“Mi sento senza speranza per il futuro. Il settore in cui opero, architettura, non godeva già di buona salute e la situazione può solo peggiorare. Se prima di questa pandemia i giovani come me faticavano a trovare collaborazioni malpagate, cosa resterà per noi dopo?”.
Inizia così uno dei messaggi anonimi lasciati in fondo al sondaggio lanciato dalla Nuvola dieci giorni fa per capire come stanno vivendo i giovani con partita Iva la crisi economica causata dal coronavirus.
Secondo un’indagine sugli effetti del coronavirus, “Essere giovani ai tempi della pandemia”, realizzata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Ipsos intervistando 2000 persone tra i 20 e i 34 anni, per la maggioranza dei giovani italiani la condizione lavorativa è peggiorata rispetto al già instabile periodo precedente. Un dato che conferma su larga scala le risposte raccolte da La Nuvola, 101, tra il 5 e l’8 aprile.
Seppur molto differenti fra loro (anche in termini di stipendi: il 40% afferma di guadagnare normalmente fra i 1000 e i 1500 euro al mese, il 30% più di duemila), queste partite Iva raccontano una situazione omogenea, e drammatica, di questo periodo: sul totale degli intervistati, quasi la metà non sta lavorando. E tra chi lavora il 22% sta lavorando solo 5-10 ore a settimana, a fronte di un 50% di persone che scrive di essere normalmente abituato a lavorare più di 40 ore a settimana, weekend compreso.
L’indagine dell’Osservatorio Giovani riporta che per il 42,2% degli intervistati le condizioni lavorative sono peggiorate e così anche la situazione economica per il 51,5%. Se poi si esamina nel dettaglio la questione degli incarichi a causa della chiusura delle attività, il 30% dei rispondenti al nostro sondaggio afferma di aver perso tutte le commesse di questo periodo e il 22,2% ne ha perso la gran parte. Significa che, di nuovo, la metà delle giovani partite Iva è rimasta senza nulla da fare, e pensa inoltre di poter recuperare solo alcuni degli incarichi a emergenza finita.
Fonte: Il Corriere della Sera, 16 aprile 2020
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