ISTITUTO TONIOLO – DI FRONTE AL LAVORO CHE MANCA E CHE CAMBIA, IL 63% DEI GIOVANI CHIEDE UN FORTE RINNOVAMENTO DELLE FORME DI RAPPRESENTANZA COLLETTIVA
Domanda oggi non del tutto soddisfatta
GIOVANI E LAVORO
La condizione delle nuove generazioni sul mercato del lavoro italiano continua ad essere problematica, nonostante l’uscita dalla fase più acuta della crisi. L’Italia continua ad essere il paese che lascia maggiormente i giovani in inoperosa attesa tra il non studio e il non lavoro. La percentuale di Neet nella fascia 15-34 è pari al 26%, oltre 10 punti sopra la media europea. Mentre il tasso di occupazione degli over 50 ha visto progressivamente ridursi negli ultimi anni il divario rispetto alla media europea, quello giovanile rimane bloccato su valori molto bassi.
Il tasso di occupazione italiano in età 25-29 risulta nel 2016 pari a 53,7% (il più basso in Europa, staccato di quasi 20 punti dalla media Ue-28) ed è sceso sotto il tasso di occupazione italiano in età 55-59, pari al 62,2% (meno di 7 punti sotto la media Ue-28).
Di fronte a questo quadro la preoccupazione per il lavoro risulta particolarmente alta e ben fondata per i giovani italiani.
E’ quanto emerge dalla rilevazione di approfondimento sul tema “Giovani, lavoro e rappresentanza” nell’ambito del “Rapporto Giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo e in collaborazione con Fim Cisl, condotta a febbraio 2017 su un campione di 2000 giovani dai 20 ai 34 anni.
ALCUNI RISULTATI PRINCIPALI
Altro timore dei giovani, è quello di un lavoro con basse condizioni economiche. La preoccupazione per uno stipendio adeguato ha superato negli ultimi anni il desiderio di poter svolgere un lavoro che consenta di realizzarsi. Quello, quindi, che oggi i giovani cercano è prima di tutto un lavoro che consenta di guadagnare abbastanza per non vivere alla giornata ma progettare un proprio futuro (29,9%). La realizzazione nel lavoro viene spostata dopo tale obiettivo (25,3%). Il tipo di contratto è meno importante rispetto a questi primi due punti: se il lavoro è ben remunerato e consente di realizzarsi va bene anche se non è a tempo indeterminato. Su livelli più bassi la richiesta che il lavoro non sia totalizzante (e vada a comprimere la vita extra-lavorativa) e che l’ambiente di lavoro sia positivo.
Pensando al tuo lavoro ideale, qual è tra questi l’aspetto più importante per te?
Percentuale | |
Uno stipendio buono che non mi faccia avere preoccupazioni economiche | 27,9 |
Un lavoro importante che mi faccia sentire realizzato | 25,3 |
Un lavoro con un contratto stabile nel tempo | 23,5 |
Un lavoro che mi permetta di avere tempo libero per me e i miei familiari | 17,7 |
Un lavoro che mi permetta di avere colleghi con cui vado d’accordo | 5,6 |
Totale | 100 |
Le nuove generazioni italiane si trovano di fronte non solo al lavoro che manca, ma anche al lavoro che cambia come conseguenza dell’impatto di tre grandi trasformazioni che possono essere indicate con tre “i”: Invecchiamento della popolazione, Immigrazione e Innovazione tecnologica. Secondo la maggioranza dei giovani intervistati tutte queste trasformazioni possono avere un impatto sul lavoro giovanile.
Il fattore di preoccupazione più importante, più che l’immigrazione, è il protrarsi della permanenza al lavoro delle generazioni più anziane. La preoccupazione per la concorrenza degli immigrati è infatti indicata da poco più della metà degli intervistati, mentre si sale a quasi tre su quattro per lo scarso ricambio rispetto ai posti occupati dai lavoratori maturi. Intermedia la posizione dell’impatto delle nuove tecnologie che preoccupa oltre il 60 per cento dei giovani.
