Un sacerdote, don Francesco Bomentre, su Twitter ci chiede:
@RapportoGiovani Mi domando: chi sostiene questi giovani Neet? Sappiamo come vivono? E soprattutto cosa possiamo fare? #aiutaticheDiot‘aiuta
— Francesco Bomentre (@Frabodum) 2 Luglio 2014
Risposta:
Caro don Francesco,
in primis vorremo ringraziarla per l’attenzione e per la sua sincera e appassionata dedizione all’educazione dei giovani. Le domande che ci pone non sono affatto semplici, ma anzi rientrano nella complessità dello società odierna e, in particolare, della dimensione giovanile. Non ci sottraiamo comunque nel cercare di fornirle alcune chiavi interpretative della questione: questo è, d’altra parte, uno degli obiettivi del Rapporto Giovani, ossia fornire strumenti agli operatori educativi (ecclesiastici e non) che sono più a stretto contatto con i giovani stessi. In prima battuta ci sentiamo di dirle, come riportato nel nostro focus sugli stessi Neet, che la famiglia costituisce ancora un’ammortizzatore sociale, ma che al contempo si trova sempre più in difficoltà ad assolvere questo compito per via della crisi economica e delle ristrettezze per il ceto medio. Abbiamo girato le sue domande al professor Alessandro Rosina, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani, che ha confermato la rilevanza della famiglia rispetto alla condizione dei Neet e che tra le possibili soluzioni indica “il programma Garanzia giovani, che dovrebbe aiutarli a reinserirsi. Oltre a questo, vanno aiutati anche da educatori e amici a non demotivarsi e scoraggiarsi, ma continuare a credere in se stessi e nella possibilità di migliorare la propria condizione: è importante che non rimangano inattivi, ma che facciano anche lavori che implicano adattamento o anche volontariato“. Caro don Francesco, speriamo di aver risposto, almeno in parte, alle sue domande: qualora ne avesse ancora la invitiamo sin d’ora non solo a continuare a seguirci, ma anche a sollecitarci in questo senso. Cordiali saluti