I giovani italiani sono fortemente disillusi nei confronti delle istituzioni politiche. Alla richiesta di assegnare un voto da 1 a 10 per esprimere il grado di vicinanza, oltre un giovane su tre dà l’insufficienza a tutti (34,6%). Il Movimento a 5 Stelle ottiene un voto uguale o superiore a 6 dal 35,1% dei rispondenti, seguono il PD con il 25,7%, la Lega con il 23,1%, sotto il 20% tutti gli altri. Se si considerano i voti uguali o superiori ad 8, in grado di cogliere una vicinanza più forte e convinta, il M5S risulta raccogliere il 20,6, segue la Lega con l’11,5% e il PD con il 9,1%.
Sono questi alcuni dati della Rilevazione di approfondimento sul tema “Giovani, lavoro e rappresentanza” nell’ambito del “Rapporto Giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo e in collaborazione con Fim Cisl, condotta a febbraio 2017 su un campione di 2000 giovani dai 20 ai 34 anni. Analisi più estese sulla realtà delle nuove generazioni su trovano nel volume “La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2017” edito da Il Mulino e realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo.
E’ interessante notare come la forza che maggiormente oggi sostiene il Governo non sia maggioritaria tra i giovani. Più ampia e decisa risulta invece la propensione a scegliere forze che in modo visibile e con toni più accesi cavalcano insoddisfazione e protesta. Questo riflette anche il fatto che alla classe dirigente italiana, in particolare quella politica, viene assegnata la principale responsabilità della combinazione al ribasso dei tassi di crescita del paese e dei tassi di occupazione giovanile. La fiducia nelle istituzioni politiche e nei partiti risulta, di conseguenza, particolarmente bassa.
La Lega si rivolge soprattutto ai giovani delle classi sociali più basse (solo il 4,9% ha una laurea tra chi esprime una forte vicinanza a tale partito), mente il M5S coglie maggiormente l’insoddisfazione e la voglia di emergere delle fasce intermedie (il 61,9% ha un diploma di scuola secondaria). Il PD presenta invece le percentuali più alte tra i laureati e tra gli studenti, da un lato, e le più basse tra i NEET, dall’altro.
Il consenso verso le istituzioni politiche risulta in generale basso ma con differenze sensibili tra i giovani vicini ai vari partiti o movimenti. In una scala da 1 a 10 i voti più bassi al Parlamento e ai partiti politici sono quelli attribuiti dagli intervistati vicini alla Lega e al M5S (voti dal 2,5 in giù). La sfiducia verso le istituzioni è invece più contenuta tra i giovani vicini al PD (voti dal 4 in su), trascinati anche da una valutazione più positiva dell’attuale Governo. In tale contesto occorre notare come la fiducia nelle istituzioni locali (il Comune) sia comunque più alta ( 5,25 per il PD; il 3,7 per il M%S; il 3,9% per la Lega e il 4,1 per FI).
Il disagio per la propria condizione presente e l’incertezza sulle possibilità di crescita e opportunità future, in un contesto di grandi trasformazioni, alimenta una domanda di politica credibile e affidabile che però stenta attualmente a trovare risposta. Di fronte ai grandi cambiamenti una parte dei giovani si trova spaesata e schiacciata in difesa mentre una parte vorrebbe essere messa nelle condizioni di confrontarsi, con strumenti adeguati, con le novità che aprono. E’ soprattutto questo atteggiamento verso il cambiamento che orienta la vicinanza a movimenti/partiti e le scelte elettorali dei giovani, mentre più deboli sono le ideologie di riferimento e più fluide le modalità di appartenenza.
Gli atteggiamenti, in particolare, che incidono di più sull’orientamento al voto riguardano la conservazione dei valori tradizionali e la chiusura verso l’immigrazione. Se la sfiducia verso le istituzioni vede vicini Lega e M5S, rispetto invece alle dimensioni di apertura e chiusura al nuovo le percentuali più elevate sono quelle degli intervistati più orientati verso Lega e Forza Italia. Il M5S si pone in posizione più intermedia, mentre il PD presenta i valori più bassi.
Alla domanda se ha ancora senso la distinzione tra destra e sinistra, il 21,7 percento ha risposto affermativamente, il 61,5% considera superata tale distinzione, mentre il 16,8% non ha un’idea chiara. A considerare superate le categorie di destra e sinistra sono soprattutto i giovani vicini al Movimento 5 stelle (77,6% le rifiuta), ma anche in chi si riconosce nei partiti più a destra e più a sinistra nella maggioranza prevale il “no”.
“L’elettorato giovanile – spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinatore del “Rapporto Giovani” – è molto meno prevedibile e più difficile da intercettare rispetto a quello adulto e anziano perché meno guidato dalle grandi ideologie del secolo scorso che stanno alla base della distinzione tra destra e sinistra. E’ inoltre un elettorato più fluido e instabile, quindi meno prevedibile sia rispetto alla decisione di andare o meno a votare sia sul partito o movimento a cui dare il proprio sostegno. Proprio per questo fa spesso la differenza sull’esito finale delle elezioni.
“Più che l’asse destra-sinistra – aggiunge Rosina – i dati della ricerca dell’Istituto Toniolo mostrano come a orientare le scelte verso l’offerta politica sia l’atteggiamento di apertura e chiusura verso il nuovo e il cambiamento ma anche la fiducia nelle istituzioni. I Millennials sono la forza principale di sostegno a processi di cambiamento credibili, convincenti e coinvolgenti che creano nuove opportunità. Ma quando manca la fiducia, quando prevalgono il disagio sulla condizione presente e l’incertezza sul futuro, i giovani tendono a chiudersi in difesa e a manifestare la loro insofferenza con astensione al voto o verso i movimenti che esprimono rabbia e posizioni antisistema. Questo però tende ad avvenire di meno nelle elezioni amministrative, perché il Comune è una istituzione sentita più vicina, con possibilità di valutazione più concreta dell’offerta politica e della sua credibilità”.