Cristina Pasqualini, membro dell’Osservatorio Giovani dell’ Istituto Toniolo, riflette sul passaggio dal phygital al digital in questo momento così difficile, soprattutto per i giovani.Quest’ultimi hanno patito più di tutti la riduzione delle libertà, ma al contempo hanno mostrato maggiore resilienza e capacità di gestirsi con una certa naturalezza grazie al digitale.
Un anno fa, prima della pandemia, ricordo che la comunità scientifica discuteva dei rischi e delle possibilità di internet e dei social network per i giovani. In particolare, mi riferisco alle ricerche realizzate con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Parole Ostili, in cui cercavamo di definire e fotografare fenomeni sociali complessi come le fake news, il trolling, l’hate speech, il sexting, gli Hikikomori.
In quel periodo, spesso mi sono chiesta se i social network – così amati dai giovani e poco usati e compresi dagli adulti – fossero poi così pericolosi e negativi, o se nascondessero anche un lato positivo, poco notiziabile e conosciuto, su cui valesse invece la pena investire. Molte volte mi sono trovata a difendere i social network. Innanzitutto non si poteva più ragionare in termini di Dentro/Fuori ma di Dentro-Fuori, perché starne fuori per i giovani avrebbe voluto dire essere esclusi, venire emarginati, stare nelle reti amicali a mezzo servizio, non vivere le tante cose mentre accadono che solo una connessione a distanza e continua può garantire. Meglio essere sia Dentro che Fuori – in modalità Onlife (Online e Offline) e Figital (Fisico e Digitale) – che significa, coltivare relazioni, frequentare le stesse persone nei tanti luoghi del quotidiano, di cui i social network sono entrati a far parte.
Qui l’articolo completo su Cattolica News (4 febbraio 2021).