La valorizzazione del capitale umano costituisce un fattore determinante per lo sviluppo di ogni società. Ecco perché il tema della scuola – e della formazione in generale – rappresenta uno dei  capisaldi da cui il Rapporto Giovani non può prescindere.

Chi e cosa orienta le scelte dei ragazzi quando si tratta di individuare la prossima tappa?
Che rapporto hanno i giovani con l’ambiente scolastico e con i propri compagni?
Che valore ha la formazione agli occhi delle giovani generazioni?

A queste e ad altre domande cerca di rispondere l’edizione 2016 del Rapporto Giovani, che alla scuola dedica un approfondimento ad hoc. Quest’ultima è osservata sotto una doppia luce, sia come istituzione formativa – dunque come luogo deputato a trasmettere ai ragazzi un patrimonio di conoscenze – e sia come ambiente educativo, all’interno del quale si impara a convivere e a muoversi all’interno di una comunità.
A livello metodologico, l’indagine rientra nell’ampio lavoro di ricerca che ha portato al Rapporto Giovani 2016: sono stati intervistati più di 9mila giovani, in un’età compresa fra i 18 e i 33 anni. L’indagine complessiva è confluita in un libro, La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2016, edito da Società editrice il Mulino.

I temi della ricerca: La scelta della scuola; Le relazioni a scuola; Il bullismo; Gli scopi dell’istruzione; Il rapporto con le istituzioni

La scelta della scuola
La scelta della scuola secondaria di secondo grado rappresenta uno snodo fondamentale nella carriera scolastica, oltre a essere uno dei pochi riti di passaggio collettivi che ancora costellano la transizione alla vita adulta. I dati del Rapporto Giovani 2016 evidenziano come – ancora una volta – la famiglia di origine influenzi la scelta della scuola: per fare un esempio, chi ha entrambi i genitori laureati ha una probabilità di optare per il liceo tre volte superiore rispetto a chi è figlio di genitori senza diploma (70,3% contro 24,6%). Non solo, più della metà degli intervistati  (55,8%) ha affermato di aver fatto “molto” o “abbastanza” affidamento sul parere dei genitori nella scelta della scuola secondaria di secondo grado.

La scelta dell’università
La motivazione personale si conferma come fattore trainante nella decisione di proseguire o no gli studi dopo la maturità, pesando «molto» o «abbastanza» per l’80,9% degli intervistati.
L’influenza della famiglia rimane su livelli significativamente alti (50,2%), certamente anche per la
questione dei costi dell’istruzione (50,3%), in un contesto di welfare che offre scarsi sostegni al di fuori
delle reti familiari. Un terzo circa degli intervistati (32,1%) ha tenuto conto anche della possibilità di avere
una borsa di studio, così come della comodità di raggiungere la sede universitaria (30,0%). Ai laureati è stato chiesto quali fossero le motivazioni specifiche per la scelta concreta del tipo di facoltà. La maggioranza (57,6%) ha indicato la qualità dei servizi mentre una percentuale inferiore (43,4%) ha puntato sul prestigio sociale della facoltà. Un approccio pragmatico e allo stesso tempo riflessivo alla
scelta, da «consumatore critico» che percepisce il richiamo del brand, ma in tempi di austerità e di incertezza sulla reale spendibilità dell’istruzione, soppesa maggiormente il valore intrinseco del «prodotto».

Le relazioni a scuola
Ai giovani intervistati è stato chiesto di valutare con un voto da 1 a 10 diverse componenti della vita scolastica, tra cui le relazioni con i vari soggetti dell’”universo scuola”. L’apprezzamento più alto, sia per la scuola secondaria di primo grado sia per quella di secondo, è stato dato alla relazione con i compagni di classe, che si attesta quasi sempre intorno al 7. Se invece consideriamo la relazione con i professori, la qualità del rapporto si lega al tipo di scuola frequentata. Coloro che hanno scelto il liceo hanno dato un voto medio di 7,1, chi ha scelto un’istruzione tecnica ha dato 6,7, mentre si scende a 6,3 per gli studenti dell’istruzione professionale.

Prepotenze e illegalità
Si tratta di un fenomeno che negli ultimi anni ha ricevuto più attenzione di quanto non accadesse in precedenza. Purtroppo questo non ha eliminato del tutto il problema, e anzi i dati del Rapporto Giovani 2016 dipingono un quadro che non è per nulla incoraggiante. Per quanto riguarda gli atti di prepotenza fra alunni, infatti, il 19,4% dei giovani ha dichiarato di avervi assistito frequentemente: la percentuale è maggiore fra i maschi (20,4%) che fra le femmine (18,3%). Ancora più presenti fra gli studenti sono poi gli atti di discriminazione, ai quali ha dichiarato di aver assistito il 23,6% degli intervistati.

Gli scopi dell’istruzione
Ma a cosa serve istruirsi? Le due risposte che vanno per la maggiore riguardano l’eredità lasciata dalla scuola in termini di conoscenze, abilità e competenze. Per l’80,3% degli intervistati la scuola serve ad aumentare le conoscenze e le abilità personali, mentre per il 77,2% degli intervistati serve per imparare a ragionare. Ciò che colpisce (e preoccupa), però, è il nesso ancora molto debole che lega la formazione al futuro accesso al mondo del lavoro: l’idea che essere istruiti serva a trovare più facilmente un impiego convince meno della metà dei candidati (il 41%). Sale a 52,8% la percentuale di quelli che ritengono la scuola una risorsa utile per trovare un lavoro migliore.

Il rapporto con le istituzioni
Tra i giovani si registra un generale abbassamento dei già scarsi livelli di fiducia nelle istituzioni, fra le quali le più apprezzate sono le forze dell’ordine, la scuola e l’università. Rispetto ai dati registrati nelle precedenti edizioni del Rapporto, appare in calo la fiducia nelle istituzioni scolastiche e nell’Unione Europea, mentre mostra deboli cenni di risveglio il credito verso il mondo della politica.

 

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