Esiste un interessante legame con il titolo di studio. Il timore per la concorrenza degli immigrati risulta pari al 65% per chi ha solo la scuola dell’obbligo e si dimezza (33%) tra i laureati. Rilevante, anche se un po’ più ridotta, la relazione del titolo di studio con i rischi di posti di lavoro bruciati dall’innovazione tecnologica (e in particolare dall’automazione dei processi produttivi): si passa dal 64% di persone abbastanza o molto preoccupate tra chi ha titolo basso al 55% per i laureati.
La preoccupazione, invece, verso il ricambio generazionale, bloccato in alcuni settori per l’estensione della permanenza al lavoro delle generazioni più anziane, risulta traversale alle varie categorie sociali.
Grado di accordo su alcuni fattori che possono ridurre le possibilità di lavoro (percentuale di chi afferma “abbastanza” o “molto”)
Percentuale | |
Concorrenza degli immigrati | 52,5 |
Nuove tecnologie (automazione processi produttivi) | 61,3 |
Lunga permanenza lavoratori maturi | 73,8 |
Rispetto a cosa può favorire le opportunità di lavoro, la sola intraprendenza personale è considerata sufficiente dalla minoranza degli intervistati (44,2%). Quasi il 70% ritiene che il governo con le politiche pubbliche e le aziende con i propri investimenti possano allargare le possibilità di occupazione. Per la maggioranza dei giovani (51,6%) i sindacati possono avere un ruolo positivo nel favorire la realizzazione di tali politiche. Solo l’11% degli intervistati risulta per nulla d’accordo su tale possibile ruolo del sindacato.
Grado di accordo su alcuni fattori che possono favorire le opportunità di lavoro (percentuale di chi afferma “abbastanza” o “molto”)
Percentuale | |
Lavoro non mancherà mai se uno è intraprendente | 44,2 |
Lavoro favorito da politiche pubbliche e investimenti privati | 69,7 |
Ruolo rilevante dei sindacati nelle politiche del lavoro | 51,6 |
POSSIBILITA’ DI RAPPRESENTANZA E ATTEGGIAMENTO VERSO IL SINDACATO
Di fronte ad un quadro presente di lavoro che manca (e di bassa qualità) e ad un quadro futuro di lavoro che cambia (con nuovi rischi e opportunità) è particolarmente interessante approfondire quale domanda di rappresentanza esprimano le nuove generazioni per non trovarsi in ordine sparso e impreparati di fronte alle sfide di oggi e di domani.
Coloro che ritengono che nessuna possibilità di rappresentanza a favore dei giovani sia possibile risultano una stretta minoranza (8,8%). Il 15,1% pensa che sia possibile all’estero ma non in Italia. La grande maggioranza esprime quindi una domanda di rappresentanza, ma si divide sugli strumenti. Per il 12,7% è più utile trovarsi uniti occasionalmente su obiettivi specifici. Per quasi un intervistato su due è necessaria invece una struttura organizzata.
Metà di chi esprime una domanda di struttura organizzata pensa che la forma più adatta possa arrivare da un rinnovamento degli attuali sindacati (31,7%), mentre per l’altra metà (sempre 31,7%) servirebbero nuovi sindacati, capaci di superare i limiti di quelli attuali nel rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro.
Una forma di rappresentanza collettiva a favore dei giovani
Percentuale | |
Non è possibile | 8,8 |
E’ possibile all’estero, non nel contesto italiano attuale | 15,1 |
E’ possibile migliorando profondamente il sindacato attuale | 31,7 |
E’ possibile creando nuovi sindacati capaci di rispondere alle esigenze del nuovo mercato del lavoro | 31,7 |
E’ possibile ma senza una organizzazione stabile, unendosi occasionalmente per ottenere specifici risultati | 12,7 |
Totale | 100 |
I giovani dovrebbero avere un ruolo attivo nelle organizzazioni sindacali?
