Nel 2020 tutti gli aspetti della vita sociale ed economica sono stati vissuti in condizione di emergenza. In modo inatteso e mai sperimentato in precedenza dalle generazioni nate nell’Italia repubblicana.
Ai rischi e ai timori per la salute si è, infatti, fin da subito aggiunto anche il disagio materiale (sul fronte del lavoro, del reddito, dell’organizzazione familiare) e quello emotivo (per le difficoltà nelle relazioni sociali e l’incertezza nei confronti del futuro). È stato però anche un periodo in cui persone, famiglie, aziende, istituzioni, hanno dovuto guardare la realtà in modo diverso. In molti casi, la necessità di rimettere in discussione pratiche consolidate ha aperto anche nuove opportunità che hanno portato a soluzioni migliori, destinate a rimanere anche oltre l’emergenza. Si è, inoltre, rafforzata la consapevolezza che, sotto molti aspetti, non sarà possibile tornare come prima, ma anche che, sotto molti altri, è bene cogliere la discontinuità per iniziare una fase nuova.
[…] Il quadro attualmente più completo delle conoscenze disponibili, delle ricerche in corso (in ambito nazionale e internazionale) e delle evidenze empiriche emergenti, si può trovare nel Rapporto «L’impatto della pandemia di Covid-19 su natalità e condizione delle nuove generazioni», curato dal gruppo di esperti su «Demografia e Covid-19» istituito ad aprile dalla ministra Bonetti, e presentato ieri in un webinar promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia. Riguardo alle nascite, i dati parziali dei primi otto mesi dell’anno evidenziano già una riduzione di circa 6.500 nati rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo significa che, al netto della pandemia, il 2020 si preannunciava già in ulteriore diminuzione.
Qui l’articolo completo de Il Sole24Ore
*fra le fonti citate dall’articolo: Istituto Toniolo, “Giovani e Covid-19”.