di Zita Dazzi
(tratto da La Repubblica del 27 gennaio 2013)
Informati e dotati di senso critico, sempre connessi e avidi di approfondimenti, ma disillusi sulle possibilità di cambiare il mondo pur avendolo in tasca, sotto forma di smartphone e quindi di accesso in tempo reale a tutto quel che avviene in ogni parte del globo. In nove casi su dieci, i giovani usano Internet per navigare, comunicare, chattare, ascoltare e vedere, informarsi ma anche formarsi opinioni proprie sulle informazioni raccolte, e poi scambiarle sotto forma di post e di tweet, rilanciando in scala infinita le notizie dei quotidiani o dei telegiornali.
La Rete come rampa di lancio verso l’esterno soprattutto per i giovani lombardi, i più tecnologici e istruiti del Paese. Sempre su Facebook, sempre sul pezzo, poco influenzabili — a loro dire — da quel che sentono nei talk show televisivi, ma famelici di notizie online e interessati a discutere sul web quel che hanno letto sulla carta. È questo il ritratto dei «nativi digitali» per quel che riguarda i temi della comunicazione e delle nuove tecnologie. Un identikit preciso, quello che esce dalla sezione dedicata all’informazione del ‘Rapporto giovani’ dell’Istituto Toniolo su 9mila 18-29enni, ricerca curata da un gruppo di docenti dell’università Cattolica coordinati da Alessandro Rosina, con il sostegno di Fondazione Cariplo. Lo studio sui «millennials», come li hanno chiamati, è stato presentato in apertura dell’annuale incontro del cardinale Angelo Scola con i giornalisti, all’Istituto dei ciechi,
in occasione della celebrazione di San Francesco di Sales.
Rispetto a tre anni fa, è diminuito di tre punti il consumo di notizie attraverso la tivù (oggi è all’84 per cento), di dieci punti quello attraverso i quotidiani in formato cartaceo (oggi al 35,7 per cento), ma è salito di trenta punti (oggi all’82 per cento) il consumo di informazione attraverso i siti dei giornali che arrivano anche in edicola. «Complice la crisi, il 70 per cento dei giovani opta per l’informazione gratuita online, mentre solo il 15 per cento l’acquista in edicola più di una volta a settimana — spiega Rita Bichi, una delle ricercatrici —. Ma neanche questo basta loro. Ogni notizia viene poi rilanciata e discussa, approfondita e confrontata proprio attraverso la Rete: quasi il 50 per cento degli under 30 legge le notizie online usando un tablet o uno smartphone. I tg vengono guardati da 8 giovani su 10, perché la televisione è accesa in ogni casa. Ma il 40 per cento dei giovani, e in particolare quelli lombardi, ci dice che per farsi un’opinione sulle questioni politiche è necessario andare sui siti dei giornali online e leggere i quotidiani».
Solo poco più di uno su tre (35 per cento) si affida unicamente alla televisione per capire come vanno il mondo e la politica italiana, forse perché nei dibattiti si urla troppo, forse perché in televisione c’è meno possibilità di confronto. Ma Rosina mette in guardia: «Le nuove tecnologie hanno migliorato l’informazione e aumentato la consapevolezza, ma solo per uno su quattro questo ha incentivato il protagonismo politico. E solo il 13 per cento vede un vero rinnovamento della classe dirigente grazie alla comunicazione amplificata dalla Rete. Oltre il 50 per cento pensa che le decisioni vere siano prese attraverso altri canali e uno su cinque conclude che il web serve anche a far emergere movimenti populistici».
(27 gennaio 2013)