Se pensavamo che il nuovo anno e l’arrivo del vaccino avrebbero risolto tutto, ci siamo un po’ illusi. Gennaio 2021 sembra piuttosto un tredicesimo mese, aggiunto in coda al 2020. Siamo ancora in piena emergenza, con la diffusione dell’epidemia che fa fatica a rallentare; con i colori delle Regioni che resta impetuosa (e senza i freni posti sarebbe ancor più devastante); con le scuole che non sanno quando potranno ritornare con studenti in presenza perché il Ministero dice una cosa, le Regioni un’altra e i giudici un’altra ancora; con cittadini, famiglie e aziende che sentono ticchettare il timer della bomba socio-economica di primavera e vivono in un quadro di forte incertezza che, ora, la crisi di governo aggrava.
L’emergenza, insomma, diventa sempre più pesante da gestire, e le sue conseguenze appaiono serissime non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo. E bisogna avere la lucidità di riconoscere che a pagarne il prezzo maggiore, oltre la stretta dimensione sanitaria, sono i giovani, messi ai margini dei percorsi di formazione e lavoro, e colpiti nella dimensione del benessere psicologico e sociale [..].
[..] Secondo i dati dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo oltre il 90% afferma di concordare con le norme restrittive di contenimento della diffusione del virus e si dichiara generalmente attento al distanziamento, al lavaggio continuo delle mani e all’uso della mascherina.
Alessandro Rosina
Qui l’articolo completo su Avvenire (15 gennaio)
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