Ben più della metà dei giovani italiani si sente cattolica. Almeno uno su quattro dice di frequentare le celebrazioni religiose con una certa frequenza. Emerge da alcuni dati (che Credere propone in anteprima) su appartenenza e pratica religiosa rilevati dal Rapporto giovani, un’ampia ricerca sulla condizione delle nuove generazioni curata dall’Istituto Toniolo, l’ente fondatore dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Il progetto intende studiare il mondo giovanile (con un campione di 9.000 persone dai 18 ai 29 anni) per cinque anni. I primi risultati sono in corso di pubblicazione con l’editore Il Mulino. A un mese dalla Giornata mondiale della gioventù, quando papa Francesco a Rio de Janeiro incontrerà i ragazzi di tutto il mondo, ecco dunque una fotografia aggiornata sul rapporto tra i ventenni italiani e la fede. Una relazione influenzata in modo evidente dalla secolarizzazione che sembra mettere in dubbio la tradizionale designazione dell’Italia come Paese cattolico tout court. Ma emergono anche segnali incoraggianti per la Chiesa: la sfida della nuova evangelizzazione è tutt’altro che una partita persa. Cala il numero di giovani che si definiscono credenti, ma si sta passando da una religiosità ereditata a un’adesione “scelta”. Chi si dice cattolico, insomma, cerca poi di esserlo davvero. Credere ha chiesto di presentare e commentare i nuovi dati della ricerca al professor Pierpaolo Triani, collaboratore del Rapporto giovani e docente di Pedagogia all’Università cattolica