Percentuale | |
Sì, è fondamentale | 53,6 |
Sì, ma non è necessario | 23,6 |
No, meglio lasciare spazio a persone con maggiore esperienza | 8,5 |
No, meglio che i giovani creino le proprie organizzazioni | 5,9 |
Non so | 8,4 |
Totale | 100,0 |
b9 I giovani dovrebbero avere un ruolo attivo nelle organizzazioni sindacali? |
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Frequenza | Percentuale | Percentuale valida | Percentuale cumulata | ||
Validi | 1 Sì, è fondamentale | 1073 | 53,6 | 53,6 | 53,6 |
2 Sì, ma non è necessario | 472 | 23,6 | 23,6 | 77,2 | |
3 No, meglio lasciare spazio a persone con maggiore esperienza | 169 | 8,5 | 8,5 | 85,7 | |
4 No, meglio che i giovani creino le proprie organizzazioni | 119 | 5,9 | 5,9 | 91,6 | |
5 Non so | 168 | 8,4 | 8,4 | 100,0 | |
Totale | 2000 | 100,0 | 100,0 |
La domanda di rappresentanza risulta quindi elevata, ma non sta trovando attualmente risposta adeguata nelle forme attuali. L’atteggiamento nei confronti dei sindacati attuali non è positivo, ma nemmeno di bocciatura netta.
Chi pensa che i sindacati non siamo mai stati utili e non possano esserlo è il 13% degli intervistati. Chi, all’opposto, li considera positivamente senza riserve è il 18,2%. Poco più di uno su cinque (20,9%) li ritiene oggi utili ma con attenzione soprattutto alle vecchie generazioni e ai pensionati. La gran parte (47,3%) ne riconosce l’utilità passata, ma chiede oggi un forte rinnovamento per poter essere una risposta convincente alla richiesta di rappresentanza espressa dalle nuove generazioni.
Potresti indicare quale affermazione rispecchia maggiormente la tua posizione?
Percentuale | |
I sindacati non sono mai stati utili, non hanno mai fatto i veri interessi dei lavoratori né oggi né in passato | 13,6 |
I sindacati sono stati utili in passato ma non possono più esserlo nel mondo del lavoro di oggi se non si rinnovano fortemente | 47,3 |
I sindacati sono ancora utili oggi ma soprattutto per le vecchie generazioni e i pensionati | 20,9 |
I sindacati sono ancora molto utili per migliorare le condizioni di lavoro di tutti | 18,2 |
Totale | 100 |
Passando a considerare cosa in concreto potrebbe migliorare la visione attuale del sindacato, la risposta a specifiche esigenze personali non è quella messa in primo piano. L’aiuto alla possibilità di far carriera è infatti indicata dall’8,3%, mentre la tutela del posto del lavoro e le condizioni personali è segnalato dal 17,4% come fattore più importante. Anche l’azione verso la propria specifica azienda raccoglie consensi rilevanti ma limitati (9,9%). Molto più importante è la possibilità che il sindacato possa fornire servizi utili ai lavoratori (19,7%), come quelli fiscali o relativi a certificazioni e pratiche varie. Tali servizi sono considerati un punto di riferimento concreto per i lavoratori e sono tra gli aspetti positivi maggiormente riconosciuti ai sindacati. C’è però un aspetto ancora più importante che potrebbe fare la differenza tra un sindacato che ha una funzione strumentale a cui rivolgersi occasionalmente per tutela personale o per una pratica e una istituzione in grado, invece, di porsi in modo credibile e autentico nei confronti delle nuove generazioni come forma di rappresentanza di interessi collettivi. Tale aspetto è legato alla capacità del sindacato di operare per favorire e rafforzare le condizioni di lavoro in generale. Il 44,7% dei rispondenti indica questa funzione, più che le azioni di interesse e utilità personale o per la propria azienda, come quella che più di ogni altra migliorerebbe la visione del sindacato.
