sanno di avere capacità e voglia di fare, non sono per nulla rassegnati”. Dal Rapporto emergono “germogli d’impegno futuro ma anche il rischio che, davanti al perdurare di questa situazione, possano nascere conflitti sociali e generazionali. Occorre – e questo spetta alla politica – trovare percorsi virtuosi d’inclusione e di partecipazione attiva. Le possibilità ci sono tutte a patto che le Istituzioni e la politica sappiano ritrovare al loro interno i motivi di un vero impegno e servizio del bene comune. Una politica che pensi in modo lungimirante a un futuro migliore”.

 

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