“La situazione è nota. La scuola non riesce a compensare, quanto vorrebbe e dovrebbe, le differenze di partenza degli alunni. I report che periodicamente vengono elaborati così come i dati che si possono raccogliere nei singoli istituti scolastici, mettono in luce come gli studenti in maggiore difficoltà siano quelli che possiedono meno risorse culturali, relazionali ed economiche nei contesti di riferimento. Anche durante la Dad, coloro di cui si è perso più presto traccia sono quelli che già vivevano situazioni di fragilità. Non solo la scuola fatica a compensare il differente bagaglio di risorse posseduto dagli studenti, ma in diversi casi il divario tende a farsi più ampio”.

Sono queste le parole di Pierpaolo Triani, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, docente di Pedagogia generale all’ Università Cattolica del Sacro Cuore, in un più ampio servizio pubblicato da Il Sole 24 Ore dal titolo “Serve un patto sociale per non discriminare gli studenti più fragili“.

E aggiunge: “Il sistema scolastico, dunque, è ben lontano dall’ essere realtà formativa a misura di ciascuno, contesto capace di sostenere l’ apprendimento di ogni alunno considerato nella sua singolarità. Tuttavia, senza le scuole la situazione sarebbe ben più grave e i mesi della pandemia l’ hanno messo in luce. La scuola non riesce ancora a colmare le differenze di partenza, ma è punto di riferimento per tutti i bambini e i ragazzi; non riesce a sostenere il successo formativo di ciascuno, ma è presidio indispensabile per contenere l’ impoverimento delle risorse personali e contesto capace di sviluppare, nella maggior parte dei casi, competenze cognitive, culturali, sociali. Occorre allora continuare a riconoscere la centralità formativa e sociale delle scuole a condizione che si mettano meglio a fuoco le questioni del contrasto della dispersione e dell’ insuccesso formativo, provando a cambiare prospettiva. Non basta che tutti vadano a scuola, non è neppure sicuro che serva più scuola; è necessario che le scuole cambino.”


Qui l’articolo completo su Il Sole 24 Ore – 23 luglio