Esiste anche qui un legame con il livello di istruzione. Chi ha un titolo basso tende a dare più importanza al sindacato come istituzione che tutela il proprio posto di lavoro (indica tale voce il 20,3 di chi si è fermato alla scuola dell’obbligo contro il 15,2 dei laureati). Viceversa chi ha titolo alto tende ad accentuare la visione del sindacato come istituzione in grado di migliorare le condizioni di lavoro in generale (48,3% contro 41,5 per ha titolo più basso). In ogni caso anche tra chi si è fermato solo alla scuola dell’obbligo il consenso verso un’azione di miglioramento delle condizioni generali delle nuove generazioni risulta doppio rispetto a chi limita il ruolo del sindacato alla difesa di chi ha già un lavoro.
Quale di questi fattori migliorerebbe la tua visione del sindacato?
Percentuale | |
Se tutelasse tutti i dipendenti dell’azienda in cui lavoro | 9,9 |
Se tutelasse il mio posto di lavoro e le mie condizioni personali di lavoro | 17,4 |
Se operasse per migliorare le condizioni del mercato del lavoro in generale | 44,7 |
Se fornisse servizi utili ai lavoratori | 19,7 |
Se aiutasse a fare carriera | 8,3 |
Totale | 100 |
Commento prof. Alessandro Rosina, curatore dell’indagine dell’Istituto Toniolo – docente di Demografia e Statistica Sociale all’Università Cattolica
“I dati della ricerca mostrano come esista una forte consapevolezza da parte dei giovani non solo delle difficoltà presenti nel rapporto con il mondo del lavoro ma anche dell’impatto, su rischi e opportunità, delle grandi trasformazioni in corso. Oltre ai cambiamenti prodotti dall’innovazione tecnologica e dall’automazione, emerge una forte preoccupazione verso gli squilibri generazionali nel mercato del lavoro e nella spesa pubblica di un paese che invecchia. Tutto questo alimenta un’ampia domanda di rappresentanza nelle nuove generazioni che rimane ad oggi largamente insoddisfatta. La risposta, secondo gli intervistati, può arrivare dall’emerge di forme nuove di rappresentanza collettiva o da un forte rinnovamento delle forme esistenti. Secondo la maggioranza dei giovani il sindacato può cogliere questa sfida se mostra di essere non solo un utile sportello di servizi e uno strumento per proteggere chi ha un posto di lavoro, ma soprattutto di sapere e volere agire in modo credibile nel migliorare le condizioni generali per una presenza solida e qualificata delle nuove generazioni nei processi produttivi e sociali del sistema paese. La rappresentanza collettiva coerente con aspettative e istanze delle nuove generazioni è uno spazio strategico che nessuno sta oggi davvero occupando in Italia”.
Commento Enrico Civillini, segretario generale Fim Cisl Lombardia
“La ricerca nasce dalla nostra voglia di ascoltare le ragazze e i ragazzi per capire meglio i loro bisogni, le loro aspettative e loro paure all’interno di una società e di un mondo del lavoro in profondo mutamento, per poi tradurli in risposte e opportunità, ricucendo la speranza del futuro. Oltre alla richiesta al sindacato di rinnovarsi profondamente per poter garantire una risposta convincente ai bisogni di rappresentanza, cogliamo con favore la voglia dei giovani di partecipare e di contare in uno spazio che dia loro protagonismo. I giovani hanno bisogno di esempi positivi e ci consegnano ancora un credito di fiducia che non possiamo sprecare, chiedendoci di dare loro un ruolo nei processi di sviluppo del Paese e di poter far parte di un’associazione che, partendo dalla soluzione dei problemi collettivi, possa dare risposta anche alle esigenze individuali.
Un’indicazione che ci carica di responsabilità, che ci consegna delle forti aspettative ma che ci rassicura sul fatto che la strada che la Fim Cisl ha intrapreso da tempo con coraggio e determinazione, lastricata di rinnovamento, allargamento alla partecipazione civica, costruzione di risposte ai nuovi lavori e collegamento virtuoso tra scuola e lavoro, sia quella giusta”.