Nei giovani di ogni epoca è sempre alta la propensione a partire e ad allargare i propri orizzonti. Oggi, tuttavia, la «voglia» di espatriare si sta trasformando rapidamente in «bisogno», anche in quei paesi che siamo abituati a pensare come punto di arrivo e non di partenza.
Da un lato, infatti, è sempre più riconosciuto che studiare all’estero o farvi un’esperienza di lavoro arricchisce le conoscenze e le competenze, potenzia qualità come l’autonomia e l’intraprendenza,
e si rivela decisivo nel costruire una rete di contatti. D’altro canto, le difficoltà che i giovani incontrano
– soprattutto in Italia – hanno creato un’ampia accettazione sociale di una tendenza ormai consolidata:
le opportunità lavorative migliori vanno cercate altrove. Lavoro e mobilità tendono allora a diventare tutt’uno, e un’indagine sul primo aspetto non può prescindere dal secondo. Ecco perché si è scelto di dedicare un approfondimento alle «scelte di mobilità» dei giovani provenienti da cinque paesi europei: Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. La ricerca ha coinvolto mille giovani (provenienti dai cinque paesi citati), che sono stati intervistati nel luglio 2015.
Il valore di un’esperienza all’estero
I dati del Rapporto Giovani 2016 rivelano che il 20,4% dei giovani italiani è stato all’estero per motivi
di studio, mentre l’11% l’ha fatto per ragioni lavorative. Resta poi un 68,6% che invece non è mai stato
oltreconfine. I giovani italiani si rivelano così molto più «mobili» dei loro coetanei europei: in Francia è
stato all’estero per studio l’8,8% del campione e per lavoro il 7%; in Germania rispettivamente il 6,1% e
il 9,8%; nel Regno Unito il 10,5% e il 9,6%. Ma quali sono le mete preferite dei giovani europei? Il Regno Unito risulta essere la destinazione prediletta da parte dei giovani italiani (29,8%), di quelli spagnoli (26,4%) e di quelli francesi (13,4%). Quelli che maggiormente guardano oltreoceano sono i tedeschi, che per il 15,8% preferiscono gli Stati Uniti. Ciò che sorprende è la differente percezione dei giovani europei
rispetto al valore di queste esperienze: l’idea che andare all’estero sia una necessità per trovare migliori
opportunità di vita e lavoro è condivisa dal 45% degli italiani, ma soltanto dal 5,6% dei tedeschi e dal
7,7% dei britannici. Addirittura, per il 30,3% dei giovani tedeschi e per il 38,6% dei loro coetanei britannici un’esperienza di questo tipo è inutile, sia a livello lavorativo sia di vita.
La fiducia nel proprio Paese
Per tre quarti dei giovani italiani (75,6%), le opportunità offerte dal proprio paese sono «peggiori» o «abbastanza peggiori» rispetto alla media degli altri paesi sviluppati: sulla stessa linea di pensiero ci
sono gli spagnoli, con il 60,9%. La percentuale cala bruscamente nel caso dei francesi (20%), dei
britannici (17%) e dei tedeschi (8,6%). Italiani e spagnoli divergono quando si tratta di considerare la
situazione del proprio paese nel lungo periodo: il 34% dei giovani spagnoli, infatti, dichiara di avere
«molta» o «abbastanza» fiducia nel fatto che fra tre anni le opportunità offerte dalla madrepatria saranno
migliori. Gli italiani invece restano pessimisti, con una percentuale che si ferma al 25,4%.
L’estero come prospettiva immediata
La propensione a trasferirsi stabilmente. Riguardo alle intenzioni, dichiara che progetta di trasferirsi all’estero nel corso dell’anno il 6,9% degli italiani intervistati. Per gli altri paesi, le percentuali corrispondenti sono del 4,5% in Francia, del 2,9% in Germania, del 4,5% in Spagna e del 2,2% nel Regno Unito. L’83,4% dei giovani italiani è pronto a emigrare stabilmente per lavoro, e oltre il 60% è disposto a farlo anche andando all’estero. Il trasferimento permanente all’estero attira quasi la metà dei giovani spagnoli (45,5%), il 41,9% dei francesi e il 41,1% degli inglesi. Solo i tedeschi si fermano al 32,9%: il loro è l’unico caso in cui la propensione a trasferirsi all’interno del proprio paese è maggiore, con una percentuale del 37,2%.